![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Cow-t 10, settimana 4,
Prompt: - M1 "L'imprevisto dietro l'angolo"
Fandom: Voltron
Numero Parole: 3980
Allura neanche sapeva come ci fosse arrivata al rift. “Blue..dove siamo?” ormai parlava anche da sola. Bene. L’esplosione era stata orribile. Cosa ci faceva lì? Era impossibile trovarlo vivo. Lotor era morto, sicuramente. Era una stupida illusa e aveva tradito i suoi Paladini. L’avrebbero odiata per sempre. E tutto perchè non riusciva a non pensare a quelle urla strazianti.
A quel dolore. A cosa si erano urlati prima della battaglia.
Non poteva finire così.
Biiip- biip- biip.
Il radar. Alzò gli occhi.
“Oh per tutti gli dei…”
Fra la miriade di frammenti e rottami fluttuanti, la cabina di pilotaggio di Lotor era lì, sospesa a pochi dobosh da lei e il suo Leone.
Allura entrò nella cabina usando la sua forza Alteana per rimuovere le lamiere. Aveva il cuore in gola, lo sguardo subito diretto al sedile. Vedeva già le dita affusolate di Lotor penzolare da uno dei lati del sedile e provò la più grande paura della sua vita, il che era assurdo dato che era praticamente colpa sua quella situazione. Si precipitò da lui e lo spettacolo che le si parò davanti le fece sfuggire un grido di paura.
“Lotor!” si portò le mani alla bocca prima di capire cosa fare. Era vivo?
Allungò la mano tremante verso il suo polso, sentendo che c’era ancora una flebile speranza di vita. Le labbra arse dal calore insopportabile che aveva subito il robot, parte del viso completamente completamente sciolta, sangue scuro come la pece ovunque, pezzi di armatura ormai saltati che mostravano ferite orribili che la fecero quasi rimettere. Ma non era il momento di vomitare. Doveva reagire, non era arrivata lì per farsi sopraffare dal panico e dalla vista di ferite purulente.
Provò a sfiorare il viso di Lotor laddove non era una maschera di sangue e realizzò che scottava come fosse una fiamma. Non sapeva molto di anatomia Garla ma per quella alteana non era un buon segno. “Dovrei odiarti…” sussurrò fra le lacrime, mentre con delicatezza cercava di superare il panico che provava per caricarlo sulle sue spalle. Non un suono uscì dal principe incosciente, nemmeno quando inevitabilmente dovette premere quelle ferite disastrate, macchiando la sua sempre immacolata uniforme di sangue. Il sangue di Lotor.
Lo strinse forte a sè, l’improvviso odore di sangue, morte e bruciato che le solleticò le narici. Vomiterò prima o poi. Non ora.
“Mi devi un castello, disgraziato. Ma non ti lascerò morire qui. Non dopo tutto questo”. parlava da sola mentre cercava di portare quel corpo così grande fra le sue braccia, che sebbene fossero più grandi grazie alla mutaforma alteana riuscivano a malapena a manovrarlo. Lotor l’aveva sempre superata di tutta la testa e qualcosa di più. Non aveva mai voluto mostrargli quelle sue doti alteane. Le era piaciuto essere sovrastata dalla sua magnetica presenza e dalla sua voce roca mentre la ammaliava con la sua intelligenza e le sue storie di una vita millenaria. Era stata una stupida, eppure eccola lì, a portarlo nella sua cabina di pilotaggio.
Per portarlo dove poi? Non aveva più un Castello, i Paladini erano sicuramente arrabbiati con lei e probabilmente Coran non le avrebbe più rivolto la parola. Strinse Lotor a sè più forte e finalmente sentì un sussurro uscire dalle labbra martoriate, sebbene non fu un buon segno. Lotor comiciò a tremare convulsamente fra le sue braccia, mentre Allura non sapeva cosa fare.
Cosa accidenti aveva combinato? E perchè Blue glielo aveva lasciato fare?
