Ora sei solo un ricordo
Mar. 12th, 2021 11:58 pmDedicata a Marcie, che è la cosa più bella trovata in 3 anni di Cow-T.
Grazie per avermi spronato e ispirata con la tua idea, da allora non me ne sono più staccata ed è diventata questo:
“Cara Hermione,
so che probabilmente mi sto giocando la mia labile amicizia con Severus ma non mi importa: penso che quel disgraziato stia male e non abbia nessuna intenzione di fare qualcosa a riguardo. È giorni che non mangia, è pallido e sfuggente. Sospetto abbia la febbre. Anche Minerva è preoccupata. So che sei impegnata altrove, ma potresti venire qui quando puoi? Credo che la sua intenzione sia esattamente quella di non farti tornare a causa sua. A una superficiale analisi, quel testone è così fiero di te e della tua missione che non vuole essere un peso.
Baci,
Ella.
“Mia cara,
temo che Severus non stia bene. Non lo vedevo più così da… Tanto. Penso che abbia la febbre alta ma non si fa avvicinare. Ha insegnato questa settimana, nella sua migliore interpretazione di sé stesso fino a qualche anno fa, e non ha voluto ascoltare ragioni sul riposarsi. Non voglio farti gravare la situazione, so che sei impegnata in una missione e Severus è adulto ma… forse a te ascolterà? Non mi interessa che si arrabbi con me se ho fatto la spia, ma la situazione sembra essere preoccupante.
Minerva
“Hermione!”
“Ella!”
Le due donne si abbracciarono di fretta, preoccupazione e ansia in entrambe gli sguardi.
Ella non perse tempo mentre le due donne entravano nella scuola deserta dal coprifuoco.
“Severus è chiuso in camera. Ho provato a parlargli ma ovviamente mi ha risposto che non sono affari miei e… Un altro paio di cose che penso che gli rinfaccerò appena si riprende.
“Mi spiace Ella, Severus tende a essere molto più… Intollerante quando si mette sulla difensiva.”
La rossa chioma della professoressa rifletteva delle fiamme delle candele nel corridoio mentre scuoteva la testa, l’espressione sarcastica. “Non sono arrabbiata, lo so che è… Un tipo particolare. Sono preoccupata per lui e anche Minerva. Solo tu sei in grado di farlo ragionare.”
La ragazza più giovane strinse le spalle, insicura. “Sempre che non cacci anche me…”
Del resto è la prima volta che sta veramente male da che sono tornata e che...le cose sono cambiate.
Con un ultimo laconico sguardo all’insegnante di pozioni, scappando verso gli appartamenti dell’Insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.
Era riuscita a entrare grazie al permesso magico che aveva ottenuto la settimana prima, quanto poteva cambiare in una sola settimana?, e nel breve lasso che le occorse per arrivare in camera da letto notà che tutto l’appartamento segnava segni di incuria non tipiche dell’uomo che sapeva essere ossessionato dall’ordine.
Severus era nel letto, la stanza totalmente al buio. Sentendolo ansimare pesantemente, la difficoltà respiratoria evidente la riportò indietro di due anni facendole venire le lacrime agli occhi e il groppo in gola. Appena i suoi occhi si abituarono al buio riuscì a vedere che si teneva il collo, le lunghe dita artigliate intorno alla ferita mai rimarginata del tutto. In un attimo, fu al suo capezzale e allungando la mano sentì subito la fronte sudata.
Stava bruciando.
“Severus… Sono qui…” gli disse stringendogli la mano.
Sebbene sembrasse non essere cosciente, fu sollevata dal vedere i suoi occhi d’ossidiana aprirsi quasi terrorizzati.
“Hermione che diavolo ci fai qui?” la voce era roca, sferzante e per un attimo gli sembrò di essere tornati indietro nel tempo.
Sembrava una vita fa eppure sentì per un attimo la distanza che li aveva accomunati per tutto il tempo prima della loro relazione.
“Amore mio, che ci faccio io qui non è la domanda giusta. Dimmi tu cosa sta succedendo qui.” con delicatezza iniziò ad accarezzargli la testa delicatamente, baciandolo sulla fronte che le sembrò subito bollente.
“No-non toccarmi, faccio schifo.” la voce era rauca, mentre cercava di divincolarsi dal suo tocco amorevole.
Per fortuna Hermione era già temprata da mesi di rifiuti, insulti più o meno velati e quello non era niente, contando l’orgoglio di Severus Snape.
Sorrise, baciando ancora la fronte bollente come a ribadire il concetto. “Non è così. Severus dimmi cos’hai ti prego, prima che io ti porti d'urgenza al St. Mungo.”
Gli occhi sbarrati e l’agitazione fecero capire ad Hermione che forse non aveva scelto le parole giuste. “No, non voglio più mettere piede in quel posto.”
Sembrava terrorizzato e la vista le faceva stringere il cuore ancora di più.
