Numero Parole: 10000
“Quanto siete stati sposati?” Allura chiese senza perdere contegno.
“Poco...circa 50 deca-phoebes.” ragionò la donna.
“S-sono un’infinità” Allura non avrebbe voluto farlo quel commento, ma non riuscì a frenarsi.
“Non quando vivi per millenni”
“Beh...”
“ Comunque, io e Lotor non siamo mai stati innamorati. Lui poi era ancora in lutto per Vent’ar.” la donna si alzò e tornò a guardare la vetrata.
“Chi era Ven’tar?”
Merla la guardò, per la prima volta stupita nel guardarla.
“Allura, ma tu, quanto conosci Lotor?”
La principessa ebbe la decenza di arrossire. “In realtà...beh non so ancora molte cose di lui.”
“Ecco, forse potresti avere l’occasione di conoscerlo meglio...quando si risvegliererà.”
“Non penso che lui vorrà più guardarmi in faccia Merla…”
“Cosa ha scatenato la vostra battaglia? Tutto l’Impero sa che voi siete alleati.”
La principessa rimase in silenzio per un lungo istante, appoggiando i gomiti alle ginocchia e spostandosi in avanti col peso. “Lotor ci aveva solo omesso di aver “coltivato” delle colonie di ex-Alteani per farne la sua personale risorsa di energia…”
Si sentì afferrare per il polso e trovò Merla a un centimetro dalla sua faccia.
“Chi ti ha detto una cosa del genere?”
“R-romelle, una degli abitanti sfuggita alle colonie…”
“Allura, la questione delle colonie è molto più compleassa di ciò che sembra.” Merla le aveva lasciato il polso e si era seduta di fronte a lei, guardandola ora con una diffidenza che prima non c’era.
“Ma Romelle…”
“Tu ti fidi di questa Romelle? E’ un’alleata di Voltron?”
La verità la colpì come un pugno in faccia. Del resto, chi diavolo era Romelle?
“In realtà non ho elementi a parte il fatto che sia alteana…”
Merla scosse la testa. “La colonia Alteana è stata fondata da Lotor ed è vero anche che aveva iniziato a condurre delle ricerche. Erano tempi disperati Allura, ma ti assicuro che le ricerche vennero sospese quando Haggar volle prendere il sopravvento”
“Tu eri coinvolta in tutto ciò?” Allura era basita.
“In parte.” la donna si alzò per uscire. “Ma del resto non sono io a doverti raccontare la sua versione dei fatti. Lo farà Lotor. Hai appena conosciuto anche me, che senso avrebbe fidarti di ciò che ti potrei raccontare? Non sono neanche alteana.”
Allura si sentì insultata e stava per ribattere che non era certo una stupida ma si fermò. Era stata davvero stupida.
“Ti faccio vedere la tua cabina, ok?” Merla era tornata di nuovo amichevole, il guizzo malizioso con cui l’aveva accolta era lì.
La principessa era troppo stanca, doveva riposare.
Senza aggiungere altro seguì la sua misteriosa salvatrice.
Allura aveva dormito come un sasso per un tempo che non riusciva a quantificare. Sapeva solo che la realtà l’aveva colpita come una trave in faccia appena aveva realizzato che si trovava su una nave sconosciuta, sola, lontana dai suoi Paladini e Coran. E che l’unica persona che conosceva era un traditore moribondo nell’infemeria.
Merla le aveva dato un’accoglienza da principessa, doveva ammetterlo. Una sua ancella, le aveva detto di chiamarsi Rhea con un sorriso dai canini appuntiti e una carnagione di un blu più pallido di quella della sua regina, era venuta a portarle degli abiti di ricambio. Allura sollevò il morbido vestito di fattura pregiata, dal design semplice come il suo vestito azzurro ma più aggressivo nei colori. Il rosso non era il suo tono solitamente, ma era pulito e probabilmente mai utilizzato e ciò le bastava. Notò che era molto più scollato dei suoi standard, ma rimediò con lo scialle nero che le aveva portato Rhea.
Vestita e pettinata, dopo una lunga doccia, si sentiva quasi un alteano normale. Aveva dovuto sfregare a lungo ieri per levare ogni traccia di sangue di Lotor dal suo corpo, ma era finalmente pulita. Fuori.
Mentre era assorta nei pensieri non aveva realizzato di essere arrivata alla sala dove Merla l’aspettava davanti una tavola imbandita.
“Dormito bene principessa?”
“S-sì. Ma...ti prego di chiamarmi Allura.” non le sembrava il caso di formalizzarsi con una regina.
Merla sorrise. “Anche tu puoi chiamarmi Merla. Del resto i titoli al momento hanno poca importanza.”
La ragazza annuì mentre si avvicinava alla bocca una tazza di qualcosa che aveva un odore familiare e buonissimo…”Ma è menta di Altea?”
“Sì.”
“Ma come…?”
“Ero una grande amante della menta alteana che ho fatto importare nel mio regno.”
“Dalle colonie?”
Merla annuì. “ E ti assicuro che sono stato un gradito regalo della popolazione di quella regione…”
“Non mi dirai più di quanto tu non voglia farmi scoprire vero?”
“Assolutamente Allura. Non sono io a dover rispondere alle tue domande.”
“Io vorrei sapere se altri alteani sono vivi!” Allura aveva già le lacrime agli occhi ed era sveglia solo da un’ora.
Merla le strinse una mano brevemente, non per mettere in atto il suo potere. “Questo non lo so. E’ un altro quesito che dovrai fare a Lotor.”
“E’ sempre stazionario?”
La regina annuì, i lunghi capelli rossi ondeggiarono fluenti.
“Purtroppo sì. Vorresti contattare i tuoi paladini oggi?”
Allura guardò la tazza intensamente. “Per dirgli cosa? che sono scappata per andare a salvare la persona che abbiamo ucciso? E che forse non meritava di essere trattato così?”
“Più che altro informarli che sei viva. Potrebbe essere un buon inizio.” le fece l’occhiolino e Allura suo malggrado rise. La regina del Settimo Regno era un tipo particolare a dir poco.
“Avviserei Shiro, ma al momento...non so nemmeno come sta…e vorrei saperlo.”
Merla premette un pulsante sul tavolo e un olopad spunto sospeso in aria. “Melchior? Comincia a recuperare coordinate di comunicazione di Voltron.”
“Sempre che sia raggiungibile… avevamo un castello una volta ma...è andato perduto.”
“Credo che anche i tuoi Paladini abbiano bisogno di essere portati al sicuro…”
Allura la guardò titubante. “E dove?”
“Posso portarvi in un luogo sicuro ma dovremo mantenere un profilo basso e limitare i salti spazio temporali. Recuperare Voltron non sarebbe un problema ma se saltassimo troppe volte rischieremo di essere intercettati.”
“Da chi?”
“Da chiunque vorrà approfittarsi di questa situazione. Allura,nessuno deve sapere che Lotor è in pericolo di vita e che siete state voi a farlo. L’Universo ha bisogno di stabilità”
La principessa annuì. Per quanto avrebbe voluto affogare solo nel dolore e nella stanchezza, lei era la Principessa Allura e sulle sue spalle aveva la responsabilità di troppe vite. Aveva già sbagliato, fin troppo.
“Contattiamo i Paladini…” con un gesto sfiorò l’holopad che aveva agganciato al braccio, ammaccato ma ancora funzionante. “Queste sono le frequenze che usiamo di solito per comunicare, non so se possono aiutare.”
Merla apprezzò il gesto di fiducia e con garbo aprì la finestra che era comparsa sul suo holodesk. “Sicuramente i tempi si dimezzeranno.”
“Benissimo...nel mentre che li trovate...vorrei vedere Lotor, se possibile.”
“Ma certo. Rhea, porta la Principessa nella med-area.”
“Ti chiamerò appena troveremo le coordinate, ok? Non dovrebbe volerci molto se riusciamo a sincronizzarci con i data log del tuo Leone.”
Allura non voleva vedere Lotor così. Se non avesse saputo che era lì probabilmente non avrebbe nemmeno riconosciuto quello che restava dell’Imperatore Garla, che giaceva in un macchinario tubolare che lo ricopriva dalla vita in giù, lasciando il torso scoperto pieno di cavi e tubi. Fasciature composte da chip tenevano insieme la maggiorparte delle sue ferite. Metà del suo volto era completamente coperto da un casco che raccoglieva tutta la sua chioma. Dalla sua bocca e dalla metà del naso che riusciva a intraveder uscivano altri tubi, per aiutarlo a respirare e dargli i nurimenti necessari. Lo spettacolo era agghiacciante. E lei ne era la causa.