“Non sono venuta a prenderti per lasciarti morire qui Lotor. Resisti, ti prego.” lo implorò mentre nuove lacrime cominciarono ad inondarle le guance.
Blue era partito, ma lei non aveva impostato nessuna rotta. Lotor continuava ad avere convulsioni terribili che le rendevano difficile anche solo mantenere l’equilibrio, non riusciva a far l’altro che cercare di tenerlo stretto, imbrattandosi sempre di più di sangue.
Doveva pensare.
Ma nel momento in cui stava per invertire la rotta che Blue aveva impostato, sentì una presenza nel suo radar.
I Paladini?
Alzò lo sguardo e rimase a bocca spalancata.
Un flotta di navi sconosciute, capitanate da una nave ammiraglia dalle dimensioni enormi, si stagliava di fronte la suo Leone. Lotor aveva momentaneamente smesso di contorcersi e gli sentì rapidamente il polso. Qualche battito c’era, ma la sua pelle era ora diventata gelida.
“Resisti Lotor, ci siamo.”
Non sapeva chi fossero, non sapeva se fossero nemici o alleati. Ma Blue l’aveva condotta lì e al momento era l’unica soluzione possibile.
Pregò i suoi dei prima di entrare nel boccaporto aperto.
Appena uscita dal Leone con Lotor in braccio, si sentiva lei stessa una leonessa sulla difensiva.
Era sola, senza Paladini, stanca dalla battaglia, ricoperta di sangue, sporca e probabilmente ferita...ma non si era mai sentita così forte nel voler proteggere a tutti i costi Lotor.
Il che era assurdo, ma ci avrebbe pensato poi.
Un gruppo di quelli che sembravano soldati avanzarono verso di lei, ma fu la presenza di un'equipe medica che la sorprese, con tanto di barella al seguito.
Era spiazzata ma non potè far altro che cedere quasi involontariamente il corpo esanime del principe a quel gruppo di sconosciuti. Senza proferire parola, ormai sfiancata dalle avversità, non potè far altro di vedere come delle forme di vita a lei totalmente estranee cominciarono ad armeggiare con Lotor e la sua armatura ormai distrutta.
“Principessa Allura.” una suadente voce femminile la raggiunse.
Si girò sorpresa, mano al Bayard. La visione di una bellissima donna la colpì nel profondo. I fluenti capelli rossi, la vibrante pelle azzurra appena ricoperta da un completo top e pantaloni di pelle, gli occhi dalla sclera gialla così simile all’uomo che le avevano appena tolto dalle braccia sebbene le iridi fossero nere come l’universo. Non si era mai sentita così brutta, sporca e vulnerabile, al cospetto di quella presenza quasi regale. Una sua pari? La consapevolezza la scioccò.
L’aliena le si era avvicinata, tendendole la mano per sostenerla, uno sguardo preoccupato sotto l’espressione enigmatica.
“So che la situazione ti sembra assurda, ma ho una spiegazione per tutto questo.” indicò la sua presenza e la barella contenente Lotor che si allontava velocemente da lei. Il cuore le mancò un battito e provò a seguire il gruppo di medici ma la donna la fermò, stringendo di più la sua mano. “Immagino che tu sia preoccupata per Lotor, ma non vorresti prima rinfrescarti, sapere cosa sta succedendo?”
Allura confrontò la donna, appena più alta di lei. Scosse la testa. “Non sono arrivata fino al centro di un rift dimensionale per niente. Il riposo può aspettare...vi prego di lasciarmi seguire Lotor, mentre spiegate…” indicò stancamente l’hangar.
L’altra non si scompose, lasciandole la mano e facendole cenno di precederla. “Dopo di voi altezza…” disse in maniera più formale, ma sorridendole.
L’alteana voleva solo morire di stanchezza sulla prima superficie utile, ma non poteva cedere. Non ora.
