Corian Foster
Feb. 20th, 2019 05:46 pmTag Dreamwithd
Cow-t 9, settimana, 2
Prompt: Fantasy
Numero Parole:
Note: questa storia è un seguito di una long che non ho mai pubblicato, ed è una storia che riguarda la relazione fra Snape ed Hermione già stabile e forte, con lei che ha circa 23 anni e lui 42. Ci sono dei riferimenti a cose passate della long, quindi è normale non capire alcuni passaggi.
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Hogwarts, 2 Settembre 2002
Corian Foster.
Al suono del suo nome all’appello, il ragazzino si alzò. “Presente.” rispose con la sua voce fioca e esile. Guardò con interesse il suo professore, Severus Snape. L’uomo era ignaro della sua attenzione mentre osservava i movimenti eleganti, la voce baritonale che continuava l’appello, la rete di cicatrici che spuntavano da un foulard da collo verde e arrivavano quasi alla guancia, che non si prendeva la briga di nascondere .
Perchè era un eroe.
E Corian voleva essere proprio come lui. Il nuovo Principe Mezzo Sangue.
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“Minerva, cosa sappiamo di Corian Foster?”
La strega strinse le spalle, con aria affranta. “Povero bambino…”
Severus si avvicinò alla Preside. “Immagino ci sia un motivo dietro la tua constatazione.”
La preside annuì prima di spiegarsi. “La lettera è arrivata addirittura prima per lui e nessuno ha saputo dirmi perchè. Ha solo otto anni, di cui 7 vissuti in un orfanotrofio babbano in Irlanda del Nord. Non so molto altro, se non che è arrivato qui con un solo sacchetto malconcio. I libri vengono passati dal Ministero. Per il resto è stato messo nella tua casata Severus, ne saprai più di me sicuramente nei prossimi mesi”
Snape avvertì un brivido lungo la schiena. Non era solito che i Serpeverde ospitassero bambini con passati tragici alle spalle. Come lui. O come...Tom Riddle.
“Minerva ho i miei motivi per credere che quel ragazzino sia potenzialmente...un pericolo.”
La donna lo guardò stralunata? “Cosa? Ma è solo un bambino! Abbandonato e solo, come potreb...ah.” Minerva McGonagall non era stupida e aveva visto troppe cose succedere nate da bambini abusati lasciati soli a se stessi. “Cosa suggerisci?”
“Per ora non lo so. Lo guarderò con attenzione e ti farò sapere”
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Erano ormai passati tre mesi dall’inizio dell’anno accademico e Corian si era effettivamente rivelato uno studente modello, sempre attento durante le lezioni, che non dava mai problemi nè risposte idiote a ogni interrogazione. Era sveglio, eppure rimaneva spesso in disparte sia nella sala comune che in aula. Non aveva amici, notò Severus. Non parlava quasi mai cn nessuno, se non interpellato. Era forse troppo piccolo, ma la realtà la consoceva bene. Il ragazzino non voleva essere notato. Stava impegnandosi per rimanere invisibile, perchè rimanere anonimi dava grandi poteri soprattutto se si nascondeva qualcosa.
Severus però, era una spia da troppo tempo per farsi ingannare dall’attegiamento anonimo e composto di Corian Foster. Per questo non fu sorpreso un giorno di trovarlo nascosto nella sezione proibita della Biblioteca di Hogwarts, con in mano un libro di Arti Oscure.
Anni addietro, l’avrebbe sorpreso e umiliato per poi portarlo da Minerva per una punizione esemplare. Ma erano tempi diversi e aveva imparato che quella non era la strada giusta. Aveva smesso di spaventare senza motivo e sapeva che non sarebbe stata quella la via per distogliere Corian Foster da qualsiasi fosse la sua fissazione per le arti oscure. Fece volutamente rumore e Corian, spaventato, del resto era ancora veramente un bambino, fuggì dopo aver posato il libro. Severus individuò il titolo del libro, e lo sfogliò brevemente, rimanendo poco sorpreso del contenuto oscuro, per poi annotarsi mentalmente di far controllare l’incantesimo protettivo della sezione proibita.
La sua forse era un’idea idiota, ma avrebbe provato ad aiutare il ragazzino nella maniera in cui avrebbe voluto che qualcuno avesse aiutato lui. L’età lo stava veramente rimbambendo.
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Severus Snape tornò a Prince Manor quel venerdì sera con un’espressione che non prometteva nulla di buono. Hermione, tornata prima dal Ministero per avere più tempo da passare col suo futuro marito, gli andò incontro per togliergli la mantella e baciarlo con dolcezza.
“Sembra che tu abbia avuto una settimana difficile.”