“Va bene, ma devi dirmi cosa ti senti affinché io possa fare qualcosa.”
Lui scosse la testa e Hermione fu spiazzata nel sentire un singhiozzo soffocato.
“Non devi essere qui. Il lavoro… Non dovevi saperlo. Ho rovinato tutto un'altra volta…” provò a scansarla ma Hermione lo abbracciò con forza, sedendosi sul letto e circondandogli le spalle mentre cercava di calmarlo.
“Shhhh cosa dici… Va tutto bene e non hai rovinato nulla.” cominciava a non avere più la forza per trattenere le lacrime, la preoccupazione ormai fuori controllo.
“Smettila immediatamente, non sono un invalido né un bambino!” se la situazione non fosse stata grave avrebbe riso alla scena già vista, più e più volte, ma era la prima volta che poteva stargli accanto rompendo la barriera fisica che non aveva mai osato invadere quando era ancora solo una sua ex studentessa.
“Non devi essere solo Severus. Ci sono io con te. Lo sai. Ti prego dimmi cosa succede…”
“Io… Non lo so. La ferita… Mi sembra di bruciare…” cedette per un attimo aggrappandosi con la mano al suo fianco, lasciandosi andare solo per un attimo sul petto di Hermione. Sembrava così esausto che non sapeva se giudicare positivamente quel momento di vulnerabilità.
“Poppy almeno ti ha visto?”
Scosse la testa e lei sospirò.
“La chiamo immediatamente”
“No!”
Hermione ispirò profondamente mentre dolcemente continuava a baciargli la fronte. stretto tra le sue braccia. Aspettò un attimo prima di riprovare, sapendo quanto fosse testardo.
“So che non è facile ma Severus non respiri bene. Hai la febbre alta. Ti prego. Fallo per me.”
L’uomo si alzò di scatto sul letto, abbandonando il conforto delle sue braccia mentre con una rabbia che non vedeva da tanto nei suoi occhi la squadrava come fosse tornato il vecchio Severus Snape. I capelli neri intrisi di sudore, lo sguardo tetro, la pelle giallastra e tesa e il tono di voce gelido che scandì la frase che più temeva avrebbe potuto sentire pronunciata da lui.
“Sai chi mi diceva così? Lily. Fallo per me, fallo per me… E lo facevo, come un animale addestrato. Ma non sono più così” e si scansò da lei con le ultime forze.
Se a Hermione avesse scagliato contro un cruciatus avrebbe fatto meno male.
Assorbì il colpo sostenendo il suo sguardo con orgoglio. Non trapelava nessuna emozione da quegli occhi vitrei, ma non ancora del tutto deliranti. Il mondo sembrò fermarsi prima di trovare il coraggio di riuscire a parlare di nuovo.
“Chiamo Poppy.” disse solamente prima di alzarsi dal letto e uscire quasi di corsa da quell’appartamento che li aveva visti felici solo qualche giorno prima. Per la prima volta dopo due anni, era stata colpita e affondata da una frase di Severus Snape.
Mi sono perso nel silenzio delle mie paure
L’atteggiamento di uno stronzo, invece era terrore
Non riuscivo a dirti che mi ricordavi di lei
L'uomo giaceva miserabile nel suo letto e per la prima volta dopo tanto tempo desiderava solo morire. Aveva distrutto il suo rapporto con Hermione con una sola frase. L'aveva fatto di nuovo. Ma era così che doveva andare. Hermione non poteva stare con un infermo, uno dal destino incerto e la salute labile. Non sapeva cosa avesse e se dapprima aveva creduto in qualcosa di banale ora sapeva che non era così. Era inutile illudersi di essere un uomo normale. Era un invalido, uno storpio che giocava a essere un potente mago con una bella donna che era accanto a lui, probabilmente solo per pietà. La ferita lo stava uccidendo e forse non voleva altro che quello… Aveva fatto del male anche a Hermione, ancora una volta, ed era imperdonabile. Perse conoscenza soccombendo alla febbre, pensando che era davvero solo esausto di combattere così contro sè stesso e il suo passato.
“Un'infezione alle vie respiratorie. Probabilmente si è trascurato un raffreddore o qualche cosa di più e si è fatto strada, complice il fatto che raramente Severus si prende la briga di curarsi.” Poppy guardò le tre donne riunite fuori l’appartamento di Snape mentre con garbo faceva svanire la sua borsa con gli strumenti e le pozioni.
“E la ferita? Lamentava dolore e si teneva il collo… “ Hermione era tesa e preoccupata, il pallore sul suo viso evidente.