Le due donne, scortate dai soldati, seguirono in un corridoio parallelo l’equipe medica, per poi ritrovarsi in una sala con dei larghi divani grigi che affacciava su una sala operatoria dalle dimensioni enormi, fra loro uno spesso vetro trasparente.
Allura si lasciò cadere stancamente su uno dei divani, un occhio alla loro salvatrice e l’altro a Lotor, che ora, semi spogliato della sua armatura e incosciente, sembrava per la prima volta fragile e in pericolo. Voleva quasi urlare a tutti loro di andarsene e fargli curare le sue ferite, ma sapeva che tutta la sua energia era andata per riportare la coscienza di Shiro nel suo corpo. Ma era una principessa alteana, una paladina di Voltron e non avrebbe dato segni di squilibrio davanti a una sconosciuta.
Vide una mano azzurrina porgerle ciò che sembrava un bicchiere con una bevanda calda.
Alzò lo sguardo, la splendida aliena senza nome le stava sorridendo.
“Sai, non avrei mai pensato che un giorno avrei salvato quel figlio di una strega.” esordì lapidaria. Allura era fin troppo scioccata per protestare. “Lascia che mi introduca a te, Principessa. Il mio nome è Merla, e sono la Regina del Settimo Regno.” Allura quasi involontariamente si alzò per inchinarsi, ma Merla la fermò. Si sedette accanto a lei, per poi circondarle le spalle, da quant’è che qualcuno non la abbracciava?, incurante del sangue, dello sporco, del sudore.
“Sapevo che ci saremmo incontrate, solo che non avrei mai potuto immaginare il come, nonostante i miei poteri.” le disse suadente. Aveva le orecchie appuntite come lei, come Lotor. Aveva le unghie lunghe, notò mentre le sfiorava il viso, ma non gli artigli.
“Stai tranquilla Allura, Non farò del male a te, o per quel che può valere, a lui.” con un dito arcuato indicò l’interno della sala dove si svolgevano attività frenetiche. Lotor era circondato da persone intabarrate in tute antisettiche e non riusciva più a vederlo. Era come in trance, stregata dalla voce suadente dall'aliena che la faceva sentire così al sicuro, così tranquilla. Si rilassò senza neanche chiedersi cosa stesse succedendo.
Allura sbattè gli occhi un paio di volte, prima di riprendere i sensi. Per un attimo fu spaesata… dov'era? Cos’era successo? Poi appena lo sguardo si focalizzò sulla vetrata che aveva davanti, realizzò.
Lotor.
Il rift.
La corsa contro il tempo.
La regina dalla pelle azzurra che li aveva accolti.
Corse verso il vetro, cercando di vedere cosa succedeva all’interno della sala operatoria.
Quanto era stata ko? E perchè aveva ceduto al sonno?
Vide Merla all’interno della sala, circondata dalla sua equipe e vicino Lotor, ancora incosciente, con metà del viso completamente coperta da quello che sembravano dei componenti tecnologici a lei sconosciuti. Sembravano tutti concitati intorno al principe ma non riusciva a sentire nulla. Provò a sbattere i pugni sul vetro, agitata. Cosa stava accadendo?.
La regina aveva gli occhi chiusi, due dita sulla fronte dove aveva notato indossare un piccolo diadema con una placca nera sulla sua fronte che ora stava premendo. L’espressione le sembrava concentrata come quando lei usava i suoi poteri. Anche Merla aveva delle abilità? E cosa stava facendo a Lotor?
Il principe sembrava soffrire molto, l’unica parte del volto visibile completamente contratta in una smorfia di dolore, un cerchio di un viola profondo sotto l’occhio serrato. Era stato immobilizzato, si rese conto Allura, poiché evidentemente ancora in preda alle convulsioni.
Non poteva rimanere lì.
Con uno scatto raggiunse la porta, che fortunatamente non era bloccata.
Non era una prigioniera, realizzò immediatamente. Entrò nella sala, un odore forte di medicinali e macchinari in funzione la assalirono immediatamente. Uno dei medici gli si avvicinò immediatamente. “Principessa, non può stare qui!” la voce era femminile.
