Eye of The Dragon
Mar. 27th, 2021 01:23 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
“Ti ho detto Granger che ESIGO una spiegazione!”
“Non c’è una spiegazione Malfoy” poi si avvicinò sibilando “Soprattutto non in ufficio dannazione!”
Nonostante i buoni propositi, aveva effettivamente perso tutto ciò che aveva ottenuto quella notte insieme.
Hermione il giorno dopo la loro missione l’aveva ignorato del tutto, inutile provare a cercarla, era sempre stata sfuggente e figuriamoci, la Floo di casa sua non era certo aperta per lui.
Non poteva chiedere aiuto a nessuno, non aveva detto nemmeno a Blaise o a Theo cosa era successo, quindi per tutti gli altri tutto era nella norma. Hermione e Draco non interagivano se non costretti, di base.
Alla fine era riuscito a intortare Ron, di solito l’anello debole della catena che beveva tutto senza problemi. Voleva bene a modo suo a Weasley, ma era pure sempre un Serpeverde e doveva triangolare la presenza di Hermione che ora lo squadrava da capo a dodici.
“Granger non puoi dirmi che non è successo NIENTE.”
“Eravamo sbronzi!”
“Veramente no al massimo inebriati da un po’ di whiskey, ti ho visto sbronza svariate volte e non lo eri di certo!” la sua voce fredda e distaccata, quasi sprezzante non coincideva con ciò che il ragazzo provava.
Hermione invece si vergognava, ecco la verità.
No che non era sbronza, certo. Ma non riusciva a capire come fosse finita a letto con Draco Malfoy e a farselo anche piacere. Parecchio pure.
E non voleva saperne più niente. Hermione Granger era una persona abitudinaria e a lei piaceva la sua vita così com’era: Draco Malfoy non poteva uscirsene un giorno con una fantomatica lettera, bello come il sole vestito come un idolo del kpop e dirle che le aveva chiesto scusa. Era un falso, sicuro, l’aveva portata a credere di averle chiesto scusa e guarda caso quella lettera era andata perduta. Idiota e idiota anche lei per essersi fatta fregare.
Però, ora, quello sguardo ferito la stava facendo sentire quasi in colpa.
“Di cosa hai paura Granger? Che abbia spifferato la nostra torbida notte ai quattro venti? Molte delle cose che pensi di me sono vere, ma non ho certo bisogno di vantarmi con chicchessia di una notte di sesso."
Si passò le mani fra i capelli mentre cercava di riprendere fiato e ingiunse le mani davanti a quelle labbra che avevano fatto tremare Hermione come una foglia quando le aveva passato sul suo collo. L’inizio della fine.
“Senti Malfoy, ho ceduto per un attimo ok? Dopotutto sei sempre il dannato Serpeverde che riesce a manipolare tutto e tutti no?”
Lui rise della grossa, quasi offeso per lei, una risata sguaiata non in linea con i brevi, freddi sorrisi tesi che Malofy era solito sfoderare “Certo Hermione come se io potessi mai manipolarti, come se qualcuno potesse veramente mettersi a domare la leonessa del trio d'Oro.” la guardò sprezzante. “Ti prego almeno di avere il coraggio che tanto vanti per ammettere che ti sei tolta uno sfizio. Non è un problema, capita.”
Hermionenon ci vide più, i capelli spirzzavano magia repressa da tutti i pori, la rabbia evidente sul suo viso che gli anni avevano reso più femminile.
“Certo perché tutti hanno voglia di andare a letto con il bullo della scuola che si è divertito a vederla torturata dentro casa sua, no?” rincarò la dose lei mettendosi le mani sui fianchi e pronta all’attacco. Di certo non era pronta a vedere quello sguardo, di nuovo quel maledetto sguardo velato quasi di pianto. Draco Malfoy e i suoi dannati occhi d’argento illegali che diventavano rossi al primo accenno di emozione.
Capì di aver detto qualcosa che teneva dentro da troppi anni, ma capì anche che se avesse cruciato Draco probabilmente avrebbe fatto meno male. Tornò immediatamente l'argento freddo freddo nei suoi occhi, nessun tipo di emozione. Probabilmente, stava occludendo e parecchio.
Alzò le mani, quasi... arreso. Il sorriso era sarcastico mentre con un'alzata di spalle si diresse verso la porta.
“Hai ragione. Me lo merito.”
E senza dirle altro uscì dalla stanza.
E fu così che la data del secondo appuntamento con Jugson Jr ora conosciuto come Jasper Ravensberg si avvicinava ed Hermione e Draco continuavano la loro vita come sempre.
Apparentemente. Hermione non l'aveva più visto e se dapprima era rimasta sollevata, nessuno era venuto a dirle niente, tantomeno Blaise che le aveva mostrato la foto, dalla sua macchina foto grafica digitale - regalo di Hermione di cui andava molto fiera, tipo mamma chioccia - del diamante con cui si era proposto.
"Ovviamente il testimone sarà Draco, se riesco a vederlo"
Zabini non si aspettava quella velo di...malcelata preoccupazione?, nell'espressione di Granger mentre con nonchalance chiedeva "Cos'è è troppo impegnato a piantare i semi della sua carriera politica mentre gioca a gobbiglie col ministero?"
Il mago alzò lo sguardò al cielo. "No, veramente è chiuso in ufficio da tre settimane a sistemare tutte le piste per il caso di Norton Norbert...non ti ricordi?"
Norton Norbert era probabilmente il caso più lungo che si portavano fin da quando erano reclute. Era stato il loro primo vero caso e al momento anche il loro più grande fallimento.
Si erano susseguiti due vertici di Auror, e anche ora con Harry in carica e Draco come secondo riuscire a rintracciare quel bastardo serial killer era ancora impossibile.
"No, non sono aggiornata su tutti i casi di Harry e Draco. E anche noi mi pare che non abbiamo perso tempo, Nott ed io abbiamo stanato una sagra del vampiro selvaggio giusto due giorni fa."
Si divertiva sempre con Nott, anche quando rischiava la vita. Era probabilmente, dopo Blaise, e malauguratamente dopo Malfoy, la persona con cui lavorava meglio. Ma se con Blaise era per la loro fraterna complicità, con Malfoy era perché sinceramente non lo sapeva, con Nott era proprio che lui era totalmente pazzo. Theo era fuori di testa come i gemelli Weasley ma come se li avessero fusi insieme, con un tocco della sua intelligenza. Nulla era serio per lui, e non l'aveva mai visto piegarsi di fronte a nessun caso, nemmeno il più drammatico, nemmeno quando avevano scovato cose terribili che l'avevano fatta quasi vomitare. Quasi perché era rinomatamente una dallo stomaco di ferro.
Odiava essere così empatica emotivamente ma compensava almeno con quella capacità di non farsi venire un conato per un po' di sangue.. Aveva la sensazione che per Theo fosse lo stesso, in un certo senso. Theo era anche l'unica persona che cercava in tutti i modi di farle fare pace con Malfoy, ma stranamente, non in quella missione. Forse perché era davvero tosta, ma aveva il dubbio che sospettasse qualcosa. Blaise, Theo e Malfoy erano come lei Ron e Harry, ma come il suo legame fraterno con Harry era qualcosa in più, anche per Draco era lo stesso con Theo, e lui sapeva SEMPRE se qualcosa non andava con quello che considerava suo fratello adottivo. Per giorni per fortuna erano stati troppo presi a dare la caccia a quella setta di vampiri che stavano devastando una campagna nel Wiltshire per dare spazio a Theo di indagare. O almeno sperava.
"Quando è previsto l'incontro con Jugson?" la domanda di Blaise la riportò bruscamente a terra, realizzando che mancava poco e loro non avevano più nemmeno parlato. Sapeva che nonostante tutto era meglio così, ma quel lavoro richiedeva una parte che lei non sapeva come replicare. Si consolò pensando che sarebbe durata poco. Sarebbero arrivati, avrebbero fatto lo scambio dopodiché Harry e tutta la cavalleria di Auror avrebbero acciuffato il trafficante, per poi stare a casa in tempo per la cena.
"Prossima settimana. Speriamo che sua signoria abbia dispiegato per bene l'intelligence prima di tornare su Jugson"
Blaise per un attimo sembrò dire qualcosa. Poi si trattenne e uscì, con dei documenti in mano mentre scuoteva la testa, non visto da Hermione. Non sapeva veramente perché quei due erano così...testardi. Hermione, soprattutto. Sapeva benissimo cosa passava per la testa di Draco sotto quella coltre di capelli bianchi.