“Lotor…è tutta colpa mia...” susurrò in lacrime, il silenzio scandito solo dai bip dei vari macchinari. Quello che provava era un misto fra rabbia, dolore e senso di colpa. Quelle labbra, quasibianche, erano state sulle sue solo qualche tempo prima. Erano calde, sapevano di speranza, di futuro insieme… e lei invece l’aveva mandato all’inferno.
Se veramente Merla era seria riguardo al fatto di non conoscere affatto l’uomo che lottava fra la vita e la morte lei non sapeva cosa fare. Romelle sarebbe tornata con i Paladini?
Cosa avrebbero detto?
Si sarebbero fidati della Regina del Settimo Regno?
Avrebbero provato a fare del male a Lotor, inerme e già appeso a un filo?
Allura scosse la testa, ricacciando le lacrime. Non poteva permettersi di lasciarsi andare dolore. “Ti prego Lotor, vivi…” con una flebile speranza provò a sfiorare la spalla di Lotor, l’unico punto accessibile in quel macchinario. Si concentrò e cercò le stesse energie che l’avevano aiutato a salvare Shiro.
Provò.
E riprovò.
Ma niente, era svuotata di ogni tipo di potere, anche e soprattutto dopo ieri, avendo anche aiutato Merla in extremis.
Un trillo sull’holpad attirò la sua attenzione. “Ci siamo messi in contatto, ti aspetto in sala comandi”
Quando Allura entrò nella sala, trafelata dopo la corsa che aveva fatto con Rhea per arrivare il prima possibile in un’area a lei sconosciuta della nave, la faccia rassicurante di Coran era già sullo schermo. “Principessa!”
“Coran! Come state? Come sta Shiro?”
“Noi stiamo bene, Shiro è ancora incosciente purtroppo. Vi stavamo cercando ovunque!”
“Dove siete?”
“Dove ci siamo divisi Principessa...non volevamo muoverci prima del vostro ritorno…”
“Oh Coran…”
“Sono nel Leone di Pidge al momento. I ragazzi sono esausti, ma saranno felici di sapere che state bene…”
“E’ tutto merito della Regina Merla.” Allura indicò la donna accantò a lei che sorrise sorniona.
“Sì, la regina si è introdotta dicendo di avere avuto modo di recuperarvi dal Rift...ma quindi Keith aveva ragione?Siete davvero tornata a prendere Lotor?”
Allura annuì gravemente. La scena nella sua mente fu un flash doloroso.
Lotor era morto.
Non poteva essere sopravvissuto.
Ma del resto, neanche Shiro sarebbe dovuto sopravvivere.
Gli altri le parlavano, concitati.
Ma lei non sentiva. Sentiva solo le urla di Lotor, grida sguaiate e ubriache di quintessenza, che non avrebbe mai creduto di udire dalla bocca del Principe Galra.
Sempre così posato, contenuto.
E invece, era tutta una finzione.
Urla.
Urlava.
Stava soffrendo.
E lei era lì, salva.
Erano tutti salvi.
Ora doveva pensare a salvare il resto dell’Universo.
Non Lotor.
Scosse la testa.
Guardò il suo leone.
Blue non gliel’avrebbe mai lasciato fare. L’avrebbe fermata. Solo una folle avrebbe potuto farlo. Eppure entrò nel leone, indisturbata.
“Blue. Non dobbiamo andare, vero?” mormorò in lacrime. “Blue, fermami.” continuò mentre cominciava a fare la manovra di accensione. “Blue...ti prego.” il leone ruggì e partì, a una velocità che non le permise ripensamenti.
“Allura!” la voce di Keith le risuonò nel casco, come l’ultima volta. “Dove stai andando?”il grido disperato, rassegnato, di uno che per quell'interminabile giorno ne aveva viste troppe.
“Perdonatemi ragazzi…io..io non posso lasciarlo lì. Lo andrò a riprendere.”
“Allura cosa dici??” la voce di Lance le perforò l’orecchio.
“Perdonatemi se potete...tornerò al più presto, ve lo giuro. Nel mentre...pensate a Shiro.”
“Sì Coran, la vostra coraggiosa principessa ha riportato Lotor fra i vivi, sebbene di vivo ora Lotor abbia ben poco…”
Coran la guardò sconcertato ma Merla proseguì implacabile. “Lotor è al momento sotto la mia custodia e cura. Vogliamo venire a recuperare voi e Voltron con la mia flotta per poi dirigerci in un luogo sicuro e capire il da farsi.”
Allura subentrò. “E’ una soluzione ottimale Coran. Merla può darci riparo e noi abbiamo bisgno tutti di riprenderci, soprattutto se Shiro non ha ancora ripreso consocenza…”
Anche lui…
L’attendente annuì. Si fidava di Allura, sempre e comunque. Non l’avrebbe mai abbandonata.
“Vi aspettiamo allora. Dovreste avere già le coordinate inviate tramite Green.”
Si salutarono sorriddento, la promessa di rivedersi presto e stare finalmente insieme cercando di leccarsi le ferite, letteralmente.
“E ora?” ma Allura ce l’aveva più con sè che con la donna vicino a lei. Eppure, sentì un braccio cingerle le spalle, Merla era decisamente più alta di lei, “E ora, mentre la flotta si dirige verso i tuoi paladini, ti introdurrò alle gioie di un alcolico Settimiano chiamato Rodghal…”
“Ma...è appena iniziata la giornata…”
“Ovvio, il Rodghal è un alcolico da mattina, sennò ti avrei detto di andarci a bere un goccio di Fhilaanr”
Alura era decisamente brilla mentre si accingeva a rivedere i paladini. Il viaggio era stato breve ma non abbastanza da impedire a Merla di farla bere. Niente chiacchiere inutili, aveva sentenziato, solo una sana bbevuta fra regine. Quando stava per protestare sul suo titolo si era resa conto che era già troppo fuori di testa. Era scesa e vide già qualcuno apprestarsi con una barella verso Shiro inconsciente su un letto di fortuna, mentre Lance, Keith, Pidge e hnk le balzarono letteralmente addosso. Keith non era arrabbiato con lei?
“N-non siete arrabbiati con me?”
“Allura per noi l’importante è che sei qui!” Lance la strinse ancora più forte, sincero.
“Sto soffocando” Pidge era stretta sotto Hunk e spariva mentre Keith si era già allontanato.
“Lotor quindi è vivo?” chiese senza indugi il paladino rosso, ma non sembrava turbato.
“P-più o meno…”
“Quindi questi sono i famosi paladini di Voltron?” la voce di Merla, ovviamente neanche scalfita dall’alcool che aveva bevuto, era ferma e potente mentre fissava i cinque ragazzini aggrappati ad Allura. Erano dei bambini!
“Oh wow…” Lance era stato rapito dalla visione della prorompente regina dagli abiti succinti mentre Keith era già sulla difensiva.
“E tu saresti la tipa che ha salvato Allura?”
Quest’ultima sbiancò di verogna. “Ti prego Keith, lei è la Regina Merla...un po’ di diplomazia non guasterebbe nei confronti di chi ci sta prestando soccorso.”
Il ragazzo sbuffò, il ciuffo si spostò visibilmente, mentre riformulava. “Ok, dunque, siete voi la regina che ha salvato Allura?”
Merla si avvicinò di colpo, sorprendendo Keith eprendendogli il volto fra le dita dai lunghi artigli. “Sei adorabile. Tu sei il paladino che se n’è andato coi Marmora vero? Questa sfrontatezza mi ricorda molto qualcuno di mia conoscenza…”
Ad Allura venne spontaneo pensare che non credeva si riferisse a Lotor… il principe era sempre diplomatico...era anche vero che aveva realizzato negli ultimi due giorni che di quell’uomo non sapeva forse nulla. La principessa era abbastanza inebriata da non notare come Keith fosse sorpreso dalla velocità della donna che dopo un nano secondo era già vicino a Pidge, contemplandola stavolta senza toccare. “Tu sei la paladina tuttologa.” Indicò Hunk “Tu l’altro tuttologo, ma più lato ingegneria.” poi guardò Lance. “Tu non ho capito.”
Lance arrossì. “Non capito cosa?”
“Tu sei...simpatico.”
“Solo simpatico? Io sono Lance, il più coraggioso di tutti!”
I restanti tre lo guardarono di sottecchi.
“Capisco. Beh lo vedremo. Sarà divertente conoscervi meglio, cuccioli di umani.”
“Cuccioli??” Keith si stava già scaldando ma Merla lo zittì sfioandogli il polso. Ora aveva usato i suoi poteri, realizzò Allura. Nei suoi occhi compariva un’ombra strana, impercettibile ma che ora avea notato. Il ragazzo si calmò subito, stupito ma non riottoso. “Sotto i 500 anni siete tutti cuccioli per me.” sorrise sorniona.
