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Cow-t 11, settimana 2, 
Prompt: - M2 - Prompt  "Avere e non avere"  
Fandom: Dragon ball
Numero Parole: 1392


Lo specchio però le rimandava un’immagine differente. Bulma si risistemò il tubino nero aderente. “Sono una stronza eh Vegeta? Chissene frega di cosa pensi.” Si infilò i tacchi più alti che possedeva arrivando a sfiorare un’altezza per lei vertiginosa. Fece qualche passo, sfilando per se stessa davanti allo specchio. I suoi movimenti erano fluidi ed eleganti nonostante il tacco e il plateau. 
“Alla faccia tua, disgraziato.” prese la borsetta e si avventurò fuori dalla sua stanza, guardinga.
Ma certo, tanto non l’avrebbe mai incontrato, chiuso in quella dannata gravity room, la sua auto prigione.
Trunks dormiva da ore nella sua cameretta e lei doveva uscire. Aveva bisogno di sentirsi bella, bere dei drink e far finta che era ancora Bulma Brief, la più ricca ereditiera del mondo, genio e ambita da tantissimi uomini.
E invece, brutta cretina, si era impelagata con un uomo che non era nemmeno un essere umano, un alieno per di più!, che nonostante i progressi, e una proposta di matrimonio imbarazzata continuava a farla dannare. 
Ci aveva sperato di incontrarlo e sbattergli in faccia la sua bellezza sfavillante soprattutto dopo quelle parole così crude che le aveva rivolto poco prima. “Pensi davvero che qualcun’altro oltre me sopporterebbe una stronza come te? Non sei neanche più neanche l’ombra di una femmina ormai.”
 
 
E cosa aveva fatto per meritarsi quell’astio? Non ne aveva assolutamente idea. 
Ovviamente non incontrò Vegeta, si mise in macchina incazzata e decisa a bersi tutto il locale. Sola, perchè non aveva amiche con cui sfogarsi, Chichi non era esattamente una con cui parlare di certe cose, e 18 per quanto grata per l’aiuto con la sua gravidanza era ancora sulle sue.
Arrivò al Diamond Dust e si diresse direttamente all’entrata riservata ai vip. Aveva bisogno di sentirsi di nuovo giovane e bella. Per un attimo pensò di chiamare Yamcha ma non poteva essere una soluzione perchè Yamcha era ancora palesemente innamorato di lei nonostante la relazione ormai stabile con Vegeta. Stabile...cosa era stabile nella sua vita? Aveva ottenuto Vegeta coinvolto nella sua vita quotidiana, ogni giorno conquistandosi un pezzetto della sua terribile maschera di superbia, e aveva ottenuto un padre per suo figlio. Ma delle volte...delle volte litigavano e basta, e non il  loro solito battibeccare.
Non sapeva neanche lei il perchè stavolta. 
 