Entrò nell'ufficio di Harry e trovò l'oggetto dei suoi pensieri con il suo capo. Se a sedici anni gli avessero detto che un giorno sarebbe stato un auror e che Harry Potter sarebbe stato il suo capo avrebbe riso. Forte. Lui era un rinomato pigro, un donnaiolo molto intelligente ma edonista che non voleva certo mettersi a fare il militare a diciottanni. Quel lavoro invece, aveva fatto emergere il meglio di sé e il motivo per cui non aveva mollato tutto era stata Hermione Granger che l'aveva spronato a dare sempre il massimo andando oltre la sua apparenza superficiale. Ecco perché non l'aveva mai mandata a quel paese mentre distruggeva perennemente Draco sotto ai suoi occhi. Guardò l'amico mentre aspettava che finisse di parlare. Era visibilmente stremato. Occhiaie che la dicevano lunga su quanto era rimasto in ufficio nelle ultime settimane, la giacca abbandonata sulla sedia dello studio di Potter, il marchio oscuro in bella vista sulla camicia tirata su e i capelli in condizioni tremende. Riconobbe dal minuscolo codino che spuntava ridicolmente dietro la nuca che era al limite dello stress. Potter vicino a lui non era da meno. Vederli insieme a lavorare, dopo che si erano quasi ammazzati da ragazzini, era ormai la norma eppure era in quei rari momenti di pausa della monotonia che uno attento e percettivo come lui realizzasse, anche dopo tutti quegli anni, che quello era un miracolo. Un miracolo che fossero tutti vivi e un lavoro durato anni per far si che quello accadesse.
"No Potter, così non va. Non ne stiamo cavando un ragno dal buco."
Solitamente era Draco quello compassato che cercava di tenere in riga il suo capodipartimento, non il contrario. Blaise capì che c'era davvero qualcosa che non andava. Draco non era solo stanco dal lavoro. Anche Harry sembrava sorpreso, nonostante fosse uno straccio anche lui. "Draco, mi chiami Potter solo quando sei incazzato ma stavolta sono abbastanza certo di non aver fatto niente." lo disse con uno sguardo benevolo mentre aggiunse con un sorriso più velato dalla preoccupazione "Che succede?"
Il sorriso di Harry, negli anni, era solo che migliorato. Forse la nascita del primo figlio, forse l'esperienza che l'aveva portato lì, ma Harry era semplicemente la figura di riferimento per tutti lì dentro. Meno ottuso che da ragazzino, più incline alle sfumature, ma sempre pronto a indossare il suo cuore grifondoro appuntato sul petto come una spilla. Coraggioso e benevolo, anche se era loro coetaneo era già a capo del dipartimento Auror. Con Draco, dopo quasi 8 anni, avevano formato questo impensabile duo che però funzionava, come del resto lui funzionava con Hermione e Ron con Theo. Harry l'aveva voluto a capo delle operazioni di strategia come suo braccio destro e nessuno si era opposto. Litigavano, ora meno che in passato, ma si fidavano l'uno del'altra.
Né Blaise né Theo si sentivano defraudati da quel legame particolare, consci anche loro di aver allargato i loro orizzonti. Persino Ron Weasley era riuscito a perdonare Draco e superare le sue diffidenze verso i suoi ex compagni di scuola (e gran merito andava dato a Theo). Solo Hermione adamantina rimaneva sulla sua posizione e Blaise pensava che sotto sotto quello fosse il motivo della frustrazione del suo amico. Da che Draco era tornato da Las Vegas era totalmente stravolto e dopo qualche giorno l'aveva di nuovo visto occludersi in maniera violenta. Lo vide scuotere la testa mentre si lasciava andare drammaticamente sulla poltrona del capo auror, svaccato a gambe aperte mentre si copriva gli occhi con l'incavo del gomito. "Ah, lascia stare Harry. Sono nervoso."
L'altro sorrise guardando Blaise. "Ce ne siamo accorti. Blaise scusaci, dimmi pure."
"No figurati, ecco il report che mi avevi chiesto" con uno scatto felino si avvicinò alla scrivania di Harry, decorata con foto di sua moglie e di suo figlio e poco altro se non mappe, documenti e un casino generico. Draco doveva stare proprio male per non aver rimesso in ordine tutto in maniera maniacale come suo solito fare, mentre urlava a Harry che non era la sua segretaria e che doveva mettere in ordine.
"Hai notato anche tu come la scrivania sia in disordine? Pare che la mia segretaria sia in sciopero"
Draco nemmeno si degnò di alzare la testa e mandarlo a quel paese come faceva di solito.
Andassero tutti a quel paese, Potter, Zabini e compagnia bella. Voleva essere lasciato in pace e invece tutti parevano preoccuparsi per lui, la scusa del caso Herbert non reggeva per chi lo conosceva davvero. Persino Ron si era degnato di chiedergli se andava tutto bene.
Ma niente andava bene dal giorno che Hermione l'aveva tagliato fuori così. Non aveva più nemmeno voluto indagare cosa fosse successo alla sua lettera. Era stato un idiota. Se invece di avere avuto due noccioline al posto delle gonadi sette anni prima, forse ora Hermione non lo odierebbe così tanto. Se si fosse scusato a voce, trovando il coraggio che gli mancava per affrontare ogni sua bega personale, forse non sarebbero arrivati a quel punto.
Si era immerso nel caso al cento per cento ma la data della missione con Hermione si avvicinava inesorabilmente.
La sua unica consolazione è che sarebbe stata una cosa breve. Poteva resistere.
Harry Potter aveva dei difetti: un hero complex da caso di studio, una capacità di fraintendere praticamente tutto - con gli anni era migliorato - e l'incredibile talento di non saper cogliere l'aria che tirava in una qualsiasi situazione. Ginny, la santa donna che amava da quando era un ragazzino, l'aveva un po' viziato in tal senso: non aveva mai preteso niente da lui e accettandolo per com'era, totalmente inabile con le relazioni interpersonali che non fossero quelle che aveva da sempre: Hermione, Ron, i Weasley. Era per questo che quando gli avevano affibbiato Draco Malfoy, facendolo quasi passare come un premio, si sentiva veramente un pesce fuor d'acqua. Malfoy era esattamente il suo opposto, il negativo della sua esistenza: prepotente, aggressivo, codardo sì, ma anche estremamente bravo con quella lingua d'argento a manipolare le situazioni a suo piacimento. Certo aveva l'empatia di una mandragola sotto spirito, ma riusciva a capire tutto e tutti e sapere come prenderli. Era un talento che Harry invidiava. All'inizio era stata dura. Del resto, lui stesso aveva testimoniato a favore dei Malfoy, ma solo perché sotto sotto sapeva che Draco aveva avuto le sue ragioni. L'aveva fatto per Narcissa, soprattutto. Senza di lei non sarebbe stato lì a raccontarlo e lui prendeva seriamente i suoi debiti. Ed era per quello che alla fine aveva accettato la proposta di prendersi Draco Malfoy come compagno recluta, invece che Ron. C' erano stati momenti difficili, fatti di silenzi, litigate, e passivo aggressività da parte di Malfoy che sapeva di dovergli tutto ma non voleva dargli la soddisfazione. Alla fine, avevano risolto. Certo, complice una missione mortale, l'ardore dei vent'anni, una serie di notte passate a chiedersi scusa e vomitare veleno avevano aiutato. E Draco Malfoy non era più il ragazzino viziato e razzista che aveva conosciuto. Era un uomo che aveva avuto le sue lotte interiori, molto lontano dall'essere perfetto, ma diventato quasi una brava persona. Era stata sua moglie a rendersene conto per prima. Lei, la stessa che era stata vittima di Malfoy a Hogwarts, aveva capito che qualcosa era cambiato. Nelle varie e reiterate ricadute nel loro complicato rapporto in quegli otto anni, gli aveva detto di non mollare.
Come sempre, Ginny la sapeva lunga. E ora lui e Draco erano a capo di un dipartimento che salvava vite e situazioni impossibili ogni giorno. Nominalmente era lui il capo ma Harry non sentiva quel peso da solo. Sapeva che senza le competenze di Draco sarebbe stato solo la metà performante di quello che era quando erano insieme. Stratega invidiabile, freddo dove lui era impulsivo, impassibile laddove lui era irruento, Draco aveva dimostrato di tenere veramente al suo lavoro di Auror. Voleva davvero salvare delle vite e riscattarsi dal suo passato.
Solo un persona non l'aveva mai voluto capire.
"Hermione, sei pronta per domani?"
La sua migliore amica, quanto di più vicino avesse a una sorella, lo saluto calorosamente. "Ciao Harry! Certo, certo pronta a sfoderare il mio francese in attesa del mio Capo Auror preferito."