Pidge sgranò gli occhi “Un altro alieno millenario? E basta!”
“Ebbene. Lotor però è decisamente fuori scala.” concesse Merla. Coran, che aveva seguito il trasporto di Shiro abbracciò finalmente la sua Principessa.
“Sono così felice di rivedervi sana e salva…”
Allura ricambiò l’abbraccio.
“Ma...Romelle?”
Keith si scurì in volto. “E’ sparita.” L’aria si fece subito tesa. Merla incrociò le braccia, e la guardò con uno sguardo che significava “Te l’avevo detto.”
“Sì, appena ha saputo che eri andata a recuperare Lotor si è stranita, ma quando ha saputo che sarebbero arrivati soccorsi si è dileguata. Non sappiamo come.” anche Pidge era sorpresa. Hunk sbuffò ma Allura non sapeva il perchè.
Avevano anche loro dei dubbi su ciò che avevano fatto?
“Romelle potrà anche essere sparita, ma rimane che Lotor voleva ucciderci.” Lance non era affatto convinto del salvataggio. “E come facciamo a sapere che non vorrà farlo in seguito?”
Merla stava per intervenire ma Allura fu più veloce. “E se invece non avesse voluto fin dal principio? L’abbiamo attaccato. L’ho attaccato.”
“Allura Lotor ti ha manipolata…”
“La manipolazione è una delle mie specialità, paladino simpatico e ti assicuro che la metterò in pratica di nuovo se non salite sulla mia flotta. Non è quei che dovete affrontare questo discorso. Avete bisogno di riposo, cibo, cure mediche e un po’ di pace. A Septim spero che troverete tutto questo.”
Con un gesto ddel braccio indicò l’ingresso della Navicella madre.
I ragazzi e Coran, esausti, seguirono la sua indicazione.
“Non avevo capito che volevi portarci nel tuo pianeta…” Allura si avvicinò a Merla che aveva fatto scortare i paladini e Coran nelle loro rispettive cabine, raccomandando ai suoi sottoposti di farli riposare e rimanere a disposizione per ogni loro esigenza. Camminavano sole nel lungo corridoio che le portava alla Sala Comune.
“Mi sembra l’unica soluzione. Senza castello non potete fare molto. Non ho un castello da darti ma posso darvi lo spazio e il tempo per rimettervi in piedi.”
“Merla..perchè fai questo per me? Sono una sconosciuta.”
La regina sorrise, enigmatica. “Ti conosco da molto più tempo che credi, Allura. Le mie visioni mi danno questa opportunità a volte. Non so perchè, ma so che devo farlo. E poi..lo devo a Lotor. Lui mi ha salvato, millenni fa. E’ ora di restitutire il favore.”
“Mi racconterai del vostro passato un giorno?”
“Per farti ingelosire? Non credo proprio Allura!” Merla rideva ma la sua preoccupazione era reale.
“No, no! Vorrei sapere...un lato di Lotor che non conosco.”
“Nessuno ha mai veramente conosciuto Lotor, se non Vent’ar. E lei non è più su questo piano astrale da millenni.”
“Non voglio sapere di Vent’ar...lo chiederò a lui. Ma nello stesso tempo, vorrei sapere di più su di te, su di voi...se non era un matrimonio d’amore allora cos’era?”
“Un’alleanza potente che ha salvato il mio Regno.” Merla entrò nella sala comune facendole poi cenno di seguirla verso una piccola area nascosta. Con un pulsante si rivelò un piano bar, vuoto. “Allura, se veramente vorrai sentire questa storia avrò bisogno di molto più di un bicchiere di Rhadogal.” la Regina era dietro il bancone e fece cenno ad Allura di sedersi sullo sgabello.
“Sto veramente per farmi servire altro alcool da una Regina?”
“Sono una regina molto indipendente.”
“Beata te…” si fermò a guardarla. “Questo Rhadogal in corpo mi fa dire molte più cose di quanto vorrei.”
“Non ti senti indipendente Principessa? Guidi un Leone, hai poteri inesplorati meravigliosi, hai dei Paladini che ti amano…”
“Non ho un regno, la mia popolazione è estinta, e quella superstite pare essersi dileguata senza spiegazioni…ma non voglio parlare di me Merla. Tutto è sempre intorno a me. Fammi sognare con la vostra non-romantica storia d’amore di tempi lontani.”
La regina apoggiò i gomiti al bancone, guardandola da vicino. Merla davvero non conosceva il concetto di spazio personale e Allura si ritrovò a pensare che era proprio bellissima, la pelle azzurrina ghiaccio che contrastava con quegli occhi gialli così simili a quelli di Lotor, ma più caldi. Il pensiero di quegli occhi ora chiusi la fece quasi tramera ancora, ma la carezza sul viso la ridestò. “M-merla?”
“Non essere triste principessa. Avrai il tuo regno, la tua gente, sarai indipendente. Ma la strada sarà lunga e tortuosa.” si staccò all’improvviso prendendo una bottiglia dal liquido rosso. “Ed è per questo che nell’attesa dobbiamo berci su!”
Sistemò i due bicchieri sul bancone, pronta a raccontare. Del resto, era una storia che non aveva mai condiviso.
“Quindi, nel lontano anno 856 MB,2 ero una giovane principessa….”
La porta si spalancò improvvisamente, sorprendendo entrambe le donne.
“Mia Regina, Principessa, perdonate l’intrusione...ma l’Imperatore da cenni di ripresa di conoscenza!” Rhea era trafelata, veniva direttamente dalla med-area.
Merla cambiò immediatamente espressione e ad Allura mancò un batitto. “Lotor..”
“Non ha ancora ripreso conoscenza, è in quello stato fra veglia e incoscienza. Si agita molto mia regina, ha bisogno di voi. “ Allura entrò e vide Lotor cercare di contorcersi all’interno del macchinario che lo ospitava, nonostante i numerosi tubi, cavi e le cinghie di velcro che lo tenevano fermo. Merla con un movimento fluido sfiorò la spalla, laddove lei lo aveva toccato quella mattina, e con un attimo l’uomo si calmò.
“I nostri sedativi sembrano non avere effetto…” la dottoressa che le aveva accolte era quasi affranta. “E’ probabile...del resto la nostra struttura è simile a quella Alteana, non a quella dei Galra…per il resto?”
“Combatte...ma temo per l’uso del suo sistema motorio. Non sappiamo se potremo recuperare il danno alle vertebre.”
Allura si portò le mani alla bocca, le lacrime agli occhi. “Cosa?”
“Beh, al momento farlo sopravvivere è la prorità.” Alura si avvicinò di nuovo a Lotor, ora apparentemente tranquillo, l’unica cosa visibile del suo volto l’occhio serrato.
“Invece per quanto riguarda il giovane umano che abbiamo accolto…” Allura di girò. “Shiro, sta bene?”
“Sì, ha ripreso conoscenza mentre arrivavate. E’ alquanto confuso, volete visitarlo Principessa?”
“Assolutamente sì!” si girò verso Merla. “Ti aspetto qui Allura, rimango nei paraggi per vedere come se la cava Lotor.”
Shiro era seduto sul letto, il braccio mancante, l’espressione vacua che si illuminò allaavista della Principessa. “Allura!” la ragazza lo abbracciò senza indugio. Almeno il suo Shiro era salvo! Vivo! “Oh Shiro, sono così felice che tu sia vivo!”
“Alura sono confuso..dove siamo, che è successo?”
“Siamo al sicuro, per ora. Ospiti di una Regina che mi ha salvato…”
“Salvato?”
“Sì, è una storia lunga. L’importante è che tu stia bene. Ti senti di vedere gli altri? Erano tutti preoccupati per te Shiro…”
Il ragazzo annuì. “Sono...senza braccio…” realizzò guardandosi la manica del camice vuota.
“Sì, ma troveremo una soluzione ok?”
“Magari una migliore della precedente…” provò a scherzare lui. Allura lo abbracciò ancora, felice. “Shiro non permetterò più a nessuno di farti del male. Il mio prezioso Paladino Nero…”
I paladini entrarono poco dopo, avvisati nei loro rispettivi holopad. Avevano dei vestiti pulti invece che le uniformi, tutti simili di design e fattura, semplici pantaloni e maglia con varie combinazioni di nero, grigio e rosso. E così, mentre abbracciavano in gruppo Shiro, sembravano una composizione geometrica. Allura sorrise nel vedere Kieth quasi con le lacrime agli occhi e Lance piangere senza ritegno. Erano felici. Erano ragazzi in una guerra più grande di loro che si facevano forza.