“Ebbene.” Severus si lasciò andare sulla testa della sua promessa, aspirando il profumo che gli era mancato. Rimasero una manciata di secondi abbracciati sull’anticamera dell’ingresso, la ragazza perplessa da quell’espressione grave che aveva visto sul volto di Severus.
“Vuoi dirmi che succede mentre mangiamo?” chiese mentre si staccava da lui per poi prenderlo sottobraccio, dirigendosi insieme verso il salone. Lui annuì passandosi un dito sotto il mento. “Non solo voglio, devo.” sospirò un attimo prima di farle cenno galantemente di precederla nel salone. “Negli ultimi mesi, ho osservato attentamente un ragazzino a Hogwarts con...particolari caratteristiche che rimandano a un comportamento anomalo.” esordì mentre prendevano posto a tavola.
Hermione come sempre non faceva domande, aspettando che fosse lui a spiegare l’intero quadro e chiederle un’opinione. Ormai erano talmente rodati da sapere perfettamente i tempi l’uno dell’altra, quindi si sedette a tavola mentre il mago continuava il suo racconto. “Questo alunno prodigio ha solo otto anni ed è stato portato da un orfanotrofio. La sua situazione è molto complessa e sebbene sia uno studente modello...Io e Minerva abbiamo motivo di credere che il ragazzino sia un papabile...nuovo...signore oscuro. O un potenziale Oscuriale.” le raccontò in breve dell’episodio nella biblioteca mentre la ragazza lo guardava intensamente, una lieve ruga di preoccupazione a solcarle la fronte. Odiava mettere in agitazione Hermione, ma allo stesso tempo sapeva che solo lei poteva essere in grado di aiutarlo….sebbene non volesse coinvolgerla e negarle il meritato relax delle feste.
“Ho avuto probabilmente una delle idee più stupide della mia vita, che è tutto dire.” rimase in silenzio passandosi le mani sul viso prima di lasciarsi andare sullo schienale. Guardo la sua bellissima, giovane, amorevole futura moglie e allungò una mano verso di lei, che prontamente allungò le sue dita calde. “Ho pensato che potrei ospirate qui Corian Foster. Ho stupidamente pensato che forse, forse, se qualcuno lo ascoltasse, se qualcuno cercasse di capire cosa prova...magari non rimanendo completamente da solo come…” non ebbe nemmeno bisogno di finire la frase, che Hermione sorrise. Aveva capito. “Non mi sembra assolutamente un’idea stupida, anzi.” scollò i lunghi capelli mossi stringendo la presa. “Mi sembra un’ottima idea tenerlo d’occhio. Se veramente questo bambino è una forma latente di Oscuriale o un potenziale signore oscuro, non mi sembra sia saggio lasciarlo solo nel castello. Inoltre, mi sembra che sia una tristezza infinita che un bambino così piccolo passi le vacanze di Natale solo a Hogwarts.” ovviamente la sua fidanzata aveva già dato l’ok, supportando la sua iniziativa con entusiasmo, come se le avesse chiesto di andare in vacanza a Parigi. Scosse la testa avvicinandosi di nuovo a lei.
“Hermione, non posso chiederti questo. Ricordi i nostri patti? Sei giovane per l’amor di Merlino non posso rinchiuderti le vacanze di Natale con me e un ragazzino a te semi sconosciuto, che probabilmente ha tendenze omicide. Non mi fido a portarlo dai tuoi o da Molly per le feste ed è bene i nostri sospetti rimangano fra noi. Nello stesso tempo non posso chiedere a te di rinunciare alle feste. Troverò un altro modo”
Lei si avvicinò imperterrita. “Faccio delle mie vacanze ciò che voglio Severus e ovviamente voglio stare con te dato che sei la mia famiglia. Se reputi che ospitare questo bambino sia un tentativo per evitare eventuali catastrofi, perchè dovrei impedirlo? Se andrò a trovare i miei per un paio d’ore non penso che mi sbarrerai la passaporta al ritornono?” concluse con un sorriso ironico.
“Sarei quasi tentato, guarda…”
“Peccato che io sia quasi tua moglie...e mi hai sempre detto che questa è casa nostra o sbaglio?” sapeva bene dove stava andando a colpire e infatti vide l’uomo allarmasi, spalancando gli occhi d’onice. “Certo che lo è! Ed è proprio per questo che non voglio importi una mia scelta.”
“Mi hai raccontato tutta la storia e mi hai esposto cosa ti ha spinto a prendere questa decisione. E la condivido. Ergo ora è una nostra scelta, o sbaglio?”
“Esposto è una parola grossa. Ho illustrato brevemente la situazione, e tu hai fatto il resto.”