Harry rise, mentre le porgeva il suo tè con latte e due zollette. Amava Hermione, era diventata una donna meravigliosa: coraggiosa, leale, forte. Aveva lavorato duramente su sé stessa e aveva perso tanto di quella sua tipica adolescenziale saccenza. Era ancora la persona più intelligente che conoscesse, ma era anche la più testarda. Sapeva che voleva fare del bene al mondo e incoraggiava chiunque a dare il meglio di sé.
C'era solo una persona che proprio non riusciva a sopportare.
"Tutto ok con Draco? non vi ho visti discutere i dettagli dell'operazione"
La maga si irrigidì, perplessa.
"Ma certo, sta arrivando proprio per gli ultimi dettagli."
Harry sembrava perplesso ma effettivamente vide Draco fare capolino nella porta, non particolarmente attento a dove andasse la testa negli appunti. "Allora Granger, sarò molto rapido: domani ci troviamo a- ah Harry ecco dov'eri finito"
Hermione guardò quasi con tenerezza quella scena. Sebbene i suoi risentimenti per Malofy fossero ben conosciuti, in realtà apprezzava il rapporto che si era instaurato negli anni tra quei due. Con Ginny spesso si divertiva a prenderli in giro dicendo che erano come una vecchia coppia sposata e Ginny era contenta di dire che almeno lei era la moglie più giovane e fresca. Effettivamente, il tono con cui aveva appena detto ad Harry della sua presenza lì indicava che c'era qualche problema in casa Drarry. Tecnicamente era il capo, ma Harry si ritrovò a stringere le spalle. "Sto lavorando, sto lavorando al caso te lo giuro Draco, tempo di risolvere con Jugson domani e poi torneremo full force a Norbert. volevo solo prendermi un caffè con Hermione ed assicurarmi che fosse tutto ok fra voi per domani."
"Ovviamente!" dissero i due all'unisono, sfigurandosi immediatamente agli occhi di Harry che con sguardò di chi la sapeva lunga preferì abbandonare il campo.
"Ok, ora che so che avete in programma un brief posso stare sicuramente più tranquillo." batté la spalla a Draco passando. "Non vedo l'ora di recuperarti domani vestito come l'incrocio fra un pappone e un cantante coreano." Il biondo alzò gli occhi al cielo esasperato. "Ginny, perché non ti fai mai gli affari tuoi?" chiese più all'aria che ad Harry, ormai svanito.
Hermione strinse i denti, pronta alla lotta ma Draco non sembrava essere sul piede di guerra; con molta professionalità le illustrò i spostamenti che avrebbero compiuto, ribadire le cose da dire, i punti di appostamento del gruppo di Harry e Blaise. Ron e Theo erano impiegati con altri colleghi su un altro caso, ma prevedevano che Jugson sarebbe stato un caso facile.
Lei si ritrovò a guardarlo, quasi imbambolata da quegli occhi occlusi dal mondo, da lei. Quella sera aveva ceduto. Del resto, lei sapeva la verità. Le era piaciuto eccome fare l'amore con Draco Malfoy. Con l'uomo che era diventato, non con il bullo del liceo. C'era sempre stata quella tensione sessuale fra loro ed ecco perché ne aveva sempre mantenuto le distanze. Hermione non aveva bisogno della passione e della tensione nata dai litigi, dell'attrazione di quegli occhi d'argento che avrebbe voluto domare e che aveva visto guardarla come fosse l'unica cosa esistente sulla faccia della Terra. No, lei voleva la sua vita calma e confortevole. Lei voleva quello che aveva Harry e Gin: passione, amore e soprattutto amicizia. Aveva visto Draco diventare amico o quantomeno conoscente di chiunque avesse avuto l'occasione di averlo come aguzzino da ragazzino. Razionalmente, sapeva che Draco Malfoy era una persona decente. L'aveva visto diventare amico di Harry. Scusarsi con Ron. Ridere spontaneamente con Theo e Blaise. Pianificare scherzi tremendi con Ginny. Prendere in braccio in maniera goffa e assolutamente inadeguata James Sirius. L'aveva visto giocare a Quidditch con Teddy e convincerlo che sarebbe stato un perfetto Serpeverde. Era come se lei fosse rimasta ferma in quel punto di Malfoy Manor mentre il mondo andava avanti. Il fatto che fossero comunque ben assortiti nel lavoro non rendeva le cose più facili.
La verità era che quella notte aveva accarezzato un frutto proibito che aveva morso senza sapere che le conseguenze sarebbero state maggiori del previsto. E lei, per quanto intelligente, non era mai stata una fan dell'aritmanzia.
Draco invece ad aritmanzia era sempre stato bravo eppure i suoi calcoli erano sballati come un boccino. Vedere Hermione e pensare che aveva avuto potuto avvicinarsi cosi tanto per poi ritrovarsi sbattuto così indietro, lo lasciava senza fiato. Per quello si occludeva come un pazzo da settimane, cercando di fare quello che gli riusciva meglio: evitare di pensare. Avrebbe voluto urlare come un folle a Hermione di dargli almeno una chance e parlare di tutti gli incubi che aveva di notte solo a ripensare a quella notte nel Manor e di come non aver ottenuto il suo perdono continuasse a tormentarlo. Ma non l'avrebbe fatto. Meritava quel dolore. Non tutti erano disposti al perdono come Harry o Weasley.
Voleva solo chiudere quella dannata missione e tornare alla loro vita di sempre, due completi estranei ai limiti di una vita in comune che condividevano, come due strisce sulle autostrade babbane che tanto aveva ammirato. Avrebbe scommesso che Hermione nemmeno sapeva che lui aveva preso la patente e che aveva trovato la cosa che preferiva di più di creazione babbana: le macchine costose e veloci. Lei avrebbe solo scosso le spalle e giudicato senza ripensamenti che era il solito figlio di papà. Il che fra l'altro, era vero. Ma al contrario di suo padre voleva godersi la sua fortuna e condividerla. Porse a Hermione il documento stando bene attento a non sfiorarla nemmeno con un dito.
Eppure lei, non altrettanto attenta, ci cascò in pieno. Bastò il solo contatto con quelle dita fredde per sentire la stessa scossa che aveva provato quando le aveva sfiorato il collo.
Si guardarono per un attimo infinito e lei era divisa fra dargli un cazzotto in faccia, una delle sue fantasie più ricorrenti quando lo vedeva in giro, o se saltargli addosso.
Invece sorrise come se fosse fatta di zucchero e indifferenza.
"A domani Malfoy."
"A domani... Hermione" e con un ultimo sguardo foderato di buone maniere uscì, con eleganza.
Draco era tranquillo, mentre con molta calma si avvicinava al luogo dell'incontro. Era arrivato prima, come da programma per una casuale perlustrazione e non aveva addosso nessun glamour, né travestimento, anche se il cappotto lungo nero col bavero alzato e il il cappello di lana servivano per mantenere un basso profilo. Era un angolo babbano industriale poco frequentato e lui doveva solo entrare nell'hotel, cambiarsi e aspettare Granger. Da lì si sarebbero spostati nel capannone dove sarebbe avvenuto lo scambio. Facile e indolore, ma aveva una brutta sensazione addosso. Sentiva di essere seguito, e questo non andava secondo i piani cosa che Draco non accettava. Tutto doveva andare secondo i suoi piani, sempre. Se la prepotenza nei confronti del prossimo poteva essersi smussata, di certo non lo era la mania del controllo né la ferocia con cui eseguiva le sue strategie. Aveva detto a Harry che quella sarebbe stata la sua ultima missione sotto copertura. Sul campo si, ma si era stufato dei ridicoli scenari in cui si ritrovava ogni volta. Voleva prendere Norbert e sbatterlo ad Azkaban per poi finalmente considerare quella parte della sua carriera chiusa per dedicarsi solo ed esclusivamente alla parte strategica. Aveva quasi trent'anni e se da ragazzino appena uscito da Hogwarts voleva solo vendetta e riscatto nei confronti del mondo ora voleva provare ad avere un momento di pace.
La sensazione però aumentava a ogni passo. Provò a dirottare la sua meta, dando intanto un colpo di bacchetta deciso con un patronus diretto ad Harry in un momento in cui si era ritrovato riparato da tutti i lati. Il suo minuscolo furetto bianco, già, bello scherzo del destino, schizzò via velocissimo mentre con apparente calma lui prendeva il viale più affollato. Ma appena prima di svoltare per immergersi nella folla si trovo davanti Jugson Jr.
"Ti credevi furbo Malfoy?" lo sguardo saccente di quello scarto di Mangiamorte faceva venire voglia a Draco di cruciarlo lì, senza neanche chiedergli perché. Era Harry l'auror buono, dopotutto.