“Si certo, essendo molto sensibile in quel punto il dolore è aumentato subito. Dubito che sia qualcosa legato al trauma ma Severus non mi ha mai voluto graziare con i suoi dettagli clinici quindi non ho idea di cosa diamine abbia.“
La ragazza si morse le labbra mentre con le dita tormentava il suo maglione. “Non lo sappiamo. Non l’abbiamo mai saputo nemmeno quando eravamo a Spinner's End. Lui pensa che il veleno di Nagini sia rimasto nella ferita ma non c’è verso di farlo parlare con altri esperti di pozioni né medimaghi. E credimi Poppy, io e Draco ci abbiamo provato.”
Madame Pomfrey scosse la testa mentre Ella e Minerva rimanevano silenziose, immagazzinando l’informazione ognuna a suo modo. Per Ella sembrava incredibile che quell’uomo dall'apparenza così forte nascondesse una tale vulnerabilità mentre Minerva si interrogava su quanto per lui rifiutare il confronto fosse inconsciamente un modo per continuare a punirsi. Conoscendo il tipo, era probabile.
“Comunque, ora deve prendere una serie di pozioni e riposare. Non è un’infezione grave ma se non si fosse lasciato vedere sarebbe potuto succedere di molto peggio.”
Hermione sospirò seguita da Minerva e Elladora. La ragazza guardò le due maghe, quasi con le lacrime agli occhi.
“Grazie per avermi avvisato.” guardò la medistrega, grata. “E grazie Poppy, scusami per averti svegliato nel cuore della notte.”
La strega scosse la testa, impassibile. Ella e Minerva erano accorse subito appena avevano ricevuto il suo patronus. Era intenerita dall’immagine di Minerva e Ella in camicia da notte, la strega più giovane con una lunga treccia fino in vita e quella più anziana con uno chignon. Poppy invece era vestita perfettamente, con la sua uniforme. “Non scusarti..ero preoccupata da giorni, e stavo solo aspettando che tu venissi a chiamarmi. Era ormai qualche giorno che vedevo Severus strano...era..da quando è tornato che non lo vedevo così.” lo sguardo cercò Minerva che annuì solenne. “ E quando sta male...sparisce. E’ sempre stato così, per anni.” Le quattro donne sospiravano.
“Ce ne da di problemi quel ragazzo ...quanto è testardo?” Minerva guardo Poppy ed Hermione sorrise pensando che per le due donne anziane Severus era un “ragazzo”. Lo immaginava protestare rumorosamente all’appellativo, ma l’ultima immagina che aveva era di lui che le scaricava addosso la peggiore delle accuse.
Poppy la distrasse con la sua risata sommessa. “Già, ci ha fatto dannare da che era uno scricciolo tutto naso e capelli neri.” scosse la testa, ma Hermione e Elladora ridevano, sollevate e divertite dall’immagine di Severus ragazzino, sebbene una parte di Hermione, quella sepolta sotto un mare di rispetto per la Preside, pensava che non l’avesse protetto granchè da ragazzino.
Come se avesse sentito i suoi pensieri Minerva la guardò, intensamente ed Hermione quasi pensò che avesse letto il suo subconscio.
Ma la donna le sorrise come sempre iniziando a parlare. “Hermione, ti sei presa già cura di Severus e sai quanto sia..beh, difficile. Perciò è inutile che ti dica che ora è tutto in mano tua. Fagli prendere quelle dannate pozioni o chiama me o Poppy se hai bisogno di rinforzi.”
la ragazza annuì con la morte nel cuore. “Stavolta non gliela leva nessuno una lavata di capo. Digli che è dispensato dalle lezioni finché non si riprende.” il dito alzato non lasciava adito a scuse.
“Sarà difficile….” Hermione si passò la mano sulla faccia. “ Non sento scuse! Ci penserò io a coprire le sue lezioni se necessario! Penso che posso ancora dare una lezione o due ai nostri studenti.”
“Di DADA Minerva?” Poppy guardò di traverso la Preside che distolse lo sguardo, consapevole della sua età prima di rivolgersi ad Hermione porgendole un sacchetto contenente varie pozioni.
“Dovrebbe esserci tutto. Lo so che protesterà perché non sono fatte da lui ma solitamente almeno le mie le accetta. Se nel caso ti servisse qualsiasi ingrediente non esitare a chiamarmi, ok?” Hermione apprezzò tutto quello che stava accadendo. Non aveva ancora avuto modo di scoprire i dettagli di quell’anno passati lontani ma era evidente che Severus non era più solo, come non lo era sola neanche lei. Si sentiva accettata e...amata, di ritorno. E soprattutto non si sentiva giudicata.
“Grazie, a tutte voi....Fate un paio di incantesimi di energia positiva per me…” disse rientrando nell’anticamera degli appartamenti vegliata dagli sguardi affettuosi delle donne che l’avevano aiutata.
Ora ora ora ora
Mi parli come allora
Quando ancora non mi conoscevi
Pensavi le cose peggiori
La prima cosa che sentì Severus era calore. Era nel suo letto ma non era quello che lo scaldava. Erano due braccia esili e calde che lo tenevano stretto. Percepì il profumo di pesca e una voce gentile lo raggiunse nel baratro della sua mente febbricitante.