“Perchè è esattamente così che si fa una relazione. Ci si capisce, ci si supporta e...si combatte, insieme.”
Lui si passò una mano sul viso prima di alzarsi e avvolgerla da dietro lo schienale fra le braccia. “Lo so, strega... ma Corian è davvero...problematico. Probabilmente proverà a dare fuoco alla villa, o chissà che altro. Ma in maniera assolutamente chirurgica, da vero Serpeverde.”
“Beh io e questo ragazzino abbiamo già cose in comune no?” lo baciò dolcemente allungando una mano sulla sua nuca, riferendosi a quando da ragazzina aveva appiccato fuoco alle sue vesti. “Trovo che sia una nobile iniziativa la tua e non ci credo che è solo per salvaguardare il mondo magico.”
Lui scosse la testa. “Lo sai già…”
Hermione lo baciò, orgogliosa. Aspettava quel bambino con grande trepidazione, se era riuscito a far breccia nel cuore del suo mago.
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“Signor Foster. Vorrebbe passare il Natale a Villa Prince con me e la mia futura sposa?”
“C-cosa? Io? Ma io…”
“Non balbetti.”
“M-ma si può fare?”
“Si può fare. Lei sarebbe l’unico a rimanere qui del primo anno. E non ha ancora raggiunto i dieci anni, l’età legale per rimanere soli a Hogwarts.”
“Vorrebbe dire che dovrei tornare all’orfanotrofio? No!” il bambino cominciò a protestare ma subito chiuse la bocca sotto lo sguardo del professore che lo fulminò.
“Le sto appunto dicendo che non deve tornare all’orfanotrofio. Se non lo desidera.” il tono dell’ultima frase addolcito.
Corian guardò Severus con stelle negli occhi, la prima volta che lo vedeva con uno sguardo diverso da quello solitamente assorto o mefistofelico.
“I-o però non ho mai festeggiato il Natale.”
Severus si dovete trattenere dal manifestare ciò che provava veramente. L’età lo stava rimbambendo.
“Non vedo come questo potrebbe costituire un problema.” riuscì a produrre con la sua solita voce monocorde.
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Hermione rimase stupita dalla strana somiglianza quando incontrò la prima volta il piccolo Serpeverde, che si avvicinava alla soglia della loro casa.
“T-tu sei sicuro di non aver avuto figli, vero?” chiese sottovoce.
“Penso che me lo ricorderei se avessi avuto rapporti sessuali nei vent’anni prima di te, che dici?” rimbeccò lui acido, colpito un po’ sul vivo.
“Che ne so, magari eri ubriaco…”
Lui scosse la testa ignornado l’ultima affermazione e andò incontro al piccolo Corian, che si guardava incontro sospettoso.
Era davvero a casa di Severus Snape? Perchè? Lui non era speciale. Non era nessuno e non voleva pietà. Però non aveva resistito. Pensare di essere nella casa del suo eroe non gli pareva vero. Non era invece molto felice della signorina Granger, ma avrebbe dovuto farsela piacere. Aveva sentito dagli studenti più grandi come il loro professore fosse particolarmente protettivo nei suoi confronti. Si era anche battuto per lei, salvandole la vita proprio durante l’estate prima del suo arrivo a Hogwarts e l’evento era ancora sulla bocca di tutti. Quindi avrebbe dovuto giocare d’astuzia e sopportare quella donna Grifondoro. Severus lo accolse con uno sguardo abbastanza distaccato. “Benvenuto a Villa Prince, Mister Foster.”
Hermione lo guardò con calore. “Molto piacere, Corian. Sono Hermione Granger, sentiti pure libero di chiamarmi Hermione.” il ragazzino fu stupito da quell’accoglienza. Pensava che essendo la Principessa Grifondoro la donna sarebbe stata disturbata dalla sua presenza Serpeverde.
Intimidito, annuì. “B-buonasera.”
Hermione aveva il cuore stretto in una morsa. Quel ragazzino gli ricordava troppo il piccolo Severus che aveva visto nelle sue memorie. Era estremamente magro, i vestiti troppo grandi che chissà da chi erano stati passati. I capelli lunghi neri e pure un po’ unticci, la pelle pallida. Mancavano solo il naso adunco e gli occhi neri, laddove c’erano due occhi azzurri cerulei e un nasetto a patata un po’ schiacciato. Ecco, era già stata fregata da quel ragazzino.
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“Corian, che cosa ti piace fare nel tempo libero?” chiese Hermione a cena dopo che il ragazzino si fu sistemato in una delle stanze del maniero.
“Solitamente leggo.” vide la donna illuminarsi e si rilassò, mentre cercava di mangiare.