"Ci conosciamo?"
"Ci conosciamo? Tsk! Sono stato un'idiota a farmi fregare dal travestimento e dal glamour, ma le mie fonti erano fidate." Draco alzò la bacchetta, quando vide una banda di scagnozzi circondarli.
"Sono uscito indenne da battaglie più numerose" sfidò con il naso appuntito all'insù, totalmente avulso al pericolo incombente.
Jugson rise, maleficamente. "Certo, so bene cosa Auror Malfoy ha fatto nella sua lunga carriera...persecutore di Mangiamorte...traditore del sangue." Draco scosse la testa, sempre più indifferente. "Storia vecchia Jugson" - inutile negare - "qualcosa che io non abbia già sentito, magari?"
Era veramente non particolarmente preoccupato. Era un Auror addestrato che aveva passato di peggio. Inoltre, si fidava di Harry.
"Certo, ce l'ho una storia nuova" Jugson si aggiustò i baffetti che teneva come suo padre, un memorandum della sua eredità. Non era riuscito a prendere il marchio per un soffio e non se lo sarebbe mai perdonato. "Per me, un Mangiamorte che avrebbe voluto il marchio sarebbe così...soddisfacente prendermi una bella rivincita." indicò il suo braccio. "Poterti strappare quel marchio dal braccio e indossarlo io, fieramente." Draco fu lievemente disturbato, ma non lo diede a vedere. Jugson non corrispondeva al profilo psicologico che ne aveva ricavato Blaise. In teoria Ravensberg era un uomo passato allo stile di vita americano ed era un'evanescente rimasuglio di un Mangiamorte minore.
"So cosa pensi Malfoy ma vedi...avevo promesso di metterci una pietra sopra e poi ho scoperto di essere stato ingannato non solo da te ma dalla sporca Sanguemarcio in persona."
A quel punto Draco sentì un brivido lungo la schiena. Tutto, ma non Hermione. Non poteva farla cadere in trappola. Non poteva stare a guardare. Di nuovo.
Incrociò le braccia, deliberatamente mostrandosi vulnerabile agli attacchi con la bacchetta in tasca e non in mano. "E allora dimmi, cosa vuoi? E veramente, Sanguemarcio? Ancora? Non pensavo che fossero ancora gli anni 90."
"Voglio prendere tu e la tua piccola sporca collega e farvi quello che avete fatto a tutti noi"
"Non c'è nessun noi Jugson Jr. Sei solo, ormai"
"Già, e lo sarai anche tu. Ora, vieni con le buone o aspettiamo l'arrivo della strega più sporca del suo tempo?"
"Pensi davvero che questi" e indicò con lo sguardo la manica di maghi che lo circondava. "possano rappresentare un problema per me?"
"Oh no. Certo che no, loro sono la tua scorta. Il problema è che so dove abita Hermione Granger. 16 di Kensington Street giusto?" Draco rise.
"Hermione è un Auror molto più feroce più di me. Ti farebbe mangiare la bacchetta."
"Ahhh hai ragione. L'indirizzo poi non è il suo in effetti…" Draco non aveva idea del suo indirizzo, non c'era mai stato, ma la voce stridula dalla soddisfazione lo riportò alla realtà "...è quello dei suoi genitori. Non li aveva ritrovati da poco Sarebbero felici di salutare degli amici della loro piccola strega?"
No. Non i genitori di Hermione.
Studiatamente sostenne lo sguardo porcino di Jugson, sformato da una smorfia maniacale.
"E dove vuoi andare caro Jugson Jr a festeggiare i bei vecchi tempi?"
Jugson si avvicinò facendo cenno ai suoi e lo prese sottobraccio come fossero vecchi amici.
"Vedrai Malfoy, un bel viaggio nel viale dei ricordi non potrà farti che bene"
Con un salto, trascinò Draco nella passaporta illegale che era il suo cilindro.
"Hermione!"
"Cosa succede?"
"Draco, è sparito."
"Cosa?"
Hermione era in procinto di uscire dalla camera dell'albergo babbano che era la loro base per quell'operazione quando Harry era piombato nella sua camera, sconvolto.
"Ho ricevuto il suo patronus. Qualcuno lo stava seguendo nell'area dell'incontro e lui stava lo depistando."
Hermione sentì immediatamente il cuore in gola. "Non è possibile"
Subito dopo entrò Theo, pallido come la luna dell'alba e mortalmente serio. Serio come mai l'aveva visto in 8 anni. "La copertura è saltata. Hanno trovato una cosa sul luogo dell'incontro."
"Una cosa...cosa?" la frustrazione di Harry era palpabile.
Theo sbiancò ulteriormente. "Una lettera di riscatto. E una ciocca di capelli biondo platino."
Hermione ed Harry si portarono simultaneamente la mano alla bocca.
Le ultime ventiquattro ore Hermione non aveva dormito. I capelli ormai totalmente impazziti, un cespuglio di ricci crespi sfuggiti allo chignon e un colorito vicino al verdognolo continuava come una pazza a dare un senso a tutto quello che era successo, senza trovarlo.
Si guardò intorno mentre una tazza di caffè puntò davanti ai suoi occhi, ormai non contava più quanto ne aveva bevuto.
Ron le porgeva la tazza col suo sorriso migliore, nonostante la situazione. "Guarda che non state dando credito a Malfoy. C'è sicuramente un motivo per cui è sparito così dandola vinta a quel rimasuglio di Mangiamorte." lei scosse la testa, riguardando per l'ennesima volta la lettera sul tavolo.
L'avevano incantata, sviscerata, analizzata. Non c'era una traccia, niente.
Solo le laconiche parole:
"Avete settantadue ore per garantirmi la libertà e rivedere il resto di Malfoy vivo."
Nessuno si spiegava come potesse essere possibile che Draco si era fatto sopraffare da uno come Jugson. Non c'erano segni di colluttazione in tutta l'area perlustrata, ma Blaise aveva trovato una traccia sicura. Draco era stato rapito qualche chilometro più fuori del perimetro dell'incontro, probabilmente con una passaporta illegale. Avevano trovato il suo anello a terra.
"Draco non si separerebbe dallo stemma dei Malfoy nemmeno in una bara" aveva provato a scherzare Blaise ma Theo l'aveva quasi preso a pugni. "Non dire stronzate Blaise!" "Theo che cazzo fai!?"
"Non abbiamo tempo per queste cazzate." la voce mortalmente serie di Harry aveva riportato tutti alla realtà e da quel momento erano trascorse ventiquattro ore di veglia frenetica.
Hermione prese in mano la ciocca di capelli bianchi di Draco, gli stessi che aveva accarezzato solo un mese prima e quasi aveva voglia di urlare.
Affogò la faccia sfinita nella tazza che le aveva porto Ron. "Non pensavo che finalmente il nostro furetto domestico avesse fatto breccia nel tuo cuore 'Mione? Dovevamo rapirlo per fartelo stare simpatico? Accidenti io e Theo l'avremmo fatto molto prima!"
Fulminò Ron con lo sguardo. "Ron, so che è il tuo modo di affrontare la situazione ma non è il momento ok? Malfoy è una spina nel mio fianco ma non voglio certo che venga rapito" Soprattutto non in una missione dove dovevo esserci anche io. Si sentiva responsabile anche se non ne aveva motivo. Lei era esattamente dove doveva essere secondo il piano. E anche lui.
Conosceva Draco e sapeva quanto fosse maniacale nei dettagli, non c'era modo che fosse stato distratto da altro.
Sentì la carezza sulla schiena, affettuosa e si distese un attimo. "Lo so Hermione, scusami. E' che trovo assurda questa storia." si lasciò coccolare da Ron, godendo del suo confortevole calore. Un momento di pace. "Lo so. E il tempo stringe."
Il momento di pace durò poco dal momento che un frullio di ali violento irruppe nella loro sala centrale dove il fulcro delle operazioni stava avvenendo. Un gufo piccolo e rapidissimo piombò al centro della stanza dalla grande finestra aperta sulla stanza antica del ministero e prima che chiunque riuscisse a fermare la bestiola rapidissima quella era già fuggita via non prima di depositare una strillettera.
Dopo l'inziale scompiglio un silenzio glaciale piombò nella piccola folla, gli occhi puntati su quella strillettera nera. Harry non perse tempo e con un rapido tocco della bacchetta l aprì senza indugi.
Urla. Urla di dolore atavico e senza dubbio provenienti da Draco Malfoy.
Lo sguardo terrorizzato di Hermione incontrò quello di Theo e di Blaise ma prima di formulare un pensiero coerente le urla continuarono, non un parola, non una supplica. Solo urla.