“Come ti senti?” la voce era così delicata che Severus ebbe quasi paura di avere le allucinazioni. Solitamente Hermione non si faceva scoraggiare dai suoi umori, dai suoi malesseri e non gliene faceva passare liscia una. Poi ricordò cosa aveva fatto e l’ansia gli chiuse lo stomaco portandolo a mettersi una mano sulla pancia coperta da quello che sembrava un pigiama diverso dall’ultimo che aveva indossato.
“Cosa ci fai tu qui?” incapace di muoversi, troppo esausto, rimase lì, inerme ma incapace di alzare il suo scudo di freddezza.
“Perché non dovrei essere qui?” le dita fresche della ragazza erano come un sorso d’acqua per un assetato nel deserto e lui non si sentiva troppo lontano da quel paragone.
“Perchè ti ho detto una cosa orribile”
“Vero. Ma non per questo ti lascerei da solo a morire di dolore nel letto Severus” la voce di Hermione era sempre così dolce, quasi trattenuta. Lui non poteva credere che fosse onesta. C’era sicuramente qualcosa dietro. Lo sapeva, era sempre stato così.
Eppure quell’affermazione lo scosse nel profondo. Ma forse chissà era una nuova forma di tortura.
“Perché?” non voleva arrendersi all’idea di essere al sicuro. Non lo era. Non poteva esserlo.
“Perché è così che funziona. Non ti abbandonerò al primo momento di difficoltà.” gli disse stringendogli la mano libera forte. Il mago era stato male, aveva sofferto molto di più...ma non era mai stato così….si sentiva debole, smarrito e confuso a condividere il suo dolore con un altro essere umano. Sebbene fosse stata lì per lui in condizioni ancora peggiori era la prima volta che poteva pensare di condividere il suo dolore.
Con Hermione.
Eppure, non riusciva a capacitarsi di come potesse essere ancora lì. L'aveva allontanata in in quel modo orribile, sfruttando beceramente uno di quei lati sospesi della loro relazione nascente… Intimamente, conosceva così bene Hermione da sapere che probabilmente il paragone con quello che era stato il suo unico amore e ossessione era qualcosa la impensieriva, sentendosi almeno una volta che non sarebbe mai stata all’altezza di Lily….
e lui l’aveva colpita lì proprio dove faceva più male. Ma lei era lì, bella come il sole e fresca come una rosa a tenerlo fra le braccia, le dita dolce ristoro dal suo calore malevolo.
Cedette quasi alla tentazione di lasciarsi andare a quella frescura, a quel contatto… Mai, mai avrebbe pensato di ritrovarla accanto a sé. Non aveva le forze neanche per alzare un dito e accarezzarla. Rimase così per un tempo che sembrava infinito, aspirando il profumo di pesca fra le braccia di quella giovane donna che non meritava mentre sentiva la testa girare e il bruciore avvolgerlo.
“Non è certo la prima volta che abbiamo questo tipo di scontro Hermione. Quante volte ho provato ad allontanarti da me? E quante ancora succederà?” gli sembrava che fosse passato almeno un secolo da che fosse riuscito a pronunciare faticosamente quella lunga frase e non sapeva nemmeno se fosse rimasta nel turbine del suo delirio o meno.
Ma la voce di Hermione, stavolta quella di sempre, dolce ma decisa, arrivò alle sue orecchie. “Severus, le persone non cambiano da un momento all’altro. E non è vero ciò che dici. Era da tanto tempo che non succedeva qualcosa del genere. E noi stiamo ancora...adattandoci e capendo. Non eri mai stato male da che le cose fra noi sono cambiate...Se mi arrendessi così, non avrebbe senso.”
Lui provò a rispondere, ma lei gli mise un dito sulle labbra.
“Non sforzarti. Perché non provi a dormire un altro paio di ore? E’ ancora notte fonda, ti sveglierò io per prendere le pozioni”
Lui scosse la testa, ma non disse nulla, lasciandosi andare al suo abbraccio. Non riusciva a esprimere ciò che provava. Era inebriato dalla sensazione di calore non dovuta alla febbre ma dalle parole di Hermione. Nonostante tutto non voleva abbandonarlo.
Voleva implorarla di dormire accanto a lui, codardo com’era non riuscì a dire nulla. Lasciò andare la testa indietro, fra le sua braccia, sperando di trovarla ancora al suo risveglio. Sempre che fosse riuscito a dormire.
Avevo il cuore malato
Ma tu non lo vedevi
Mi tenevo le pezze gelide dietro al petto
Ci tenevo a mostrarmi come un drago nel letto
Hermione era… ferita, ma sincera. Non avrebbe certo ignorato cosa gli aveva urlato in faccia con tanta cattiveria, ma cosa avrebbe ottenuto arrabbiandosi e lasciandolo solo?