Perché sapevano tutti il suo status? Allura scosse la testa, infuriata, ignorando l’appello della figura totalmente intabarrata nella tuta antisettica.
“Cosa sta succedendo?” chiese agitata.
“Sua Maestà sta provando a calmare il Principe, non può essere disturbata.” un’altra figura dalla voce femminile le si avvicinò, ma non era ostile. “Il principe è in condizioni disperate. I danni al suo fisico sono molto più gravi che da un primo esame e lo shock che ha subito non ci sta aiutando. Non possiamo intervenire, le convulsioni sono troppo forti e i sedativi non stanno funzionando.”
“Il suo corpo sta reagendo così perché sta collassando?” chiese con un sussurro e le due annuirono. Provò ad avvicinarsi ancora ma fu fermata. “La Regina sta provando a sedare Lotor dall'interno, tranquillizzandolo. Non può essere interrotta!”
Allura realizzò che la donna aveva dovuto usare lo stesso potere su di lei, per indurla al riposo. Si liberò dalla stretta.
“Non ci riuscirà da sola.” poteva percepire l’agitazione di Lotor, il dolore e la sofferenza mentre Merla proiettava su di lui un tenue raggio violaceo che ne avvolgeva parte del corpo agitato. Aggirò il tavolo operatorio e si pose davanti alla Regina, che nella sua trance non si era accorta di nulla. Si vedeva il suo sforzo però, goccioline di sudore le imperlavano la fronte adornata. Abbassò gli occhi sul principe Garla, cercando di ignorare il panico di perderlo e la vista delle ferite aperte. L’addome era nient’altro che un ammasso di organi esposti, ma distolse lo sguardo, coraggiosamente. Non c’era tempo. Si concentrò, grata per aver avuto quel breve lasso di tempo per recuperare le energie. Non erano molte, dopo lo sforzo di riportare Shiro da loro, ma poteva aiutare la Regina.
Si sfiorò il cristallo sulla fronte, concentrando le sue forze su quell'unico punto del corpo, cercando di incanalare quanto più dei poteri Altean fossero rimasti in lei. si connesse a quel raggio violaceo, avvolgendolo di azzurro.
Allura si ritrovò proiettata in uno scenario confuso, una visione di fiamme infuocate ovunque, un dolore lancinante che la attraversò da parte a parte. Era questo ciò che stava provando Lotor? Stava praticamente per svenire quando sentì la voce suadente di Merla. “Allura! concentrati! Non è il tuo dolore!” la donna si materializzò davanti a lei, le lunghe gambe che falcavano il terreno in fiamme, estinguendolo. “E’ una proiezione mentale Allura. Devi calmarti e rilassarti. Solo così puoi aiutarmi.” Allura annuì, immobile, cercando di dissipare quel dolore lancinante che la bruciava da dentro, lasciandola inerte.
“Pensa a qualcosa di bello Allura. Aiutami a far capire a Lotor che non esiste solo il dolore.” Merla le tese la mano, aiutandola ad alzarsi, la mente dell’alteana affollata di domande che al momento non potevano trovare risposta. Perché la conosceva? Perché conosceva Lotor? Era ostile, era alleata?
“Risponderò a tutte le tue domande Allura, ma ora devi aiutarmi, sei qui per questo no?” la voce di Merla risultava provata per la prima volta.
Annuì mentre si rimetteva in piedi, l’espressione decisa. “Cosa devo fare? N-non ho mai fatto...una cosa del genere. Non ho ancora una piena conoscenza dei miei...poteri.”
“Sei l’unica superstite di una grande stirpe di alchimisti e maghi eppure nessuno ha potuto insegnarti.”
Allura ingnorò la rabbia incontrollabile che quell’affermazione le provocò. “Non sono l’unica superstite…” Merla le prese il viso fra le mani, improvvisamente troppo vicina a lei vide la bella bocca blu scuro muoversi a rallentatore.