“Shiro, è così bello riaverti qui…” Lance si asiugò gli occhi, visibilmente commosso. Shiro era il suo idolo, la sua roccia.
“Mi dispiace ragazzi..per tutto…”
“Shiro ma cosa dici?” Keith sospettava che Shiro l’avrebbe detto, e non voleva nemmeno sentire Shiro scusarsi. “Non devi pensare di avere colpe. tu ci hai salvato!”
“Hai passato dei momenti terribili, e noi non ci siamo accorti di nulla!” Pidge rimarcò, con foga.
“Noi dobbiamo scusarci con te…” concluse Hunk.
Shiro sorrise sollevato, anche se qualcosa dentro di lui non era ancora tornato al suo posto.
Ma era di nuovo coi suoi ragazzi e il resto sarebbe venuto da sè. Forse.
Tutti uscirono per lasciarlo riposare, Allura rimase sulla soglia. “Ti racconterò tutto domani ok? Ora pensa solo a riposare.”
Da quando Lotor aveva dato cenni di riprendere conoscenza, Allura non aveva lasciato il suo capezzale per i seguenti due giorni. Si divideva fra lui, shiro, che ormai si era rimesso in piedi, i paladini che ancora si stavano riprendendo e Merla che la faceva sfogare senza chiederle nulla. Septim era vicino, e lei aveva paura. L’Imperatore non era ancora fuori pericolo, giaceva debole e stordito alla quantità di medicinali e anti dolorifici che gli venivano somministrati; anche e soprattutto per lenire il dolore delle ferite che aveva riportato dopo il loro scontro. La principessa non riusciva a pensare a nient’altro che a quegli occhi che l’avevano guardata con dolore e stupore prima di ricadere nell'oblio, mentre continuava a tenergli la mano e raccontargli aneddoti di Altea.
L’unico miglioramento era vederlo finalmente respirare da solo.
“Perché?” era stata la prima cosa che le aveva chiesto appena libero dai tubi, prima di ripiombare nel sonno indotto dai calmanti.
Del resto, aveva ragione.
Il suo comportamento era semplicemente assurdo.
Quell'uomo l’aveva apparentemente tradita, usata...ma Allura non riusciva a più a crederlo. Stando alle parole di Merla, c’era un mistero che nemmeno lei poteva spiegarle. E ripensando a cosa era successo fra loro ad Oriande, ricordando lo sguardo gentile su di sé di quello che all'atto pratico era l’uomo più potente dell’Universo, ripensando a quell'unico bacio prima della tragedia, l’unica cosa che provava era senso di colpa.
Avrebbe dovuto riflettere.
Avrebbe dovuto non tradire le sue origini, scagliandosi con violenza inaudita contro di lui.
Avrebbe dovuto chiedere, parlare, discutere.
Avrebbe dovuto tacere, laddove aveva solo fomentato l’uomo corrotto dalla quintessenza.
Con delicatezza, la ragazza spostò l’ostinata ciocca di capelli candidi davanti al viso di Lotor, che nemmeno in quello stato si arrendeva a sfuggire all'ordine. Di colpo i suoi occhi si spalancarono e sentì la mano di Lotor afferrarle il polso in una morsa che in un altro momento sarebbe stata dolorosa.
“N-non farmi male...” la voce di Lotor era supplichevole, quasi come se non la vedesse realmente, come intrappolato in un incubo troppo reale. Allura sentì il fiato mancarle, ma si sforzò di trattenere le lacrime e sorridere, fingendo una sicurezza che non provava affatto.
“Sei al sicuro Lotor...” gli sussurrò piano, accarezzandogli la guancia non sfigurata.
Come poteva promettergli di non fargli del male se era anche e soprattutto colpa su se si trovava in quello stato?
“Sistemerò tutto...” continuava a vaneggiare lui, lo sguardo sempre vacuo. “Sarò buono, non punirmi...”
Neanche se l’intero raggio del cannone di Voltron l’avesse presa in pieno petto avrebbe sentito altrettanto dolore nel vedere ridotto così colui che aveva sempre visto sempre perfetto: impassibile guerriero impietoso, stratega geniale, conoscitore come e forse più di lei della cultura Altean. E ora vederlo supplicare con la voce spezzata la faceva sentire indegna del suo titolo di Principessa, lei che aveva tradito ogni dogma della sua stessa cultura condannandolo senza processo.
Cosa stava vedendo? Cosa stava sognando? Era lei? Haggar o forse Zarkon?
Era lei che tormentava i suoi sogni, la falsa incarnazione della bandiera universale della pace?
“Lotor, ascoltami...” appoggiò la sua fronte alla sua, sentendone il calore, immergendosi nel suo spazio vitale impregnato dai fumi dei disinfettanti. L’Imperatore, in un attimo, riconobbe quel profumo: juniberry, sole e l’essenza senza nome che sapeva solo di una cosa. “Allura...” mormorò, ora più cosciente.
Non l’aveva ucciso?
Non l’aveva forse scaraventato via come uno straccio sporco, come se nulla di ciò che avevano condiviso aveva avuto importanza?
Rivedeva nei suoi incubi il suo viso trasformarsi dall'euforia del loro bacio alla rabbia senza appello. “Perdonami Allura...posso spiegarti...” continuava a supplicare, non sapendo più neanche lui se fosse vivo o se quello fosse il suo personale inferno.
“Lotor calmati...senti le mie parole...andrà tutto bene...” strinse forte la sua mano, facendogli sentire che era lì per davvero, non era un’allucinazione. Lui aspirò il profumo che lo avvolgeva, sentendo il calore di quella fronte appoggiata alla sua che gli stava dando il primo vero contatto con la realtà.
Era vivo. Vivo. E poteva dimostrare che non era il mostro che tutti credevano.
Allura uscì dalla stanza di Lotor devastata. I medici si erano prodigati per rassicurarla che era normale, lo stato confusionale faceva parte della ripresa e lei non poteva far altro che aspettare. Merla era lì, ad aspettarla. “Non è facile, lo so.”
“Non so come dirtelo, ma in questi giorni, penso che se non ci fossi stata tu sarei morta.”
Merla la prese sotto braccio. “Non pensarci. Piuttosto, voglio conoscere meglio i tuoi paladini. Pensi che stasera riusciremo a vederci tutti insieme per mangiare?”
“Credo proprio di sì. Abbiamo tutti bisogno di ritrovarci.”
“Allura aveva parlato singolarmente a ognuno di loro. Nessuno sembrava arrabbiato con lei, tutti sembravano solo felici di averla ritrovata e rassicurati dal fatto di avere avuto soccorso e che Shiro stesse bene. Nessuno le aveva chiesto di Lotor.
La sera, si ritrovarono tutti intorno al tavolo ovale della grande Sala Comune che Merla aveva imbandito una tavola piena di cibi sconosciuti. “Secondo le ricerche che il mio staff ha eseguito queste dovrebbero essere tutte cose commestibili per voi umani...e ovviamente per voi alteani.”
I ragazzi si sedettero un po’ timorosi, Shiro anche lui con completo di foggia settimana ma quasi del tutto nero con una striscia nera sul petto, aveva la manica annodata laddove mancava il braccio.
“Benvenuti nella mia flotta. Spero che tutti vi abbiano fatti sentire a vostro agio, per quanto possibile.”
I ragazzi annuirono, Keith a braccia conserte sembrava guardingo ma la cosa non sorprendeva Allura. Lance invece si rivolse alla regina senza timore. “Ma quindi, come mai ci avete salvato, vostra maestà?” prima di affondare la posata sulla portata principale di quello che somigliava a un tacchino terrestre, ma più grosso.
Hunk aveva già la bocca piena e mandava segnali di apprezzamento, quindi era sicuro assaggiarlo.
Almeno aveva usato le buone maniere pensò Allura, e la regina sorrise.
“Il caso ha voluto che io incontrassi la vostra Principessa. Il caso, o in questo caso alcune delle mie visioni che sono una parte dei miei poteri.”
“Poteri? Come gli alteani? O come i Garla?” Shiro, visibilmente a disagio dato le sue esperienze con poteri di ogni tipo si agitò un minimo sulla sedia.
“Poteri come i miei e basta. Il mio popolo è famoso per le alte capacità scientifiche e tencologiche. Solo la famiglia reale perpetua una serie di poteri che comprendono anche le visioni. Ahimè, sono l’ultima superstite della stirpe reale.”
Allura si girò. “Oh…”
“Capisco bene come ti senti Allura…” le sussurrò Merla.