Un lunghissimo minuto di urla di dolore.
Un silenzio di tomba regnava alla fine di quelle urla disumane, che la voce quasi zuccherosa di Jugson era una nota stonata.
"Allora Potter, visto che bella riunione fra Mangiamorte? Io e Draco ci stiamo divertendo tantissimo, ma vi assicuro che non ve lo ridarò troppo stanco! Preparate tutto per bene eh, vi farò sapere presto dove incontrarci!"
Con uno scoppio, la strillettera si disintegrò prima che qualcuno potesse analizzarla.
Harry toccò i resti bollenti, incurante della temperatura.
"Tu non hai idea contro chi ti sei messo Jugson." mormorò quasi a sè stesso.
Guardò i suoi compagni, uno a uno nel momento di attonito stupore che li aveva colti.
Ron aveva finalmente capito che sì, Draco era veramente stato rapito. Theo si teneva la fronte con le lacrime agli occhi. Blaise imperscrutabile come sempre stava sanguinando dal pungo chiuso. Hermione aveva negli occhi l'orrore delle urla di Draco che ora nella sua mente sarebbero state per sempre sovrapposte alle sue. Ma Harry scorse anche quell'istinto fra il protettivo e lo scellerato che aveva salvato la vita a Harry per anni durante la guerra.
Con un colpo di bacchetta sospese i resti della strillettera ricomponendoli.
"Non abbiamo tempo da perdere" sentenziò con la morte nel cuore.
Non chiusero occhio per ore, un silenzio teso, critico, ma urla di Draco risuonavano fra tutti loro. Non avevano una pista, non riuscivano a capire dove andare.
"Ragazzi. E' ora di andare a casa."
Kingsley entrò nella stanza, pacato. Si avvicinò a Harry mettendogli una mano sulla spalla.
"Lo so che lo volete trovare ma non è così che potete andare avanti."
Si girò verso tutti. "Sapete che Draco vi direbbe così no?"
Annuirono, attoniti.
"Cerchiamo di recuperare le forze, il tempo di riposare un paio d'ore e ci riuniamo qui ok? Mangiate qualcosa. Vi servono energie." Harry cercava di dissimulare il fatto che le sue di budella erano attorcigliate e non avrebbe mangiato forse per settimane, disgustato.
Annuirono tutti, più per l'ordine dato che per altro, e si dispersero ognuno assordato dalle urla.
Hermione era tornata a casa sua, il tempo di una doccia e un cambio pulito. Lo scurgify non era più sufficiente, il sudore generato dalla sua ansia incontrollabile doveva levarlo con acqua corrente che avrebbe portato via anche le sue lacrime. Aveva solo le urla di Draco nelle orecchie. Cosa diavolo gli stavano facendo? Era vero? O era finto?
Per un solo attimo, aveva sospettato che Draco avesse finalmente dato vita al suo terrore peggiore e avesse assestato il suo miglior colpo di stato tradendo tutto e tutti e mostrando finalmente il suo lato Mangiamorte. Aveva sperato di sentire "Ciao Potter, sorpreso? Ora dacci una bella lettera di grazia e facci tornare a far scorrere sangue di Sanguemarcio in pace!"
Ma non era così, ovviamente.
Non lo era perché Draco Malfoy era un Auror.
Ci aveva sperato, perché così quelle urla non sarebbero rimaste con lei per sempre.
Ma anche sotto la doccia non riusciva a smettere di sentire quel dolore. Si guardò la cicatrice sul braccio ormai sbiadita. Per anni l'aveva vista rossa e incazzata sulla sua pelle, il dolore come fosse stata incisa ieri. Era stato grazie a Severus Snape e al suo particolare modo di mostrare gratitudine che aveva avuto pace. La pozione aveva bruciato tantissimo ma poi la cicatrice era diventata solo...una cicatrice. Anche Draco stava patendo quello che aveva patito lei?
Quello che a volte aveva sperato nei suoi pensieri si stava avverando. Draco avrebbe provato quello aveva provato lei. Eppure non provava soddisfazione, anzi si faceva schifo anche solo per averlo pensato e continuava a passarsi la spugna ruvida sulla pelle quasi a voler togliere il ricordo di aver solo per alcuni momenti pensato a una cosa del genere.
Non odiava Draco.
Tutt'altro. Draco la attraeva come una luce attraeva una falena e lei non voleva essere bruciata.
Era stato più facile odiarlo per tutta l'adolescenza per poi imparare a mantenere le distanze nel momento in cui aveva capito che non le era indifferente, nel bene e nel male. Il bene era quello che l'aveva sempre spaventata, vedere e accettare che Draco Malfoy poteva essere cambiato in meglio e rischiare di poter provare qualcosa per lui.
Quando uscì dalla doccia puzzava nuovamente di sudore, l'ansia non era passata neanche per un attimo. Con uno sguardo laconico si guardò intorno nella sua bella casa da single e prese svogliatamente la posta. Una lettera dei suoi genitori la stupì piacevolmente in quel momento difficile. Era grata per aver riavuto i suoi genitori indietro e in quel momento avrebbe solo voluto correre da sua madre come una ragazzina sebbene fosse un'adulta addestrata ad uccidere in caso di necessità estrema.
"Ciao tesoro,
eri nei paraggi di casa l'altro giorno? Ci sono passati a trovare dei tuoi colleghi ma non sembravano uno di quei giovanotti con cui ti vediamo spesso. Sono stati il tempo di un tè ma papà dice che erano un po' sospetti e di avvertirti subito, ho provato a chiamarti ma il cellulare come sempre è spento!
Speriamo che questo gufo sia rapido!
Baci,
Mamy"
Hermione strinse la lettera la petto che quasi non riusciva più a respirare dal panico.
I suoi genitori.
No, non di nuovo i suoi genitori.
Di colpo, capì come avevano fatto a prendere Draco.
"Hermione, Hermione non è colpa tua!" Ginny continuava ad abbracciarla, in camicia da notte, mentre Harry finiva di prepararsi. Era passato a casa solo per un cambio e per un bacio a sua moglie e suo figlio, ma non era durato molto. Hermione in stato di shock era piombata nella floo, consegnando la lettera fra le mani ancora bagnate di Harry, mentre Ginny correva a prendere qualcosa di forte con cui far riprendere la sua amica.
"Certo che è colpa mia! Immagina la scena: Jugson confronta Draco, ricattandolo ma con cosa? L'avrebbe potuto ridurre a un pizzico in un attimo. E chi è l'anello debole? Io, sempre io."
Ginny sospirò fra le lacrime. Si era affezionata a Draco Malfoy dopo una partita di Quidditch a casa Weasley in cui gli aveva spaccato lo sterno e lui, invece di insultarla le aveva detto che sperava proprio che le Holiday Harpies la prendessero in squadra; dopo che sua madre gli aveva fatto ricrescere le ossa. Col tempo, Ginny e quello che lei chiamava il suo furetto domestico avevano avuto modo di chiarirsi. Draco Malfoy non poteva entrare nelle loro vite e poi farsi rapire come un magonò qualunque. L'avrebbe ucciso quando l'avrebbe rivisto.
"Dobbiamo allertare tutti, ma soprattutto manderò subito Ron e Theo dai tuoi. Theo al momento è fuori di testa per Draco ed è inutile, mentre Ron è quello più affidabile per proteggerli."
Hermione annuì cercando di ricomporsi. Era un Auror dannazione non una donzella in pericolo! Ma il pensiero di aver rischiato anche solo per un attimo l'incolumità dei suoi la devastava oltre che il peso della colpa che provava nei confronti di Draco era ormai un macigno enorme.
"Ha perfettamente senso. Non c'erano segni di duello magico in giro, né colluttazione. Draco lo ha seguito di sua sponte, probabilmente gli avrà detto di avere dei suoi uomini dai Granger, non avrebbe mai permesso che gli facessero del male." Blaise rilesse la lettera della madre di Hermione mentre passeggiava nervoso nella sala centrale. "Potrebbero essere ovunque"
"Perché?" la domanda di Hermione dopo un minuto di silenzio sorprese Harry e Blaise, piegati sul tavolo. "Perché dovrebbe averlo fatto?"
Harry perse la pazienza. "Perché è un Auror? Perché sa bene quanto i tuoi siano indifesi? Hermione, non puoi davvero pensare che Draco sia il piccolo mostro viziato di dieci anni fa. Capisco non sopportarlo ma...non credergli?" il suo sguardo adirato e macchiato di rosso dei capillari scoppiati dal sonno e dallo stress la fece sentire un verme.