“Perchè hai salvato Lotor, Principessa se è odio ciò che provi per lui? Sei qui per falro morire, o vuoi salvarlo?” si sentì scuotere e rinsavì improvvisamente. “Non lo lascerò morire. Pagherà per ciò che ha fatto, ma non morendo!”
“Concentrati Allura, concentrati! Pensa a ciò che di bello hai condiviso con lui...prova a confluire tutte le tue ergie su quello, non pensare all’odio al rancore....” Merla le tenne la mano, mentre chiudeva gli occhi. Fece lo stesso, proiettando in sè tutto ciò che avevano condiviso in quel lasso di tempo, prima della battaglia finale. Improvvisamente ripensò al loro primo e unico bacio, alle sue labbra calde, le labbra che aveva ritrovato screpolate e quasi senza vita solo qualche dobosch fa. Cambiò pensiero, concentrandosi su quando aveano condiviso a Oriande. Una sensazione di pace la avvolse, mentre ricordava i marchi alteani di Lotor, le sue parole, la sua conoscenza. “Non puoi morire Lotor, dobbiamo chiarire troppe cose io e te...” ripensò con dolore ai sorrisi che si erano scambiati, ai momenti di sintonia che l’avevano portata a provare quei sentimenti che ora straripavano dal suo cuore, contro la sua volontà. Cercò di accarezzare quel dolore che sentiva, quell'inconscio ferito che tentava di ribellarsi a ogni forma di aiuto. Allura sentì su di sè i diecimila anni* di Lotor come fossero stati diecimila frustate sulla sua schiena. Venne a contatto con tutto ciò che di terribile e oscuro tormentava l’anima di Lotor, divisa e contrastata fra le due identità Altean e Galra. Sentì il senso di colpa, si fece permeare dallo struggente senso di inadeguatezza, si perse per un attimo nel dolore enella sensazione di volersi lasciare andare.
L’orribile consapevolezza si formò in lei.
Lotor voleva morire.
Non nel rift, non prima. Ma ora. Sentiva il senso di perdita, il senso di diecimila anni di sacrifici e nefandezze per raggiungere il suo scopo.
Aprì gli occhi, disperata, Merla sempre davanti a lei, espressione imperturbabile. Anche lei poteva percepire tutto quello? Cosa stava facendo?
Intorno a loro solo fiamme, e poi all'improvviso, il gelo. Pareti di ghiaccio violaceo sembravano volerla soffocare per quanto erano alte. Merla aprì gli occhi. “Questo è ciò che posso fare. Lotor non è mai stato prone a farsi possedere dai miei poteri.” mormorò, quasi con tristezza. “Tocca a te Allura. Io posso manipolare le emozioni, ma solo tu puoi dargli quella pace che gli serve ora.”
Allura richiuse gli occhi ancora una volta. “Lotor...lasciati andare...sei al sicuro qui...permettici di aiutarti.” cominciò a sussurrare come se aspettasse una riposta. Cominciò a focalizzarsi su tutto ciò che di bello poteva ricordare… il giardino di Altea, i due soli che splendevano nel cielo, i fiori che si spargevano per ettari ed ettari. Non pensò ad Alfor o a sua madre, ma immaginò lei e Lotor. Come sarebbe potuto essere. Rivide lei da bambina, e tentò di immaginare Lotor, poco più piccolo di lei, se tutto fosse andato diversamente. E lo vide. Vide il piccolo principe e sapeva che era stato davvero così, millenni fa. I capelli candidi appena sotto le orecchie, la pelle lilla, il volto ancora paffuto in quella fase appena prima di diventare un uomo.
Lo raggiunse sorridendo.
“Mi sono perso?” chiese senza neanche presentarsi, la voce fievole. Allura ebbe un moto di tenerezza nel vedere che da qualche parte ancora esisteva un Lotor innocente, incontaminato. Gli prese la mano, facendo un piccolo inchino, sorridendo al fatto che fosse più basso di lei. “Sì ma non preoccuparti, ci sono io. Ti riporto a casa, vuoi?”