“E perchè non abbiamo mai sentito parlare di te? Perchè se c’era una regina tanto potente con una flotta così grande e poteri mistici non ne abbiamo mai sentito parlare?” Keith non aveva ancora toccato cibo.
“Perchè mi sono assicurata un’alleanza con l’Impero garla moltissimo tempo fa, per salvaguardare la mia gente. Da allora abbiamo sempre mantenuto un profilo basso, per difendere la porzione di universo che comprende i miei Sette Pianeti.”
“Un’alleanza? I Garla non fanno alleanze!”
“Non se sposi il loro Principe, seppure esiliato…”
“SEI LA MOGLIE DI LOTOR?” Pidge sputò il latte di gharanos che stava bevendo.
Merla appoggiò la testa sul mani, sorridendo a trentadue denti. “Ex. Grazie.”
“E guarda caso siamo capitati sulla navicella dell’ex moglie di Lotor che l’ha salvato? Dai Allura questo è ridicolo, è ovvio che è un’alleata di Lotor e sta aspettando il momento giusto per farci la festa!” i sospetti di Keith non erano così incomprensibili, ma Allura diniegò la testa. “Capisco Keith, ma ti prego di fidarti di me. Merla mi ha anche rivelato che la situazione delle colonie alteane non è totalmente come ce l’ah esposta Romelle.”
Il non detto che ne emerse è che loro avrebbero quasi ucciso Lotor basandosi sul niente.
Rimasero tutti silenti. “Romelle però…” ma la voce di Keith era già meno dura.
“Conoscevate Romelle da meno tempo che avete conosciuto me…” Merla mangiò con gusto un chicco di un frutto giallo simile a uva terrestre. “Per quanto mi riguarda, potete benissimo non fidarvi. Io non lo farei. Però, quello che posso dirvi è che avevo avuto delle visioni riguardo il mio incontro con Allura. Non avevo preventivato di salvare quello che rimane di Lotor, cinque ragazzini umani, un attendente alteano e Voltron. Decisamente no. Però quello che le mie visioni mi hanno insegnato è di cogliere le occasioni che mi offrono. Quindi, il mio debito per Lotor è immenso e salvarlo è il minimo. Salvare voi è un effetto collaterale di un tempismo non indifferente. voltron deve rimanere il simbolo della pace dell’Universo.”
“La gente si chiederà dov’è Lotor, prima o poi.” esordì Hunk che fino ad allora aveva gradito il cibo settimiano.
“La gente non ha bisogno di sapere che Lotor è stato quasi ucciso dai suoi alleati, nonchè dal simbolo della pace, non credete?”
“Lotor non è esattamente un santo!” scattò Keith.
“Tutto tranne quello. Lotor è effettivamente un bastardo manipolatore e posso solo immaginare perchè si è avvicinato a voi. Ma potrebbe aver voluto dire la sua su quanto successo nelle colonie. E no, non vi dirò IO cos'è successo. Non sta a me dirlo e non so nemmeno tutto. Dico solo che per mantenere la pace dovreste riuscire a risolvere le vostre differenze...sempre se sopravviva.”
“Ma sta riprendendo conoscenza…” Allura l’aveva visto, purtroppo.
“Sì, ma non è detto che sia in grado di riprendersi ed essere il Lotor che avete conosciuto. Ed è tutto tranne che fuori pericolo, nonostante i miei medici siano i migliori di almeno 23 galassie.”
“Non mi sentirò in colpa per essermi difeso da quel bastardo ok?” Lance rincarò la dose. “E’ totalmente impazzito, lui e la sua ossessione per la quintessenza!”
Merla annuì. “Su questo non posso darti certo torto. L’ossessione di Lotor la conosco bene. E speravo che non sarebbe mai arrivato a perdere il controllo. Ma so cosa ho visto. ho visto come l’avete attaccato, come ha provato a chiedere di essere ascoltato.”
“Tu non eri lì!”
“No, ma ho visto tutto mentre cercavo di fargli rimanere una briciola di voglia di combattere per la sua vita.”
“Merla può controllare le emozioni altrui.” spiegò brevemente Allura.
“Cosa? Nient’altro?”
“Beh scusate, la vostra Principessa può resuscitare i morti e io non posso avere un potere misero come quello di controllare le emozioni?”
Shiro tossicchiò. “Senza offesa, ovviamente menomale che lei abbia così tanto potere.”
“Un potere che non riesco a usare più, comunque. E neanche la cura.”
Merla scosse la testa. “E’ lo shock e non ti sei mai allenata per incanalare i tuoi poteri.”
“E’ vero Principessa. Purtroppo non ho mai potuto aiutarvi in tal senso…e ora anche con il castello andato...” Coran era affranto.
“Beh non è certo colpa tua! Troverò il modo di allenarmi.”
“Sicuramente. Quano arriveremo a Septim avrete modo di riposarvi, pensare ai vostri leoni, allenarvi. Al momento nessuno sa cos’è successo, nessuno vi cerca. Potete tirare un sospiro di sollievo.”
“Prima che tu ci venda al migliore offerente...magari Sendak o Honerva.”
“Keith, smettila. Merla ci sta aiutando.”
“Il ragazzo è guardingo, lo capisco. Perchè non ti metti in contatto con i Blades of Marmora? Avvisali di ciò che è successo, confido nel loro riserbo. Potranno intervenire qualsiasi cosa pensi che possa succedere.”
“Come conosci i Marmora?”
“Una non vive millenni senza conoscere tante cose.”
“Li contatterò, stanne certa.”
“Bene, Ora perché non mangiate con calma e non vi rilassate? Il viaggio è ancora abbastanza lungo.”
Il resto del viaggio proseguì in qualche modo tranquillamente. Dopo le iniziali resistenze, Merla fu gradualmente vista di buon occhio da tttui, specialmente Shiro. La Regina era strana, particolare, senza alcun rispetto dello spazio vitale altrui, ma non faceva altro che preoccuparsi per loro. Aveva chiesto a Pidge di mettere a frutto le sue conoscenze con una parte dell’equipe medica che non era impegnata a curare Lotor per cominciare a mettere a punto un braccio per Shiro. La ragazzina aveva aderito subito con entusiasmo all'iniziativa, seguita da Hunk ovviamente, e Shiro era grato. Merla aveva notato il suo stress e l’aveva invitato più volte a non farsi problemi a chiedere il suo aiuto. “Se dovessi non farcela più… questo è il mio holocontact. Scrivimi, e saprò alleviare quel dolore. Ok?”
“Come fai a saperlo?”
“Come si fa non immaginarlo? Quello che hai subito non è uno scherzo. Sei davvero speciale Shiro. Sei riuscito a uscirne vincitore.” l’espressione di MErla era sempre più dolce quando guardava Shiro, questo Allura l’aveva notato, ma non aveva voluto indagare. Merla era la sorella maggiore che avrebbe sempre voluto e sebbene non alteana, con usanze totalmente diverse dalle sue, e un caratteraccio umorale in quei giorni era l’unica con cui poteva parlare senza remore dei suoi sentimenti contrastanti per Lotor, la cui situazione di veglia non sembrava cambiare. I paladini ignoravano totalmente il problema preferendo concentrarsi sul recuperare le energie. Keith aveva contattato sua madre e i Marmora. “Keith, non sappiamo molto di questa Merla, ma se ciò che dice è vero al momento è il luogo più sicuro dove potreste essere. Abbiamo ricevuto delle notizie riguardanti Sendak.”
“Non è morto?”
“Si vocifera di no. Stiamo indagando. Per ora cercate di riprendervi e capire come muovervi. Soprattuto capire cos'è successo alle dannate colonie, se Lotor non è così colpevole come sembra. Qualsiasi cosa, noi ci siamo.”
Sorrise a sua madre. “Grazie.”
Aveva avvertito Allura e Merla e non si aspettò la reazione di Merla. Al nome di Sendak la vide perdere il sorriso sempre sornione e spaccare i bicchiere che aveva in mano. Il sangue blu sgorgava copioso ma lei non sembrava nemmeno rendersene conto. “Merla!” Allura subito le si avvicinò ma Merla la fermò con un gesto secco. “No, tranquilla. Non è niente. Prese un fazzoletto dalla sua veste per avvolgerci la mano. “Se questa storia è vera non rimarrò a guardare. Abbiamo un conto in sospeso.”
“Ma non eri alleata dei Galra?” chiese Keith.
“No. Ho detto che mi sono alleata con Lotor, per evitare rogne. E’ stato uno scambio di favori, dove sicuramente io ci ho guadagnato di più.” e con uno scatto felino uscì dalla stanza.