Niente, avrebbe solo confermato a lui che essere orribile e cattivo era la giusta via per rimanere solo. Perchè non meritava amore né perdono. E lei non voleva più che lui pensasse solo il peggio di se stesso.
Checché ne dicesse, era da quando era tornata che non avevano un alterco e anzi, sembrava che stessero ancora esplorando quella situazione inaspettata con lentezza, camminando quasi sulle uova. E sebbene avesse passato mesi a prendersi cura di lui, quella era la prima volta che succedeva da che erano una… coppia . E la differenza c'era, la sentiva.
Se al tempo aveva provato preoccupazione, compassione… a volte pena… ora provava qualcosa di molto diverso. Voleva tenerlo fra le braccia e fargli sentire che era lì per lui, perché era quello che voleva fare.
Prendersi cura di lui perché… Lo amava. Peccato averlo realizzato nel momento in cui lui le aveva gettato in faccia la sua più grande paura.
Poteva lasciarlo alla prima occasione che aveva per dimostrargli la sua fiducia? No, non lo avrebbe fatto. Era dilaniata da quell’affermazione, certo, ma non per questo avrebbe dimostrato di essere come tutti gli altri che si erano fatti allontanare da parole sgradevoli dal suo caratteraccio. La differenza era che se prima le sue parole non la toccavano quando la insultava fra un medicamento e l'altro non impedendole di prendersi cura di lui ora era molto più che vulnerabile a ciò che le diceva.
Sebbene sapesse sapesse che era stato solo un altro tentativo di allontanarla...faceva male.
“Sono un bastardo. Non merito nulla di tutto questo.” La frase sussurrata nel silenzio la destabilizzò e lo strinse più forte, quasi spaventata.
“Smettila...devi dormire.”
“È così. Non userò la febbre come scusa. So cosa ti ho detto e non mi aspettavo di ritrovarti qui.” parlava ancora affaticato, non stava riposando come aveva raccomandato Poppy e lei pensò a come convincerlo a prendere un’altra dose di Distillato Soporifero.
“Severus io non smetterò mai di dirti che voglio starti accanto. Ti ho sempre detto che non ti lascerò mai solo, anche quando proverai ad allontanarmi da te perché pensi di meritarlo.” la sua voce era ferma, ma tradì per un momento il suo dolore ne era consapevole.
Lui scosse ancora la testa, strusciando gentilmente il suo viso contro la spalla. “Hermione scusami. Ti prego. Non ho mai avuto nessuno che volesse starmi accanto. Non penso assolutamente ciò che ho detto. Io… sono un vigliacco.” lei stava per protestare, sebbene sconvolta da quelle scuse, ma continuò con le poche forze che aveva “Ho paura di lasciarmi andare Hermione. Paura di chiedere aiuto. Paura di non poter più fare a meno di te dopo aver provato ciò che significa avere accanto qualcuno che prova affetto sincero. E… non voglio mai più essere un peso per te, per il tuo futuro. Non voglio fermarti.” lei continuava a baciargli la fronte accarezzandogli il petto. “Severus non hai rovinato nulla. Non sei un peso. Sei un testardo e so che sei indipendente ma ti prego… Non farti del male. Permettimi di starti accanto. E non solo io ero preoccupata… Ella, Minerva... Persino Poppy. Non sei più solo.”
Lui fece l'unica cosa che poteva fare di fronte a quella frase semplice ma dal peso biblico..
Pianse. Per la prima volta da che era iniziata la guerra, per la prima volta in venti anni, per la prima volta dopo la morte di Lily. Pianse per se stesso, per tutto ciò che aveva subito. Sfogò fra le braccia calde di Hermione tutto il dolore e la frustrazione di una vita dura e traumatica che l'avevano portato ad essere la persona che era.
Ma per la prima volta in vita sua da che era morta sua madre… Si sentiva amato. Protetto. Non era più solo. Non erano le lacrime di commozione di quando aveva ricevuto il foulard da Hermione, ma un copioso pianto liberatorio.
Hermione non disse nulla. Continuò a baciare la fronte bagnata di sudore mentre lo lasciava sfogare. L'aveva visto singhiozzare, l'aveva visto resistere storicamente al dolore delle ferite gravi, l'aveva visto con durezza riprendersi da incubi orribili e urlare do frustrazione quando non riusciva nemmeno ad alzarsi in piedi… Eppure fu sollevata nel vedere che finalmente si stava sfogando. Con lei. Non serviva una laurea per capire quanto ne avesse bisogno, non avendo mai lasciato trapelare una sola traccia di debolezza. Aveva visto piangere Harry, tante, troppe volte. Aveva visto Ron devastato dalle lacrime del lutto. Ricordava Draco che implorava di perdonarlo piangendo fra le sue braccia.
E non c'era niente di male in quel pianto umano, lecito e… terapeutico.