Il piccolo Lotor lasciò la presa spaventato. “Casa? No! Non voglio tornare a casa!”
Allura riprese quella piccola mano, senza esitare. “Allora vieni con me. Ti prometto di portarti al sicuro.”
Il principino la guardò, e quello sguardo sembrò di nuovo quello del Lotor che lei conosceva. Era solo un bambino, ma chissà cosa aveva già visto…
“Va bene, dove andiamo?” sussurrò timoroso.
Allura aprì gli occhi di colpo, le sembrava come di essere stata risucchiata dall'atmosfera.
Era di nuovo nell'ala medica dell’astronave, al capezzale di Lotor.
Traballò un attimo, combattendo l’istinto di rimettere per l’ennesima volta in quella interminabile sequela di eventi. Si sentiva come se fosse stata trascinata e scossa a velocità supersonica. Guardò Merla che invece le appariva fresca come una rosa, forse solo la pelle leggermente più azzurro pallido. “Sono abituata…” le disse come se avesse percepito il suo pensiero, mentre con una leggiadria quasi imbarazzante sfiorò il lato del viso di Lotor lasciato libero dal macchinario. il moto di gelosia che provò fu immediato e se ne vergognò immediatamente.
“Allura, lasciamo fare ai medici ora, abbiamo perso fin troppo tempo.” la voce di Merla la distolse da quel sentimento colpevole.
Lei annuì, mentre si lasciò superare dai dottori.
Gettò un ultimo sguardo a quel viso sofferente, sebbene meno contratto di...quanto tempo era passato? Minuti? Ore? Aveva perso la cognizione del tempo.
Vide quelle mani guantate infilare aghi, che tecnologia prevedeva l’uso di aghi?, sonde, tubi e distolse lo sguardo, nel tentativo vano di lasciare un po’ di privacy a quel corpo martoriato.
Tornarono nella sala affianco, in silenzio. Allura era svuotata, stanca, disperata...ma soprattutto sola. Senza Coran, senza Paladini. Voleva sentire la voce allegra di Lance fare uno scherzo per poi tirarle su il morale con una di quelle sue profonde frasi a effetto. Voleva vedere Pidge e Hunk adoperarsi per trovare una soluzione, per qualsiasi cosa, con la loro intelligenza. Anelava per sentire la presenza di Shiro, quello vero, rassicurante e pacata. E Keith.. cosa avrebbe dato per sentirsi dare una sana scrollata da Keith. Aveva bisogno di tornare in sè.
“Sicura che non vuoi sistemarti prima di affrontare questa chiacchierata?”
Merla accavallò le lunghe game, scrollando i capelli che le arrivavano fino al fondoschiena.
Allura gettò uno sguardo eloquente verso la vetrata. “No.”
“Ok. Preferirei darti una spiegazione estensiva e poi farti chiedere ciò che vuoi. Cosa ne pensi?”
Allura realizzò che Merla era una stratega e una diplomatica. Una Regina nondimeno.
Annuì stancamente, a quel punto non riusciva neanche a parlare, voleva solo capire.
“Come ti ho già detto, sono la Regina del Settimo Regno. E’ in realtà un agglomerato di pianeti che ospita molte lune satelliti, abitate. Un piccolo grappolo di universo, sebbene molto potente, lontano dai conflitti centrali dell’impero di Zarkon.” trattenne il respiro per un attimo, come se non le stesse dicendo tutto. “Sì, è vero, non ti ho ancora detto tutto in merito, ci tornerò più tardi.” Allura si era lasciata scappare solo un’occhiata. “E no, non so leggere nel pensiero a meno che io non mi concentri davvero molto. Sono solo molto brava a intuire le intenzioni altrui. E sì, posso entrare nelle menti degli altri, posso parlarti telepaticamente, e come hai visto, posso manipolare le emozioni e le emozioni. O provarci, in alcuni casi.” concluse laconica.