Dopo quell'incidente però Merla era tornata a essere se stessa già dalla sera a tavola, le ferite sulla mano coperte da invisibili cerotti azurrini che nascondevano i tagli.
Alla Regina piaceva sapere della cultura umana e faceva tante domande ai ragazzi. Pidge, Lance e Hunk erano evidentemente ormai sedotti dall'esotica aliena, Shiro era più silenzioso ma ugualmente colpito, e Keith si era rassicurato vedendo la sua reazione al sentire nominare Sendak.
E fu proprio quando stavano per arrivare a septim, che Lotor riprese del tutto conoscenza.
“Perchè?”queste erano le prime parole che aveva pronunciato Lotor, e ora che era finalmente abbastanza lucido per articolare un discorso, le ripose di nuovo la questione, senza altro contesto.
Allura gli si avvicinò, lentamente. Non aveva bisogno di chiedere spiegazioni su quella domanda. Perché mi hai salvato? Ecco il vero significato.
“E’ una domanda difficile. Non conosco ancora la risposta.” Allura gli prese una mano fra le sue. “Non so perché Lotor. So solo che non potevo lascarti lì.”
Lui scosse la testa, per quanto impossibilitato dal macchinario sul lato destro del suo volto.
“Avevi ragione Allura.” prese fiato, già provato da quelle sole tre parole. “Sono come mio padre. E come lui, meritavo di morire.” quelle due frasi le aveva pronunciate di fretta, come se temesse di perdere l’aria per pronunciarle.
“No! Lotor non parlare così...”
“E cosa dovrei dirti Allura? Perchè sono vivo? Perchè sono qui...non so neanche dove.”
“Perchè...sono venuta a prenderti Lotor...nel...rift”
“Dove tu e i tuoi Paladini mi avete lasciato a morire?”
“Dove tu hai provato a ucciderci!”
“Io ho provato a parlarti Allura! Ma tu non volevi sentire rag..ARGHG!” si era agitato, nonostante le buone intenzioni di Allura, e ora ne stava pagando il prezzo.
“Cosa avevamo detto sul non farlo agitare?” Merla entrò nella stanza, piazzando una mano sul pettorale, quello non offeso, di Lotor, cercando di placare il dolore. Il principe sgranò gli occhi, come se avesse visto un fantasma. “Merla?”
“Ciao dolcezza. Sorpreso?”
“A-alquanto.” si rilassò sotto la carezza di Merla, lasciandosi andare ai suoi poteri. Provava fin troppo dolore per non approfittarne.
Allura arrossì, notando l’espressione più rilassata di Lotor. Era un contatto intimo, sebbene non avesse nulla di sensuale. La gelosia che provava era inopportuna, ma era lì.
“Avevo scordato quanto fosse bello questo tuo potere” Lotor aveva gli occhi chiusi, per un attimo sembrava stare meglio.
“Quando ti fa comodo, certo” borbottò Merla sarcastica. Allura si chiese quanto fossero stati sposati.
“N-non sono nella posizione di ribattere.”
Merla scosse la testa,levando il contatto fisico. “Non sei in ottime condizioni, lo sai?”
“Definisci ottime.” la voce di Lotor era più profonda del solito, provata e rotta da momenti in cui il fiato veniva a mancare.
“Danni estesi a qualsiasi organo tu abbia dentro questi due metri di corpo mezzo galra. Metà della tua faccia è praticamente andata e solo la bravura della mia equipe ha salvato la vista. Avrai dei bei mal di testa.”
“Merla, non fare così. So bene che quando ti sforzi di essere ironica è perché stai per dirmi qualcosa di brutto.”
“Tipo quando ho voluto il divorzio?”
A Lotor sfuggì una debole risata ma subito fu colto da un ascesso di tosse.
Allura guardava la scena sentendosi un’intrusa. Merla stava per dire a Lotor del danno alla spina dorsale, un danno che aveva causato lei, del resto, e non sapeva cosa fare.
Lotor era a malapena in grado di avere una conversazione,eppure il loro primo scambio di battute era stato così acceso... e ora che sarebbe successo?
La tosse passò, mentre Merla aiutava a bere l’uomo sdraiato nel macchinario che lo copriva dalla vita in giù.
“Mer, l’ho capito da solo. Non devi dirmi niente.” la regina sembrò gelarsi per un attimo. “Non sento le gambe da che ho ripreso conoscenza e la presenza di questo macchinario la dice lunga. E’ permanente?” la voce atona non tradiva nulla.
“Non lo sappiamo ancora. Il danno alle tue vertebre è stato recuperato con degli innesti cellulari ma non sappiamo il responso.”
“I galra piuttosto che avermi come imperatore mi ucciderebbero.” non era una lamentela, ma una fredda considerazione.
“Non è necessario che lo sappiano.”
Allura rimaneva in silenzio, in imbarazzo. Era come se non esistesse, se non fosse lì.
Lotor si girò verso di lei, uno sguardo tutt'altro che accusatorio. “Situazione poilitica?”
Il tono era distaccato e fermo, chiunque altro sarebbe sembrato ridicolo ma l’aura di potere di Lotor non era stata arrestata dalle sue condizioni. Allura stava per aprire bocca ma Merla la fermò. “Lotor, sei a malapena vivo. Hai riacquistato la lucidità da qualche ora. Puoi non vanificare gli sforzi della mia equipe media?”
Lotor ignorò l’avvertimento continuando a guardarla. Allura sospirò. Glielo doveva. “In breve: sono tornata indietro per recuperarti, a sua volta siamo stati recuperati da Merla. Non ho avuto contatti con la coalizione, ma da che ho rirpreso i contatti con i paladini pare che nessuno sospetti nulla.” non specificò cosa, era sottinteso. la sparizione dell’imperatore. la loro lotta. Luì incassò il breve riassunto con la grazidi chi sedeva su un trono, non sdraiato in un macchinario alieno che l’aveva mantenuto in vita per le ultime due settimane.
Merla sospirò. “E’ il momento per me di lasciarvi soli, sono decisamente di troppo. Provate a parlare senza dare in escandescenza, per favore.” Allura guardò basita la regina dalla pelle cerulea che con un’ultima affettuosa carezza sul braccio di Lotor si avvicinò all’uscita. Di troppo? Era lei che si era sentita il terzo incomodo per l’ultima manciata di decaphoeb.
“Allura non c’è bisogno che tu dica...nulla.”
“Lo so…” e con una laconica occhiata prima di congedarsi, uscì anche lei.
Video con la coda nell'occhio i paladini affannarsi su di lei.
“Allura? Come stai? Santi numi ho intravisto Lotor per un solo attimo e sembra una bambola rotta…”
Una bambola rotta. Era così che l’aveva definito la paladina che sembrava un ragazzino.
Lotor si guardò le mani, districandosi dai fili che ancora pendevano dalle sue braccia. Quando sarebbe finita quella tortura? Non che gli interessasse più. Ci aveva provato, aveva finto per quei primi giorni di aver avuto ancora una scintilla di ambizione per il suo Impero.
Ma era una finzione che aveva portato avanti per nascondere a sé stesso la verità, come se le sensate parole che uscivano dalle sue labbra fossero in realtà di qualcun altro.
Dov'era Lotor?
Lotor aveva perso tutto.
Sincline.
La quintessenza, l’energia per l’universo.
Lo scopo della sua vita, quello che per per millenni dopo il suo esilio, dopo la morte di Vent’ar l’aveva guidato fino ad accecarlo.
La fine del Regno del Terrore di Zarkon.
Aveva perso ogni, singola, dannata, cosa.
Le sue colonie, la sua cultura natale, la fiducia delle sue generalesse.
Ma soprattutto, aveva perso l’unica occasione per amare ed essere amato.
Tutto era scivolato fra le sue dita avide, accecato come suo padre dalla quintessenza che continuava ad albergare nel suo corpo corrotto e devastato.
Perché era stato salvato? La morte sarebbe stata una soluzione più accettabile del vuoto che sentiva dentro. Non sentiva più le gambe, ma era dentro che era paralizzato.
Non provava più nulla, neanche il senso di smarrimento che l’aveva accompagnando i primi giorni.
Aveva perso la voglia di vivere.
Perché era ancora vivo? Era questa la domanda che lo ossessionava da giorni mentre fingeva una compostezza e un impegno non reali.
Sapeva che avrebbe dovuto reagire, ma non era così che facevano i Galra, no?
Per loro era solo vittoria o morte e lui aveva fallito in entrambe i casi.
Quando aveva ripreso conoscenza fra le braccia di Allura il suo primo pensiero era stato quello di riscattarsi agli occhi della donna che l’aveva distrutto; ora tutto sembrava inutile.