Entrò nel privè con un cameriere che portava una bottiglia di champagne che valeva quanto la sua macchina. Voleva scolarsela e poi scendere e farsi avvolgere dalla musica e tornare a casa felicemente brilla e riposata. Avrebbe risolto con Vegeta il giorno dopo, nella sua tuta da laboratorio.
Non valeva nemmeno lo spreco del suo vestito nero. 
A volte le sembrava di sfiorare il cielo con un dito: quei rari momenti in cui lei e Vegeta riuscivano a entrare veramente in sintonia, oltre che a letto, erano per lei preziosi. L’aveva sentito ridere se non spesso almeno abbastanza da poter essere contate sulle dita di una mano.  E lei stupida che aveva confuso quei momenti di intimità come amore. Che illusa...ma perchè dirle di amarla, sebbene solo una volta, per poi trattarla così? Era migliorato? Sì, certamente, ormai erano in una fase della loro relazione doveva avevano effettivamente ammesso i loro sentimenti e sembrava davvero che il principe dei saiyan fosse intenzionato a mettersi d’impegno per capire come funzionava un rapporto…
E invece quella sera non riusciva a capire nemmeno perché avessero litigato e perchè si fossero insultati così.
Bevve un ricco sorso di champagne, illusa nel ripercorrere la breve ma furiosa litigata. Vegeta con lo sguardo assassino che le dava della stronza mentre lei lo aspettava a braccia aperte fuori dalla gravity room. Lei che non capiva e chiedeva perchè. E poi loro due, infuriati, che non riuscivano a parlare ma solo a insultarsi malamente.
Non era il momento di pensarci, era inutile ripercorrere quella sequela ridicola di parole senza senso. Le scale che dal corridoio dei privè portavano alla pista da ballo sembravano già molto meno sicure di prima con quei tacchi vertiginosi. 
Voleva spogliarsi scendere da quei trampoli e andare a mettersi nel loro letto. Erano riusciti anche in quello, dannazione! Scosse la testa, mentre si concentrava a fingere di essere una ventenne senza pensieri e non una madre di famiglia con una relazione a dir poco assurda con un alieno dai capelli sparati.
La musica non era nemmeno granchè, era davvero vecchia ormai, ma si lasciò cullare dai suoi ritmici mentre ondeggiava i capelli lunghi al vento.
Era così facile lasciarsi andare alla musica, ma una parte di sè sapeva che era solo una bugia che raccontava a se stessa. Non riusciva a smettere di pensare a Trunks, agli occhi di Vegeta colmi di collera. Di lui non aveva mai avuto paura, neanche nei momenti peggiori, ma quella sera aveva scorso in lui qualcosa di diverso.
Era forse dolore quello celato nel suo sguardo?
Perché quell’uomo era così incapace di spiegarsi? Era colpa sua. Avrebbe dovuto insistere nel capire cosa fosse successo piuttosto di dargli contro. Aveva perso la pazienza senza motivo. Non si era mai sentita così demotivata, del resto durante le loro litigate era sempre stata convinta di essere nella parte della ragione e solitamente lo era. Non sapere perché era stata trattata a pesci in faccia, quasi peggio dell’inizio della loro relazione o quasi peggio di non essere salvata da un aereo in fiamme con in braccio suo figlio. Si fermò di colpo, in mezzo alla pista. Li aveva sentiti gli sguardi degli uomini intorno a lei ma nessuno si era avvicinato. Non aveva più vent’anni davvero, era circondata da ragazzini. Le sembrava di vedere Vegeta ovunque, per un attimo davvero l’aveva intravisto nella sua mente. Ferma, mentre tutto il mondo andava avanti pensavba a tutto ciò che aveva conquistato nella sua vita.
Aveva tutto.
E non aveva niente.,
Avere e non avere, il binomio dell asua esistenza.
Aveva ricchezza, potere, prestigio.
Ma nonostante gli anni, la fatica e i litigi evidentemente non aveva il cuore di quell’uomo bastardo che la faceva fremere la notte come una cagna in calore e le spezzava il cuore la mattina dopo.
Stupida, stupida Bulma.
Aveva il cervello più intelligente del mondo e non aveva il coraggio di chiudere quella situazione.
Era solo scappata.
 
Tornò a casa, distrutta. Svuotata.
Era solo un’idiota, essersi illusa e drogata di potere per qualche ora per tornare in quel letto che sapvea essere vuoto.
Eppure, nulla poteva prepararla a vedere Vegeta nel loro letto.
“Dov’eri.” Non un’inflessione di domanda, sebbene lo sembrasse.
“Non sono affari t-”
Le parole rimasero in gola quando si sentì stretta nella morsa delle sue braccia, appiattita contro il muro.
“Direi che dato che sei mia, sono proprio affari miei.”
“Ah si? Non mi sembrava così stamattina quando te ne sei sbattuto il cazzo di cosa stava succedendo e mi hai lasciato a gridare da sola.”
“E’ quello che succede sempre donna o sbaglio?" il suo profumo la stava facendo impazzire di desiderio, voleva solo ribellarsi e schiantarlo sul letto.
Che stupida.
“Forse mi sono STUFATA Vegeta? Non sono la tua schiava. Ho capito, ho capito che non ti avrò mai. Fai quello che vuoi, lo farò anche io.” cercò di liberarsi, inutilmente.
Lo vide cambiare espressione, una che la impauriva più della rabbia. 
LA delusione.
“Sei andata...con qualcun’altro?”
Era asssurda come domanda, e lei quasi volle schiaffeggiarlo. 
“Certo che no! Idiota!”
“E allora cosa diamine sta succedendo?” la sua maschera era tornata, l’insicurezza di poco prima coperta dai toni di nuovo accesi.
“E’ successo che nonostante tutto riesci a ferirmi, ecco cosa.”
“Bulma” era serissimo. “Era un litigio. Stupido. Come sempre.” non si erano mossi di un centimetro ma almeno lei aveva il vantaggio dell’altezza.
“Voglio che il sempre cambi Vegeta. Voglio litigare e voglio scopare dopo averlo fatto. Non voglio più litigare da sola dopo che mi hai detto di essere una stronza. Se verazmente siamo qualcosa, devi starci dentro fino alla fine.”
Lo senti sosprirare, profondamente, rialzare lo sguardo ed all’imrpovvso fu fra le sue braccia.
“Che diavolo stai facendo?”
“Dimostrarti che tu hai tutto di me, stupida.”
Da quel girono, Bulma potè dire di avere finalmente tutto. Nel bene e nel male.
 

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