“Come hai fatto con me?” interrogò Allura, indisposta.
“Non volevo che succedesse, a essere onesta. Volevo solo tranquillizzarti, dato la situazione, ma il tuo corpo è già davvero provato, come la tua mente. Sei crollata, e poi Lotor è...peggiorato e sono dovuta intervenire.” entrambe guardarono la vetrata, sebbene non si capisse nulla di ciò che stesse accandendo. “Ti starai chiedendo come vi abbiamo trovati, e come mai sapessi di te e della tua esistenza.” allungò una mano dalle lunghe dita affusolate guardandosela con noncuranza. “In realtà, non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Ho riconosciuto il tuo Leone, rilevato dai radar, e ci siamo fermati. Ma sapevo della tua esistenza, dato che ho visto le immagini di te e Voltron, per tutti i canali della Coalizione. Inoltre, avevo ricevuto una visione, tempo fa...e ho lasciato fare tutto al caso.” lo spiegava come se le stesse raccontando un normale fatto quotidiano,
“Non hai menzionato visioni, fra i tuoi poteri.”
“Perchè non sono i miei infatti. Tu non hai mai avuto visioni Allura?”
Rimase in silenzio. Certo che ne aveva avute. Del resto, come poteva rimanere così incredula di fronte a Merla, ai suoi poteri, al loro fortuito incontro? Lei aveva trapiantato una coscienza ed era entrata in un’altra, entrambe nel giro di pochi dobosh. E non lo aveva mia fatto prima.
Si morse un labbro pensierosa. “Mi stai dicendo che non sapevi che ci fosse Lotor a bordo?”
Scosse la testa, sorridendo beffarda. “Se lo avessi saputo non so se mi sarei fermata…”
“M-ma...e la barella? L’equipe medica?”
“Allura, pensavo che tu fossi ferita, essendo deragliata nello spazio. Eravamo preparati.” effettivamente tutto aveva un senso.
“Ed è per questo quindi che conoscevi Lotor...avrai visto anche lui sui canali dell’Impero.” ragionò fra sè e sè, battendosi un dito sulle labbra.
Ora capiva quelle frecciatine, i galra non erano esattamente amati nell’Universo.
“Oh no Allura...non è per quello che lo conosco.” si alzò in piedi, dandole le spalle per un attimo. Si rigirò a guardarla, gli occhi stanchi per la prima volta da che l’aveva incontrata.
“Lotor è il mio ex marito.”
Allura rimase cinque dobosh in silenzio. Immobile. Basita.
Ex marito? EX MARITO?
“Ex marito,” scandì lentamente.
“La cosa sembra turbarti particolarmente, ma ti posso assicurare che io e Lotor non ci vediamo da almeno un centinaio di decaphoebs”
“N-non che la cosa mi debba interessare.” Merla glissò, sentendo la freddezza nelle parole della giovane alteana. “Chi è stato a ridurre Lotor in quello stato.?”
“I-io. E i Paladini. Voltron.”
Merla per la prima volta sembrava confusa e Allura quasi godè nel vedere l’espressione confusa della regina per una volta tanto senza risposta pronta. “Lotor è impazzito. Abbiamo avuto una battaglia estenuante. Voleva assolutamente conquistare la Quintessenza, ma è stato sopraffatto,”
“Da voi o dalla Quintessenza?”
“Da entrambi”
Merla la guardò, senza dire nulla. “E perché sei andata a recuperarlo allora?” chiese rompendo quel pesante silenzio.
“Chiedimelo fra qualche giorno.” La regina si sedette accanto a lei, ma Allura, memore dell’effetto avuto poc'anzi su di lei si allontanò. Se l’altra se ne accorse non lo diede a vedere. “Cosa vuoi fare, Allura?”
Lei era Allura, principessa di Altea, Paladina di Voltron e... poteva farcela.