Per quanto Allura si sforzasse, vedeva la tensione fra loro crescere ogni giorno di più, l’intento della giovane donna quello di lavarsi la coscienza dell’errore madornale di aver tradito il suo pacifico credo macchiando di sangue la scocca del suo prezioso Voltron.
Non voleva più vedere la sua pietà, la sua forzata positività in una situazione disperata. Aveva trovato conforto in quelle braccia che non sapevano neanche loro perché l’avevano tratto in salvo, condannandolo a una condizione che definire umiliante era riduttivo. Ma ormai non aveva senso neanche rimpiangere ciò che era stato, doveva solo accettare la realtà: forse l’unico sentimento che gli era rimasto era il terrore sia di vivere che di morire.
Era sospeso in quel limbo maledetto e non sapeva come uscirne.
Il dolore nemmeno lo toccava più. Che fosse il gonfiore della sua faccia sfigurata sotto le bende, il dolore delle ferite ancora non rimarginate, non importava.
Era semplicemente paralizzato, virtualmente e letteralmente, e non sapeva cosa fare.
“Lotor si sta lasciando praticamente morire.” Merla la guardò intensamente mentre con eleganza si portava alla bocca il calice di Rhadogal. “Ma tu lo sai già, vero?” inquisì dopo un lungo sorso. La principessa ponderò la sua risposta attentamente.
Lo sapeva per certo? No. Ma aveva visto come dopo l’iniziale prova di compostezza , la parvenza di normalità di Lotor aveva cominciato a scemare, rinchiudendosi in un mutismo sempre più ostinato, la sua volontà annientata. I paladini se ne tenevano lontani, tranne Shiro e occasionalmente Keith, e sapeva che anche loro avevano avuto quell'impressione. L’ex paladino nero, in particolar modo, aveva notato come la reazione di Lotor fosse simile a quella iniziale avuta da lui dopo aver riacquistato la sua coscienza nel corpo del suo clone.
“Solo che io non ho perso tutto quello che ho costruito in diecimila anni.” aveva precisato guardandola seriamente. Anche il paladino rosso, che aveva approcciato malvolentieri Lotor all'inizio e solo per via delle Blades of Marmora, si era poi rivelato più sensibile del previsto sulle condizioni dell’Imperatore. “La situazione si sta facendo rapidamente più grave Allura. Che senso ha tutto quello che hai rischiato, se poi si sta lasciando andare così?” Keith non aveva la stessa empatia di Shiro, ma il ragazzo aveva capito bene che dietro l’apparente atonia di Lotor c’era qualcosa di più che la semplice stanchezza dovuta al trauma fisico subito. Allura accettò il calice di Radhogal che Merla le porgeva, bevendone avidamente un sorso. Il liquido trasparente la stuzzicò col gusto pungente ma dolciastro, svegliandola un po’.
“Ho avuto questa sensazione.” commentò infine laconica.
“E dunque? Ho aspettato un po’ prima di chiedertelo. Lotor sa bene quando uso i miei poteri, e ormai è completamente lucido, non posso ingannarlo.”
“Avete sicuramente più confidenza di quanta ne abbia io stessa con Lotor.”
“Non provarci nemmeno Allura. Il nostro rapporto è complicato, ma una complicata amicizia che ha avuto dei dissapori. Tu e Lotor siete un’altra questione. Ho visto cosa vi ha legato.”
“Un bacio? O il fatto che l’ho quasi ucciso?” Allura bevve ancora. Non era mai stata un’amante dell’alcool alteano ma quello offerto da Merla la inebriava piacevolmente il palato. “Entrambi. Non minimizzare ciò che vi lega a due singoli eventi, sai benissimo che fra voi c’è molto di più di quello. Un legame voluto dall'Universo stesso.”
“Un legame che abbiamo spezzato.”
“Niente è facile Allura. Non ti sto chiedendo i tuoi sentimenti, ti sto chiedendo per l’ennesima volta: vuoi aiutarlo o no? Perché salvarlo è stato un nobile gesto, ma in questo stato tanto valeva lasciarlo morire nel rift.”
La principessa rimase in silenzio, gli occhi spalancati che fissavano le sclere gialle di Merla, così simili a quelle di Lotor.
Doveva svegliarsi, non poteva continuare a negare la realtà. Ora che la questione colonie era stata in parte chiarita, Lotor non era certo meno innocente ma non era neanche il pazzo genocida ego maniaco emerso dalle memorie di Romelle. Il problema è che lei non aveva mai smesso di provare qualcosa, nonostante tutto. Lei sapeva che c’era qualcos'altro eppure aveva dato retta a un’estranea spuntata da chissà dove piuttosto che all'uomo che l’aveva aiutata a raggiungere il suo pieno potenziale. Come poteva aiutarlo? Come poteva essere credibile ai suoi occhi e convincerlo a fidarsi di lei? Vedeva che ormai era quasi del tutto indifferente dalla sua presenza, anche se continuava ad ascoltare le sue comunicazioni sulle azioni da intraprendere politicamente per mantenere una parvenza di alleanza e pace nell'Universo. Ascoltava semplicemente perché non poteva far altro. Non c’era più quel fuoco nei suoi occhi, la fiamma di Kral Zera e nemmeno la forza e la determinazione che l’avevano portato a sconfiggere Zarkon. L’acume e la sua curiosità erano completamente defluiti dai suoi occhi blu facendo ogni giorno di più posto all'apatia.
Non era quello che voleva.
No, non aveva salvato Lotor per vederlo diventare il guscio del glorioso guerriero che era stato.
Allura alzò lo sguardo di nuovo e sorrise alla regina, ringraziando mentalmente di essersi imbattuta in una come lei.
“Lo aiuterò. Basta avere dubbi, basta trovare scuse. Troverò un modo per arrivare a lui.” Merla alzò il calice per brindare. “Alla tua salute, Principessa di Altea. Dimostra a te stessa cosa sei in grado di fare.” le due donne brindarono per poi scolare i loro calici con un solo sorso.
Allura prese in parola l’esortazione di Merla e il quintant successivo rientrò nell'infermeria a grandi passi. Non aveva dormito, ed era in condizioni disastrose, ma non le importava. Aveva finalmente ciò che le occorreva per risvegliare l’interesse di Lotor, che giaceva come ormai era abituata a vederlo nel letto, occhi chiusi e testa abbandonata sul cuscino. Notò che avevano sostituito il macchinario che ricopriva metà del viso con una fasciatura azzurrina con alcuni chip dentro che gli avvolgeva parte del viso.
Progressi.
L’uso delle gambe rimaneva ancora un incognita invece.
Lotor come sempre la fissò senza particolare cambiamento nel suo sguardo.
Dov'era la passione con cui la guardava, l’ardore e il desiderio che l’avevano consumato dentro?
Andati via, come tutto il resto. Allura era sempre una visione, ma nulla in lui sembrava avere reazione nel guardarla. Peggio, non voleva più guardarla e notare quell'espressione di forzata cortesia, quella diplomatica farsa che nei giorni precedenti gli aveva permesso di collaborare e salvare almeno le apparenze. Eppure quel giorno, la giovane donna sembrava aver messo da parte l’espressione gentile di facciata per lasciare posto alla principessa decisa che non aveva più rivisto. Non lo interrogò sulle sue condizioni, con quello scambio di formalità imbarazzanti, ma si avvicinò a lui sorridendo genuinamente.
“Dobbiamo parlare.” si sedette direttamente sul suo letto, stando ben attenta a non creare danni, volendo accorciare le distanze. Lotor alzò a malapena un sopracciglio
mentre riconosceva la mappa che si era materializzata sull’holopad di Allura.
“Lotor, so che gli ultimi giorni sono stati...duri, per usare un eufemismo. Dato che però non voglio più usare eufemismi e finta diplomazia con te, dirò la verità: questi giorni sono stati uno schifo. So bene che fra noi c’è ancora tanto di irrisolto, sono cosciente che al momento nessuno dei due si fida dell’altro...ma ti prego di ascoltarmi.”
Lo sguardo di Lotor era lucido, ma continuava a essere totalmente spento mentre con un cenno appena del mento annuì brevemente.
Allura prese la sua mano fra le sue, guardandola per un attimo. Era fredda, gli artigli galra momentaneamente ritratti. Non aveva un contatto fisico con lui da quando aveva appena ripreso conoscenza e aveva cercato di calmarlo. “Andrà tutto bene...” gli aveva detto, ma al momento tutto stava andando in malora. Non si sarebbe comunque arresa. Lotor la lasciò fare, momentaneamente sollevato da quel calore ma non particolarmente sorpreso del contatto.