Continuò a non dire nulla mentre l'uomo fra le sue braccia esauriva ogni lacrima in corpo. Non era un pianto sconnesso o disperato ma un continuo pianto liberatorio che faceva sentire quell’ultima parte senziente di Severus un idiota ma che paradossalmente l'aveva liberato di un grande peso.
Si addormentò senza accorgersene sotto il tocco delle carezze leggiadre di Hermione.
“Ehi… buongiorno… Non vorrei svegliarti ma devi prendere questo”
Severus aprì gli occhi di scatto al suono della voce di Hermione, cosa ci faceva lì?, e si sentì strano. Sbatte le palpebre e sentì gli occhi gonfi, quasi incollati. Ci mise un po’ a realizzare dov'era e cosa stava succedendo. Poi ricordò.
La febbre alta. Hermione. La frase orribile che le aveva detto. Lei ancora lì con lui nonostante tutto e il suo… pianto.
Arrossí mentre beveva la pozione che la ragazza gli porgeva sorridendo, non chiedendo neanche cosa fosse. Hermione si era poi seduta accanto a lui, bellissima e profumata mentre lui era disgustoso.
“Faccio schifo… Devo assolutamente cambiarmi” fu la prima cosa che sentenziò invece di chiederle cosa stesse prendendo, il che stranì la strega. “Incredibile che tu non mi chieda cosa ti ho dato, hai ancora la febbre alta?” ma la mano sulla fronte restituì la sensazione di una fronte fresca.
L’uomo strinse le spalle, quasi disinteressato a ciò che aveva ingerito. “Immagino che sia la Potus Purgas di Poppy”
“Non solo, è specifica per le infezioni gravi respiratore.”
Lo sguardo stupito di Severus, innocente come quello di un bambino a volte, la fece sorridere.
“Un'infezione alle vie respiratorie? Come diavolo l'ho presa? disse più a se stesso che a lei.
“Non lo so, anche se tutte protendiamo per credere che probabilmente hai preso freddo e come sempre ti sei trascurato. Il peggio è passato ma ora devi riposare e aspettare che ti passi la febbre”
“Tutte?”
“Poppy, Ella, Minerva...io, soprattutto io.”
Lui annuì silenziosamente, ma ecco si stava allontanando di nuovo. Hermione provò a scostargli una ciocca di capelli ma lui si ritrasse. “N-non toccarmi… scusami, sono disgustoso…”
Lei continuò imperterrita zittendolo con un dito sulle labbra. “Smettila, non sei niente di tutto ciò. Ma se te la senti di stare in piedi e vuoi sciacquarti poi possiamo medicare la ferita.”
Lo sguardo di Severus aveva già perso quell’attimo di innocenza, trasformandosi ancora in quello di uno che nella vita ne aveva viste davvero troppe. Quasi le fece male vedere quello sguardo penetrante e patetico nello stesso tempo mentre le prese le dita che erano sulle sue labbra nella sua mano fredda.
“Non sei stanca di tutto questo? Non sei stanca di farmi da infermiera?
L’abbraccio che arrivò, indifferente alla sua condizione poco invitante, era la risposta che ricevette anche se non quella che meritava.
“Severus non sto sempre a farti da infermiera. Sono mesi che non lo faccio, anzi, hai passato un anno intero senza di me e te la sei cavata benissimo no? Hai solo avuto una brutta febbre, potrebbe capitare anche a me. E comunque non sono stanca, no. E poi, è più facile farti da infermiera se posso dormire con te.” approfittando di quel momento di debolezza, mentre arrossiva e distoglieva lo sguardo, lei allungò le mani.
“Non protestare e fatti aiutare.” lo esortò sorridendo, quasi allegra. Anche se con riluttanza Severus si arrese, afferrando quelle mani piccole ma energiche, facendosi aiutare a stare dritto mentre andavano verso il bagno. Arrivati alla porta lei lo baciò nonostante tutto e lui non si tirò indietro, troppo confuso da tutta quella situazione e troppo grato di averla accanto per allontanarla.
Hermione gli accarezzò una guancia, guardandolo con affetto.
“Grazie” le sussurrò prima di sparire per darsi una sistemata.
“Sarò qui ad aspettarti”.
E così fu. Riuscì a lavarsi e levarsi addosso il sudore con una bella doccia calda e già sentendosi meglio con un pigiama pulito la trovo così, sul suo letto, un libro in mano. Hermione scoperchiò il letto dalle coperto e lo invito a entrarci battendo la mano sul materasso, a mo’ di invito. “Come ti senti? Vieni al caldo, su.”
Lui si arrese e si sdraiò accanto a lei, ancora sulle coperte.
“Meglio… Ancora uno straccio ma meglio” sentì le sue dita fresche sulla fronte come un balsamo e sorrise flebilmente, suo malgrado.
“Hai ancora un po’ di febbre… Da quanto ti stavi trascinando così?” senza pensarci quasi le carezze erano scese sul viso, e lui non fece nulla per allontanarla, sebbene si sentisse indegno della sua vicinanza affettuosa. Fece quello che gli veniva meglio: ignorò i suoi sentimenti.