Blaise la guardava deluso come se gli avesse sputato in faccia. "Vado a vedere se nell'archivio trovo altro sulle proprietà dei Jugson. Deve essere da qualche parte il bastardo." ma parlò guardando solo Harry, come se Hermione fosse un'estranea.
"Harry sono stata io a suggerire cosa è successo, certo che gli credo. Mi chiedo solo perché. Sappiamo tutti che Malfoy non è la mia persona preferita."
"Ma i tuoi genitori sarebbero comunque delle vittime collaterali. E Draco è un vanesio prepotente che ha la stessa puzza sotto quel naso appuntito di quando avevamo quindici anni ma non è più un codardo, né un bastardo. " Hermione ripensò per un attimo a quei baci scambiati, a quegli occhi quasi velati di lacrime di quell'unica notte sovrapposti alle urla che rimbombavano nel suo cervello da ore.
"Lo so Harry. Troviamolo, ti prego."
Theo aveva mollato Ron con i genitori di Hermione dopo un'ora e un buon tè. Non gliene fregava un cazzo di cosa diceva Harry Capo Auror Potter, Draco Malfoy era la sua famiglia e lui non sarebbe rimasto lì un secondo di più. Aveva provato svignarsela ma Ron l'aveva aspettato appoggiato all'uscio. Theo si stava già preparando a caricarlo ma il roscio lo guardò con quello che sapeva essere il suo sguardo di supporto.
"Vai."
"Cosa?"
"Fosse Harry pensi che starei qui a fare la guardia?"
Theo sbatté la mano sulla spalla del suo vecchio compagno di squadra, sorridendo grato. "Theo" la stretta di Ron sul suo braccio lo bloccò per un attimo. "So che hai in mente qualcosa. Se lo trovi avvertimi immediatamente, ok?"
"Certo. Dovete venire a salvarci in culo"
E così aveva fatto. Tutti si ricordavano di Malfoy il Mangiamorte, così pochi ricordavano che Theo Nott era figlio di uno dei più bastardi della corte di Voldemort. Non aveva preso il marchio, per un pelo. Draco era il prescelto e lui aveva evitato il peggio solo per quello. Ma lui conosceva bene tutte le famiglie dei Mangiamorte, anche quelle minori. Nemmeno Blaise era così esperto perché sua madre l'aveva protetto da tutto mentre lui una madre non ce l'aveva più. Ma aveva avuto Narcissa Malfoy, che sconvolta dal dolore le aveva dato la lista che teneva in mano.
"Theo, riportalo a casa ..." non aveva mai visto Narcissa piangere. Nemmeno nei momenti peggiori della guerra.
Era successo tutto così in fretta che avevano solo scritto a Narcissa non pensando immediatamente di contattarla per le indagini, ma Theo sapeva che la donna era la memoria storica della setta che per anni aveva terrorizzato l'Inghilterra magica.
Theo aveva scorso quella lista di nascondigli scritta in maniera rapida ma dalla calligrafia perfetta che solo una nobildonna poteva avere. Un nome fra tutti gli aveva detto qualcosa, confermato anche grazie all'intuizione di Narcissa.
"Harbour Cove è un paesino nel Cotswold dove Jugson e Dolohov avevano un sotterraneo dedito.. Alle torture dei babbani." la donna aveva distolto lo sguardo schifata.
"Narcissa, avverti Harry. Io vado."
Il nascondiglio c'era ed era anche ben protetto da un nutrito gruppo di scagnozzi. Theo non era un grande negli scontri di gruppo, lui preferiva i duelli e dare fuoco con la sua bacchetta alle cose, ma sapeva che ogni mossa avrebbe potuto compromettere la vita di Draco.
Erano passate 36 ore. Contando i tempi di un mago, Jugson avrebbe aspettato fino all'ultimo per avvertire gli Auror di una località per lo scambio affinché non potessero trovarlo prima. Draco doveva essere per forza in grado di essere cosciente per un eventuale passaporta quindi non poteva essere ridotto troppo male, no?
Aveva lasciato a Narcissa il compito di avvisare Harry mentre lui mandò il suo patronus a Ron per sicurezza. Accarezzò con gentilezza la sua poiana d'argento prima di vederla librarsi in aria, il suo momento felice il ricordo delle estati spensierate a Malfoy Manor prima della guerra.
Blaise aveva trovato qualcosa. Avrebbe avuto volere una conferma da Theo ma Harry aveva deciso intanto di non perdere tempo e tirare su una squadra di recupero mentre avvisava Ron della loro mossa ma senza richiedere intervento. Sperava solo che il patronus arrivasse senza problemi, mentre si affacciarono al cottage sperduto in una spiaggia della Cornovaglia. Erano apparati in un punto vicino ma avevano dovuto volare sulle scope fino a una distanza di sicurezza e proseguire a piedi. Cercavano di fare il più veloce possibile, senza quasi parlare. Solo mentre Hermione si aggrappava a Blaise, l'unico di cui si fidasse per montare su una scopa, sussurrò quasi in lacrime "B...sono davvero in ansia per Draco. Sono sconvolta che lui stia rischiando la vita per i miei genitori, tutto qui." Lui non si girò e per un attimo sembrò finire lì. "Lo farebbe per chiunque, è un auror. Ma a maggior ragione perché sei tu Hermione." la voce era quasi tagliata dal vento ma la maga lo sentì chiaramente. Con una lacrima solitaria si strinse di più al suo collega cercando di non pensare al peggio.
I tre colleghi avevano circondato il perimetro mentre Harry Blaise ed Hermione cercavano di capire se ci fosse qualcuno. Gli incantesimi di riconoscimento non davano nessun segno di vita ma di contro esistevano incantesimi oscuri per azzerare i valori vitali a quel tipo di incantesimo. Non era facile essere maghi, non c'era un reale beneficio l'equilibrio fra le forze era esattamente come quello babbano. Coltelli contro pistole o incantesimi contro maledizioni, era uguale. Era tutto estremamente difficile e Harry quasi non vedeva niente, il sudore gli aveva appiccicato i capelli alla fronte mentre Blaise teso come una corda di violino indicava la strada libera.
Il cottage era vuoto. Immobile, forse mai toccato per anni.
Ma Hermione sentiva qualcosa di strano, una distorsione magica recente. Con un incantesimo rilevò la traccia di magia che aveva sospettato.
"Harry, qualcuno ci aspettava."
"Però non c'è nessuno."
"Potrebbero averlo saputo?" Blaise stava perlustrando l'area del minuscolo cottage abbandonato, una cucina con salotto, un bagnetto e una stanza.
Tutto deserto.
Di colpo, dal tavolo del soggiorno, un pesante tavolo massiccio impolverato un urlo lacerante.
Urla di Draco.
Per un momento sperarono dii averlo trovato ma poi, la delusione.
Ci misero un attimo a realizzare.
Era una strillettera.
Un'altra.
Anche stavolta nemmeno un parola, non un no. Solo un urla di dolore estreme, ma erano differenti dalle prime. Le ricordavano tutti bene.
"Certo che è proprio vero che i Serpeverde sono orgogliosi. Il mio buon Malfoy non mi ha mai nemmeno implorato di fermarmi. Che peccato, non da soddisfazione così." le parole di Jugson erano agghiaccianti ma non aveva finito. "Avete provato a cercare una pista eh. Eppure non ci siete riusciti. Ora, dato che proprio volete le prove che il nostro caro amico sia vivo e vegeto, vi ho lasciato un regalino. Magari la Sanguesporco ci si può fare un pendente. Aspettatevi mie notizie e non fate scherzi o la prossima volta non sarò così clemente."
La strillettera, prima di disintegrarsi si rovesciò in aria e per un attimo i tre non capirono.
Dopo un secondo videro qualcosa di bianco rotolare sul vecchio tavolo che ospitava un centrino bianco. Che ora era rosso. Lentamente, quella cosa rotolò fino al bordo, dove Hermione era la più vicina. D'istinto, per evitare di perdere una potenziale prova lo bloccò con la bacchetta. "Arresto Momentum!" e si avvicinò l'oggetto per scrutarlo meglio.
Ma non era un oggetto.
L'espressione di Hermione era pietrificata mentre una singola lacrima le sgorgava dallo shock.
Solo il suo addestramento da Auror le aveva impedito di urlare e scagliare via la bacchetta.
Harry e Blaise si erano avvicinati mentre Hermione cercava di parlare.
Il globo bianco, incantato evidentemente per mantenerne la configurazione, era un occhio.
Il bulbo oculare, enucleato dal suo proprietario, faceva ribrezzo, ma non avevano dubbi.
Quello era l'occhio argenteo di Draco Malfoy.