Non gli interessava più, non era semplicemente lì. Parte di lui era rimasta nel rift probabilmente.
Eppure, quando Allura baciò la sua mano stretta fra le sue con le lacrime agli occhi, qualcosa in Lotor si smosse. Cosa stava succedendo?
La principessa sorrideva ancora, ma stavolta era il sorriso più struggente che le avesse mai visto. Dolore, paura, dispiacere ma anche...speranza?
Se lui non riusciva più a provare nulla, Allura era sopraffatta dalle sue emozioni e come un vaso comunicante avrebbe voluto trasferire in quel contatto tutto ciò che albergava dentro di lei. Invidiava Merla e il suo potere in quel momento, ma non avrebbe fatto affidamento ad altri espedienti. Doveva affrontare la realtà.
“Lotor, torna da me...” lo supplicò come non aveva fatto nemmeno quando era a un passo dalla morte. Ma lui ora era lì, cosciente ma lontano decaphoebs luce da lei. “So che non dovrei dirtelo ma non posso più nascondermi dietro la facciata della principessa che vuole salvare l’universo. Sono tornata per te Lotor, per te. E mi dispiace...mi dispiace per ciò che ho fatto.” ormai le lacrime scorrevano impietose, mentre l’uomo davanti a lei incamerava quelle parole come il canto di una sirena. Per lui? Era tornata per lui?
Nessuno era mai tornato per lui.
“Non ti biasimo per le mie condizioni Allura.” riuscì solo a dire, mentre processava quel comportamento.
“Ma io sì.” tagliò corto lei scuotendo la testa. Non era di recriminazioni che voleva parlare, ma del futuro. “Torniamo a Oriande” propose quasi in un sussurro.
“Cosa?”
“Ti prego Lotor, fidati di me. Sento che c’è qualcosa lì, per entrambi. Le risposte a come cercare di superare tutto questo.” con un gesto indicò entrambi.
“Non sono risultato degno di quel posto.” la sua era una mera costatazione, non una sola inflessione di lamentela. La Principessa scosse la testa. “Non è vero. Non eri pronto.”
“Allura come pensi che possa essere d’aiuto tornare in quel luogo? Posto che non saprei neanche come arrivarci. Ti ricordo che non posso camminare.” cominciava a scaldarsi per la prima volta in giorni e Allura si appigliò a quella scintilla.
“Troveremo un modo. Lotor, so che ti chiedo troppo ma ti prego, fidati come io mi sono fidata la prima volta. So che ho rovinato tutto...”
“Non sono innocente, Principessa.” la interruppe lui ma lei proseguì imperterrita.
“...ma c’è qualcosa in me, nei miei poteri, che mi dice che dobbiamo andare lì. Per l’Universo, ma anche per te.”
Lui scosse la testa. “Non vedo più alcuna utilità nella mia esistenza.” non lo diceva per farsi compatire, era una pura constatazione ed era quello che più preoccupava la principessa al suo capezzale.
Allura avrebbe quasi voluto scuoterlo da quella gelida apatia, ma ovviamente non poteva. Si portò nuovamente alle labbra il dorso della sua mano cercando di trovare le parole giuste. “Lotor, sarò egoista, ma la tua esistenza è strettamente legata alla mia. Io sento che andare insieme ad Oriande ci porterà beneficio.” Lotor era confuso, ma per la prima volta dopo giorni si sentiva vagamente reattivo a ciò che lo circondava. Le labbra di Allura sulla sua mano bruciavano contro la sua pelle gelida, come se quel contatto avesse ridestato in lui una scintilla di ciò di cui era stato privato. “Era tutto ciò che hai sempre sognato andare lì, e credimi vorrei capire cosa provi tu, ma sul piatto posso solo mettere la mia esperienza, la perdita del mio pianeta e della mia gente.”
“Non volev...”
“Non sto parlando delle colonie. Sto parlando di ciò che mi è successo ormai diecimila anni fa e non voglio recriminazioni né scuse. Voglio solo farti capire che sento che tornare a Oriande non solo ci darà le soluzioni che cerchiamo per salvare l’Universo ma ti porterà un nuovo proposito di cui non sei ancora a conoscenza. Lo so e basta.”
“Allura perché mi dici queste cose, ora?”
Lei lo guardò intensamente, sorridendo. “Perché anche io ho avuto il mio tempo per processare tutto ciò che ci è accaduto. Sono tornata fino al rift perché non potevo accettare di abbandonarti alla morte. E ora non posso accettare di avere davanti a me solo l’ombra dell’uomo che ho conosciuto. ”
“Non voglio la tua pietà, Principessa.” sibilò lui, finalmente piccato nell'orgoglio.
“E allora dimostramelo, dimostrami che l’Imperatore Lotor è ancora qui davanti a me.”
“Se solo potessi mettermi seduto ora ti dimostrerei la mia presenza, ma sfortunatamente sono un relitto.” Lotor stava iniziando a sentire di nuovo qualcosa.
Fammi sentire qualcosa, Allura.
Orgoglio, sfida, curiosità, cominciarono a riformarsi vagamente nella sua coscienza mentre con un giro di polso, prese fra la sua grande mano entrambe le mani minute della principessa. Con un po’ di sforzo l’attirò a sé, vicino al suo volto sfigurato. Allura era deliziata da quell'improvvisa reazione. Stava funzionando. Sorrise sorniona, lo sguardo brillante di soddisfazione. “Dimmi Allura, lo fai solo perché non riesci a dormire la notte per il peso della colpa? Posso insegnarti diversi modi per convivere con gli incubi, piuttosto che costringere un povero infermo a un viaggio umiliante.” Allura non si fece intimidire dalla frase sferzante, e liberata una delle mani dalla presa di Lotor accarezzò solo con il dorso delle dita la parte offesa del suo viso. “Lotor, non ti nasconderò che anche io ho i miei incubi e certo, mi sento in colpa. Ma ti prego di credermi, io non proverò mia pietà per te. Ti chiedo tanto nel fidarti, ma io so che tutto ciò di cui hai bisogno è un’altra possibilità.”
Lotor era sconcertato.
Un’altra possibilità? Lui? Lasciò andare la mano della paladina come fosse scottato, ma lei rimase a quella distanza ravvicinata, mentre con grazia gli accarezzò la guancia non offesa.
“Perché ti stupisce?”
“Perché il credo del mio popolo è vincere o morire, Principessa.”
“Il tuo popolo non è solo Galra. Noi crediamo nelle seconde opportunità”
“Hai detto che non meritavo i marchi alteani.” le ritorse contro e Allura poté vedere la rabbia repressa finalmente uscire lampeggiando dai suoi occhi zaffiro.
“Ho detto molte stupidaggini Lotor.” non perse tempo ad ammettere lei.
“Lo pensi davvero? Anche ora che sai solo una parte di ciò che è successo nelle Colonie?”
Allura non cadde nella trappola della provocazione. “Sì.” lo guardo decisa sempre a un centimetro dal suo viso, che non vedeva l’ora di rivedere di nuovo per intero.
Non resistette all'impulso di sfiorare la sua guancia. “Dimmi di sì Lotor. Dimmi che vuoi ancora vivere.” gli sussurrò quasi sulle labbra. L’Imperatore indulse nel respirare ancora a pieni polmoni quel profumo che lo aveva stregato, ancora e ancora. Sentì di nuovo un colpo al cuore, come se qualcuno lo avesse preso e stretto forte. Se ne sarebbe pentito, se ne sarebbe pentito ancora. Diecimila anni perduti e ancora non aveva imparato niente?
Ma almeno...stava di nuovo sentendo qualcosa.
“Torna da me” incalzò ancora Allura, sussurrandoglielo sulle labbra. Lui non resistette all'impulso di sollevare l’altro braccio e affondare la sua mano nella soffice nuvola di capelli della sua nuca per poi sfiorarle il marchio alteano con il pollice. Il suo viso delicato nella sua mano grande quasi spariva e lei si abbandonò a quel contatto socchiudendo gli occhi e sorridendogli.
Aveva di nuovo le lacrime agli occhi e Lotor lasciò cadere ogni barriera di fronte a quel sorriso. Tutto ciò che provava tornò al suo posto con l’impeto di un maremoto, una scarica talmente potente da lasciarlo quasi senza fiato. Si riscosse come se avesse appena ripreso conoscenza, spalancando di nuovo gli occhi.
“Sono qui, Allura.” sussurrò quasi incredulo, sentendo il peso dell’intensità di quel momento. Fu quasi felice di sentire il dolore provocato dall'abbraccio di Allura, che d’impulso si era lanciata verso di lui. “Andiamo a Oriande.” concluse guardandola.