“Non ne ho idea. Probabilmente dalla settimana scorsa” Severus ripensò alla sua ultima volta sul balcone della Torre di Hogwarts. Era da solo, Ella non c’era e non aveva fatto nessun incantesimo di riscaldamento, sovrappensiero. Idiota.
“Minerva ha detto di non farti vedere a lezione finché non starai meglio.” Hermione pensava che era meglio dirglielo subito, nel caso non si fosse ripreso del tutto, piuttosto che lunedì mattina, ma la reazione fu quella aspettata.
“Non esiste proprio! Non ho mai saltato una lezione in anni di spionaggio, in qualsiasi condizione. Ho insegnato coi postumi dei Cruciatus, non sarà una banale febbre a tenermi lontano dall’insegnamento.” lei lo spinse nuovamente giù, mentre si sporgeva verso di lui, i lunghi ricci sparsi ovunque intorno a Severus, che rimase pietrificato da quella posizione.
Scuotendo la testa, continuò in silenzio per un attimo ad accarezzare i capelli ancora un po’ umidi dalla doccia, nonostante l’incantesimo per asciugarli. Prese fiato prima di parlare pericolosamente vicino alla sua bocca.
“Severus...non sono più quei tempi. Per favore. Permetti a te stesso di guarire. Non devi più dimostrare niente a nessuno. Sei un essere umano anche tu...ti prego.”
Lui chiuse gli occhi, buttando ancora più indietro la testa sul cuscino cercando di evitare il suo sguardo. “Non riesco a stare fermo Hermione. Non ci riesco. Se rimango fermo..penso.”
“E se ci fossi io con te?”
Lui tornò a guardarla, quasi arrabbiato da quella proposta. “Devi tornare a lavoro!”
“E’ solo sabato mattina e lunedì posso prenderlo di ferie”
“A causa mia ti sei allontanata dalla missione.” ricordò lui spingendola via e sedendo sul letto, incazzato di nuovo con se stesso. Ma Hermione ridusse di nuovo la distanza fra loro, abbracciandolo.
“Era ormai agli sgoccioli Sev, veramente. Avevo fatto tutto il necessario. Ho anche già fatto recapitare il rapporto. Fino a lunedì sono una semplice impiegata col weekend libero e ho tantissimi giorni di ferie accumulati. Ho detto che avevo avuto un’emergenza familiare e nessuno ha detto niente.” visto il silenzio ostinato provò a convincerlo ancora “Sai come sono sempre super diligente e tutti erano solo preoccupati che non fosse nulla di grave. Veramente, non è successo niente.”
Lui non era convinto, le braccia conserte mentre si appoggiava alla testiera del letto, spazientito.
“Quando l’hai scritto il rapporto? So che ci tenevi particolarmente a chiuderlo tu.”
Era tutta colpa sua. Perchè diamine lei era lì con lui a rischiare il lavoro a causa sua?
“S-stanotte?” ammise Hermione non in grado del tutto di mentire.
“Non hai dormito neanche un’ora?”
“Ehm…”
“Hermione questo mi fa sentire ancora peggio...” ruppe finalmente quella posizione chiusa, accarezzandola per la prima volta. Ancora indegno, ma non riuscì a trattenersi.
Lei si abbandonò a quella carezza, quasi facendo le fusa. Realizzò in quel momento quanto gli era mancato.
“Che ne pensi allora di questo mio piano diabolico? Io mi riposerò, qui, accanto a te, e non faremo assolutamente nulla per 48 ore che non sia stare in questo letto.” Indicò il letto, mentre in un momento di assoluta follia alzo le coperte per mettersi vicino a lui.
In fondo non avevano mai condiviso il letto dopo quell'innocente volta insieme e quella notte l’aveva passata fra lo scrittoio che aveva occupato abusivamente e sulla sponda del letto a controllare Severus delirante.C’era ancora imbarazzo, palese.
Se lui fosse infastidito dalla sua presenza, non lo dava a vedere. Incrociando di nuovo le braccia però le chiese imperterrito: “E i tuoi piani per il weekend?”
“Severus devi smetterla di pensare che tu sia un piano secondario. Io voglio stare con te. La mia vita è veramente quella di una ragazza della mia età che vuole stare col suo ragazzo.” Usò appositamente quella parola che lui aveva definito per “giovani” per cercare di smorzare l'atmosfera.
“Un “ragazzo” che non fa altro che ferirla.” riuscì anche a virgolettare in aria con le dita la frase, cosa che Hermione trovò abbastanza divertente, anche data la situazione.
“Questo non è vero.”
“Mi hai perdonato Hermione?”
La domanda cruda e diretta era perfettamente da lui.