"Magari la Sanguesporco ci si può fare un pendente. " quello aveva urlato Jugson, nella sua comunicazione. Peccato che lui non conoscesse Hermione Granger. Aveva sentito quell'insulto cosi tante volte che ormai non la toccava.
E tecnicamente, ci si era veramente fatta un pendente. Blaise aveva vomitato, senza remore. Harry ed Hermione erano meno delicati di stomaco, ma di certo non capitava tutti i giorni di realizzare che qualcuno di importante nella tua vita stava essendo torturato con violenza indicibile. Hermione voleva piangere, urlare e anche maledire Jugson, non esattamente in quell'ordine. Avrebbe pianto. Avrebbe spaccato cose e avrebbe sicuramente mandato un avada kevadra a Jugson, sempre che Harry o qualcun altro non fosse arrivato prima.
Sarebbe andata in terapia, perché non capitava certo tutti i giorni di prendere l'occhio di qualcuno che ti aveva guardato con lussuria un mese prima in mano. Ma Hermione si era fatta forza e aveva avvolto l'occhio incantato in un piccolo globo di vetro, trasmutato da un vaso li accanto e protetto da una gabbia di ferro.
Aveva appeso la catena al collo fra gli occhi increduli di Harry e Blaise.
"Glielo dovremo rimettere no?" disse cercando di mantenere la calma. Non era una battuta, era seria. "Fosse stato un dito babbano l'avremmo preso e messo nel ghiaccio, giusto Harry?"
"Si, si certo hai ragione ma..."
"Si mi fa abbastanza schifo. Lo vuoi tu?"
"No grazie sto per vomitare peggio di Blaise." Harry indietreggiò per un attimo. Ne aveva viste di cose schifose in otto anni, ma nessuno era qualcuno a cui teneva, dannazione.
Non voleva e non poteva concedersi il lusso di immaginare cosa stesse passando Draco. Dovevano trovarlo.
La spedizione non era durata a lungo, anche se il tempo sembrava infinito, e mentre stavano uscendo da quel cottage maledetto, il pendente di Hermione ben nascosto sotto il cappotto da Auror, uno degli altri al perimetro lo raggiunse.
"Auror Potter, abbiamo una comunicazione da Narcissa Malfoy!" Harry prese la lettera, come se en andasse della sua stessa vita.
"Harry,
Theo sa. So che avrebbe avvertito anche Ron.
Non voglio rischiare che questa lettera passi per mani inaffidabili, per cui riunitevi con Ron e saprete dove andare.
Harry ti prego.
Riportalo a casa.
N."
Harry non ebbe tempo di arrabbiarsi con Theo anche perché poco dopo riconobbe il Jack Russell di Ron venirgli incontro.
Si avvicinò al piccolo spirito che sussurrò solamente: "Harbour Cove, Cotswold"
Non avevano tempo da perdere.
Ron raggiunse Theo al punto che gli aveva indicato. Si sedette vicino a lui appiattendosi al muro come il suo compagno.
La cosa che gli piaceva di Theo Nott è che era considerato da tutti un casinista incurante delle regole e pronto ad attaccare briga molto facilmente. Come lui.
In realtà, Theo e Ron erano diversi a un occhio superficiale esattamente come Draco e Harry. Theo era slanciato dove Ron era più piazzato e tarchiato, l'uno bruno come la pece con i riccioli e gli occhi neri, l'altro coi capelli capaci di essere visti a sei chilometri di distanza. Per questo Ron portava sempre il berretto dell'uniforme, un semplice basco nero con lo stemma cucito internamente, come gli avevano consigliato all'inizio dell'addestramento. "Certo, potete anche cambiarvi i connotati, ma dovete riuscire a mimetizzarvi con o senza bacchetta." aveva detto il capo addestramento guardando i suoi capelli fiammanti.
Theo aveva preso il berretto con nonchalance. "Sarà utile pure per tutti questi? Chissà..." e si era infilato il basco risultando ridicolo come poche cose al mondo. Ron aveva riso, suo malgrado. non voleva ridere col nemico ma con Theo era impossibile rimanere serio. L'aveva conquistato così, una battuta alla volta. Era stato abituato tutta la vita a essere il "comico" del trio, quello "impulsivo" e testa calda. Beh, con Nott aveva trovato pane per i suoi denti. Funzionavano perché entrambi capivano bene il loro istinto con cui avevano imparato a fare i conti dopo otto anni. E Ron non sapeva come dirgli che Draco aveva perso un occhio. Harry gli aveva rimandato il Patronus dicendo che sarebbero arrivati subito e "preparare Theo".
perché era quello che probabilmente stava soffrendo più di tutti.
L'aveva visto intervenire ridendo in situazioni pericolose, contro vampiri, maghi psicopatici, rapitori e piante velenose alte due metri rimanendo serio solo i momenti necessari per capire che Theo Nott era veramente un bravo Auror.
Quel giorno però era distrutto. "Come l'hai trovato?"
"Una volta figlio di Mangiamorte, sempre figlio di Mangiamorte. Ci ho pensato mentre eravamo dai Granger ma non avevo il tempo di mettermi a combattere con Harry." Ron annuì. Avrebbe fatto lo stesso, non poteva proprio biasimarlo.
Harry l'aveva messo in una posizione scomoda. Non era lui quello dei grandi discorsi. Non era paterno come Harry né manipolatore come Draco né tantomeno schietto come Hermione.
"Theo."
"Lo so."
"Cosa?" Theo si mise una mano in faccia, passandola poi sui ricci ribelli.
"Ho fatto un incantesimo di analisi. Ho castato un revelio a basso raggio per capire che tipo di incantesimi sono su. Silencio, classico no? Ho fatto il grave errore di intrufolarmi."
Theo lo guardò e Ron quasi ebbe paura. Era pallido con una sfumatura verde. "Ron, io non so cosa è rimasto di Draco." Il mago si portò le mani alla bocca.
"Ho sentito urla disumane. Non ho...idea di chi...cosa.. troveremo. Ma dobbiamo intervenire. Subito."
Ron passò un braccio intorno alle spalle di quello che ormai considerava un amico. "Dobbiamo resistere un altro po' Theo. Lo porteremo in salvo."
Hermione teneva la mano sul globo incantato al collo come fosse la cosa più preziosa del mondo.
Avrebbe riportato a casa Draco Malfoy e l'avrebbe fatto rimettere in sesto, ne andasse della sua stessa vita.
L'ansia di perderlo le aveva fatto capire troppo tardi quello che aveva sempre voluto negare. Lei lo voleva nella sua vita, il prezzo di averlo realizzato fin troppo alto.
Si chiese se lui l'avrebbe mai perdonata. Era colpa sua del resto no? I suoi genitori come merce di scambio per la sua vita era molto più di andare in paro con il suo debito del Manor.
Ma a Hermione questo non interessava, voleva che tornasse a casa da sua madre, dai suoi amici, da...lei. Anche se lontana, anche se non l'avesse mai perdonata. Lo voleva vivo e preferibilmente … felice.
Al momento però non poteva più distogliere la concentrazione sul piano. Era così difficile , per tutti loro, riuscire a rimanere concentrati. Erano tutti troppo coinvolti, da Harry a Ron ma erano anche i più forti del dipartimento. Gli altri potevano acciuffare gli scagnozzi minori ma Jugson aveva due tre maghi dalla sua da non sottovalutare.
Erano arrivati in silenzio, riuniti appiattiti contro quel muro, i migliori incantesimi di mimetizzazione castati da Blaise, il più portato alle operazioni di stealth.
Non c'era tempo per parlare, per fare domande solo per agire.
"Blaise, l'unico che può andare dentro sei tu. Dovrai trasformarti, ovviamente, mentre Hermione eliminerà tutti gli incantesimi di rilevazione che potrebbero comprometterti. Ron, tu ed io apriremo la pista. Theo." lo guardò intensamente. "Non perdere la testa. Dove pensi che sia?"
"E' sicuramente nel sotterraneo, ho passato ore a ripercorrere la planimetria."
Purtroppo sentendo anche le urla di Draco.
Blaise prese la forma del corvo, l'unico animagus utile fra loro in quel momento mentre Hermione lanciava una serie di incantesimi protettivi per Blaise e disinnescava quelli messi da Jugson. Ron controllava il perimetro silenziando e confondendo il loro piccolo raggio d'azione. Harry e Theo aspettarono di vedere Blaise introdursi nel comignolo, i maghi intorno al nascondiglio ignari grazie agli incantesimi di Hermione. Ron si mise in posizione con Harry mentre Hermione e Theo si misero dietro.
Blaise tornò immediatamente, mettendosi sulla spalla di Hermione.