Hermione lo guardò intenerita, per poi avvicinarsi e baciargli la guancia. Era la prima volta che gli vedeva un po’ di ricrescita della barba, notando che l'aveva molto rada.
“Perché mi hai detto quella cosa?” gli chiese appoggiando la sua testa sulla sua spalla. Gli diede il beneficio del vantaggio di non guardarla negli occhi ma lui le prese il mento e la fece voltare verso di lui. Gli occhi neri in tempesta raccontavano del suo passato fatto di solitudine e tristezza.
“Perchè...mi sono sentito davvero così. Facevo tutto per Lily. Per farla contenta. Ma...questo non c’entra niente con te. Con noi. Non sono più un quindicenne. E probabilmente se avessi dato retta a Lily non sarei stato l’animale addestrato di due padroni per vent’anni.” si passò una mano sul viso, coprendolo, quasi sconvolto dalla sua stessa ammissione. Trovò il coraggio di guardarla di nuovo. “Questo comunque, non mi giustifica. Volevo allontanarti. E come sempre, sono sempre bravo a colpire laddove fa più male. Ma tu sei qui, e io mi sento un verme.”
Fu la volta di Hermione di non avere il coraggio di sostenere il suo sguardo, per una volta. Lei, sempre fiera e coraggiosa non riusciva a guardarlo.
“Ho davvero paura di non essere abbastanza…” esordì dopo un lungo momento di silenzio.
“No Hermione, non è così! Tu...tu sei tutto.” si passò le mani sul viso e sui capelli, cercando di trovare le parole giuste ma lei lo abbracciò, di sorpresa. “Ti ho perdonato. Voglio solo sapere...ora sei convinto che voglio davvero starti accanto? Ora sai che non me ne andrò nemmeno se vorrai usare cattiverie nei miei confronti, anche ora che il nostro rapporto è cambiato?”
Lui ricambiò l’abbraccio, lasciandosi andare sulla sua spalla. “Non so cosa ho fatto per meritarmi te.
“Penso che tu abbia scontato già fin troppi anni di sofferenza. Devi promettermi che non penserai più che io possa lasciarti. Non lo farò mai.”
Lui la guardò e dopo quello che le era sembrato un tempo infinito ma non erano nemmeno ventiquattro ore, lui le sembrava tornato il suo Severus.
“Mai? E’ una promessa impegnativa Hermione.”
“Mai.”
Il suo sguardo deciso sembrò convincere Severus che le sussurrò “prometto” sulle labbra.
Sentì il suo cuore perdere diversi battiti
“Allora, accetti la mia proposta diabolica?”
Non riuscivo a dirti che mi ricordavi di lei
Mi ricordavi di lui, ero fuori da poco
Ho visto foto di te
Il tuo compagno, una bambina
Poi quella casa l’hai finita
Accettò e per le prime quarantotto ore della sua vita si riposò e oziò, due anni dopo quella volta a Spinner's End. Dormì, tantissimo all’inizio, fra le braccia di Hermione. Non aveva mai sperimentato niente del genere e forse si stava a malincuore abituando a quel calore e quei baci leggeri. Si sentiva stranamente e vergognosamente al sicuro, mentre lei lo aveva avvolto fra le sue braccia e continuava a baciargli la testa e strusciare le guancia di tanto in tanto, mentre leggeva o sonnecchiava. Si era arreso alla beatitudine e aveva semplicemente ceduto al sonno. Una di queste volte, sentì la testa di Hermione fare capolino fra le sue braccia. Con più naturalezza rispetto alla prima volta la prese a sé e cominciò ad accarezzarle i capelli mentre le baciava la fronte, come aveva visto fare da lei? Poteva farlo anche lui? Era capace di dare affetto a qualcuno? Era così bella e le era mancata così tanto fra le sue braccia da che avevano dormito insieme quell’unica notte. La sua mente più chiara lo fece vagare in silenzio fra i suoi pensieri ingarbugliati.
Cosa provava per quella ragazza che teneva stretta a sé come fosse un tesoro prezioso? Quanto ancora avrebbe mentito a se stesso? Era innamorato di Hermione. Non sapeva quando fosse accaduto. Eppure era successo e ora aveva bisogno di accettarlo. Doveva concedersi la possibilità di amare qualcun altro. Hermione gli aveva dimostrato che l’amore era ben altro che essere legati a un ricordo di qualcuno che non ti aveva mai accettato. Lily non l’aveva mai perdonato. Era stato orribile per lui e le conseguenze di quel suo unico gesto lo avevano portato ad azioni irreparabili che avevano causato un senso di colpa con cui aveva convissuto per più di vent’anni.
E poi era arrivata Hermione a decidere che lui doveva ancora vivere e aveva smontato mattone per mattone quei muri che aveva eretto per difendersi da tutto.
l ricordo di Lily era ormai..solo un ricordo.
La strinse a sè aspirando il suo profumo, ricadendo tra le braccia di Morfeo in pace, per una volta.