"Quattro maghi dentro che giocano a carte, sbronzi. Dovrei farcela senza problemi. Sistemate quelli fuori e raggiungetemi."
Hermione ringraziò ancora una volta Snape per averle insegnato la legilimensis.
Blaise tornò dentro e loro avanzarono.
Hermione castava Redirectio a tutto spiano mentre Theo cominciò a cecchinare i maghi con i suoi coltelli magici. Caddero uno dopo l'altro, in silenzio. Il mago era fuori dalla grazia di Merlino e non avrebbe preso ostaggi. In otto anni, non sarebbe stata la prima volta.
Harry e Ron spalancarono la porta, dopo aver castato Silencio, giusto il tempo di vedere Blaise finire l'ultimo dei quattro al tavolo. Hermione confermò che nessuna barriera di allarme era scattata.
Harry indicò la botola, prima di scandagliarla: la trappola era innescata ma Hermione non ebbe problemi a disfare l'incantesimo mentre Harry e Ron piombarono giù. C'erano altri due maghi di guardia, che Ron mise fuori combattimento con due Crucio ben assestati. Blaise tornò nella sua forma di corvo, cercando di capire dove fossero Jugson e Draco. Il corridoio era lungo e angusto, buio perlopiù ma si sentiva chiaramente una voce.
"Grazie Malfoy, questo è stato il più bel regalo che tu potessi farmi. Kristin, non farlo dissanguare, o non potrò dare questo scarto come esca per Potter e i suoi amici."
A tutti mancò un battito mentre sentirono chiaramente il rumore di un incantesimo ma di urla, nessuna traccia. Forse era stato addormentato?
Blaise tornò da Hermione "Solo Jugson e un'altra maga, ma non vedo Draco dalla fessura."
Fece cenno ad Harry di continuare mimando il numero due, mentre in silenzio si avvicinavano alla porta.
Harry aspettò solo qualche secondo prima di sentire il flebile lamento di Draco e non perdere altro tempo.
Hermione aveva disinnescato la porta ma Harry la calciò prendendo il mago di sorpresa.
"EXPELLIARMUS!" castò diretto a Jugson mentre Theo disarmava quella che sembrava una medimaga.
"Ma guarda chi c'è...Potter! Mi avete trovato alla fine eh? Ma che bravi!"
Il pazzo si teneva il braccio dove la bacchetta era stata disarmata ed Hermione notò un particolare terribile. Il marchio era così bianco a confronto con la pelle olivastra del resto del braccio.
"Jugson, tu non hai mai preso il marchio."
L'uomo rise come un pazzo, mentre Blaise e Theo tenevano sotto scacco la donna che piangeva disperata eppure non sembrava una vittima. "Mi-mi ha fatto fare cose..."
Il mago continuava a ridere mentre Harry e Ron lo tenevano sotto mira, Hermione con lo sguardo cercava Draco ma si resero tutti conto di essere dentro un anticamera di una cella.
"Come non vi piace il mio nuovo gioiellino?" L'uomo mostrò il braccio con il marchio, una linea rossa quasi invisibile sui contorni di quel pezzo di pelle molto più chiaro.
Hermione notò la quantità di sangue che portava verso la cella interna.
"Cosa diavolo hai fatto?" urlò prima di fiondarsi nella cella.
"Jugson sei totalmente pazzo!"
"Non sono pazzo, diglielo Kristin! Ti piaceva l'idea...no?"
La donna scosse la testa. "Quest'uomo è fuori di testa..io non credevo...aveva detto solo che voleva aiuto per un lavoro…"
Theo era tentato di azzittirla per sempre ma Blaise lo sorvegliava a vista.
"Perché? Perché lo difendete? E' uno sporco traditore!!" ormai Jugson aveva capito di avere perso e cominciò a fare l'unica cosa che poteva cercare di salvarlo.
"Avada Ked-" "Expelliarmus!"
La bacchetta di Jugson saltò e si ritrovò Harry alla gola, che gli diede un cazzotto in faccia prima di puntargli la bacchetta sempre sostenuto da Ron. "Lo sai chi ci ho ammazzato con l'Expelliarmus?"
Jugson rideva, come un pazzo. "Ammazzami, dai"
"Vorrei, vorrei Jugson ma non lo farò. Prima ti porterò davanti alla Wizengamot e poi ci assicureremo che tu venga torturato ad Azkaban almeno quanto hai torturato Draco."
"Sarà difficile!"
"Crucio!" l'incantesimo era partito da Theo. "E ringrazia Merlino che ti ho ammazzato."
Ron lo incantò con Stupeficium, rendendolo catatonico, mentre mandava un segnale ai rinforzi.
Tutto era successo in pochissimi attimi e Harry raggiunse Hermione alcuni istanti dopo nella cella in cui era probabilmente Draco.
"Draco!" urlò la maga disperata, mentre entrava. "Lumos!"
Si pentì quasi di aver fatto luce. La scena era raccapricciante. Draco era legato al muro appeso per un braccio, l'unico che gli...rimaneva. Dal polso a poco sopra l'incavo del gomito compariva la scritta "blood traitor" che grondava ancora sangue rappreso e pareva essere stata incisa con lo stesso tipo di daga che aveva usato Bellatrix su di lei. Poco distante, giaceva il braccio destro di Draco, quello che aveva il marchio. Solo che il marchio che non c'era più, solo un rimasuglio di tessuti e muscoli. Jugson si era fatto impiantare il suo marchio.
La palpebra dell'occhio inoculato era incrostata di sangue secco che era colato sul collo, sul petto, ovunque. Il sangue del braccio era stato fermato dal dissanguamento ma il moncone poco sotto il gomito era ancora aperto. Hermione corse al suo capezzale, cercando segni vitali. "Draco, Draco ti prego dimmi che sei ancora qui con noi…" lanciò l'incantesimo diagnostico d'emergenza per rilevare i segni vitali. Era allo stremo. Aveva perso troppo sangue e troppo dolore.
Incurante del sangue, delle ferite e del moncone lo abbracciò. "Draco siamo qui."
Incredibilmente, lui aprì a malapena l'occhio rimasto. Stavolta quel profumo non era un sogno. Era vero.
Non sentiva quasi più nulla, era troppo debole, stordito dal dolore e dalle allucinazioni.
"Non...avevo...dubbi." disse prima di perdere del tutto conoscenza e abbandonare la testa fra le braccia di Hermione.
Harry li trovò così.
"No! Draco!"
"E' vivo, è vivo! Dobbiamo sbrigarci!"
Theo sfuggendo al controllo di Blaise entrò nella cella e si accasciò al suolo, sconvolto.
"La situazione è..." Dennis li guardò cercando le parole giuste. non capitava tutti i giorni di dare notizie simili a Harry Potter. "...disperata. Non c'è altro modo per dirlo."
Harry si accasciò sulla sedia ringraziando di aver fatto venire Ginny, mentre Theo cercava di mantenere la calma per Narcissa, abbracciata a lui in lacrime. Blaise se la prese col muro mentre Hermione si appoggiava a Ron, che riviveva l'incubo di Fred. Nell'angolo, Severus Snape che era stato chiamato d'urgenza nel caso ci fosse bisogno di antidoti particolari, metteva una mano sulla schiena di Narcissa piegata su Theo.
"Ha subito un'innumerevole serie di maledizioni che ci rendono difficile curarlo. Dovreste interrogare la medimaga che era lì con il pazzo che ha fatto questo."
Dennis incrociò le bracci scuotendo la testa, disperato. "Penso uno dei casi con più accanimento che io abbia mai visto. Draco ha diverse emorragie interne, ed esterne, polmoni collassati… ha perso tantissimo sangue...per non dimenticare l'amputazione del braccio e dell'occhio. Potremo recuperarli, anche grazie al fatto che siete riusciti a recuperare il bulbo oculare...ma al momento possiamo solo sperare che sopravviva ai primi incantesimi di cure. Lo shock che ha subito il suo corpo è...semplicemente troppo. Dobbiamo aspettare che passi la notte, dopodiché forse potremmo sperare."
I singhiozzi di Narcissa irrompevano il corridoio del St Mungo, mentre Harry si toglieva gli occhiali e Ginny lo prendeva fra le braccia esausto. La rossa piangeva, senza ritegno.
Hermione allungò il braccio verso Blaise, che stava continuando a premersi i palmi di nuovo fino a sanguinare e se lo avvicinò mentre piangeva senza ritegno tra lui e Ron. Aveva consegnato il globo contenente l'occhio di Draco a Dennis in lacrime e non aveva più smesso.
Theo abbracciò più forte Narcissa mentre Severus continuava a passarle la mano sulla schiena.