“E che cosa ti piace leggere?”
“Hermione fallo mangiare in pace…”
“Oh no signore, a me piace parlare di libri!”
“Beh in questa casa si parla sempre di libri Mr. Foster ma se lascio campo libero a Hermione non finirete mai di cenare.”
Hermione scoppiò a ridere, pregustando già un dopo cena tutti e tre insieme in libreria con una cioccolata calda.
E così fu, l’inizio di una tradizione che sarebbe durata molto tempo.
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Natale 2002
“Questo è per te, Corian.” Hermione, seduta per terra davanti l’albero di Natale che avevano allestito insieme, sebbene avessero fatto quasi tutto lei e il bambino sotto lo sguardo divertito di Severus. Nonostante non fosse assolutamente abituato alla presenza di un bambino in un contesto che non fosse scolastico, Snape se la stava cavando egregiamente e Hermione era semplicemente fiera di quanto lavoro avesse fatto su sè stesso. Corian continuava a chiamarlo Professore, ovviamente, ma si era instaurata fra i due un’intesa che non poteva essere ignorata. Fin dal primo giorno in cui l’avevano portato a Diagon Alley, pocyhi giorni dopo il suo arrivo a Prince Manor, intenzionati a rifornire con tatto il ragazzino di averi di prima necessità che non fossero quelli contenuti nel suo misero sacco, avevano capito quanto Corian fosse affine a loro. Il bambino era orgoglioso, e aveva voluto stringere con loro un accorod da vero Serpeverde, che la coppia aveva accettato volentieri, sorridendo: per ogni cosa da loro presa per lui, Corian avrebbe svolto una commissione a scelta per entrambi, o singolarmente. Severus aveva sorriso impercettibilmente al piccolo negoziatore, ammirando la sua dignità. Con fare grave aveva esteso la sua mano dalle lunghe dita al bambino che le prese dopo un momento di stupore. “E’ affare fatto signor Foster. Ci impegneremo a trovare e studiare un piano per queste vacanze che permetterà di ripagare queste cose. Mi sembra un accordo onesto e perfettamente in linea con la nostra casata.” Corian aveva sorriso come se gli avessero appena dato 500 punti, ma il motivo Hermione l’aveva capito fin dai primi momenti. Il piccolo Foster era semplicemente il più grande fan esistente di Severus Snape, dopo lei, probabilmente. Nonostante non parlasse moltissimo di sua iniziativa, diventava subito eccitato se interpellato, soprattutto se era qualcosa a riguardante i libri e le pozioni. E a Diagon Alley era stato attratto dall’enorme libreria, piuttosto che dal negozio di giocattoli.
Con sguardo avido aveva da subito varcato la soglia del negozio con impazienza, seguito dalla coppia che si sentiva stranamente orgogliosa. “So che non dovrei sentirmi così, ma non ti sembra fantastico che sia così interessato ai libri? Mi sembra di rivedermi da bambina.”
Snape scrollò le spalle. “Mentirei se ti dicessi che non provo la stessa soddisfazione.”
Hermione gli strinse la mano lasciandosi suffgire una risatina.
“Professore, Hermione, posso avere il permesso di passeggiare per la libreria?” aveva chiesto educatamente girandosi verso di loro improvvisamente, frenando l’istinto di correre in giro per quella miniera di conoscenza. I due si guardarono pe ru attimo, notando il comportamento di Corian. Era sempre molto educato, e non in un maniera costruita, bensì più impaurita. Hermione non poteva esserne certa, ma aveva intuito che la formazione dell’orfanotrofio non fosse stata delle più amorevoli. A volte non sembrava neanche un bambino, non aveva mai slanci impulsivi nè riusciva a dimostrare entusiasmo se non per poche cose, fra cui appunto la lettura. Sembrava che cercasse di reprimersi, come se fosse stato redarguito fin troppe volte e Hermione voleva cercare di scardinare quel comportamento così imposto. Si avvicinò al bambino, sorridendo e senza toccarlo. “Certo Corian, però accertati sempre di essere a portata di vista mia o del professore, ok?” il bambino la ricompensò con un sorriso sincero che estese al suo insegnante che ricambiò con un cenno affermativo della testa. “Certamente.” rispose lui, e con un piccolo saltello si avventurò nella libreria, felice come non si sentiva da...sempre.
“Hermione, sentirmi chiamare professore da te mi da sempre quel certo senso conato…”
“Oh santo Merlino, non farne un dramma, su…piuttosto cerchiamo quel tomo”
Quella giornata a Diagon Alley entrò nei ricordi di Corian come uno dei giorni più meravigliosi della sua breve vita e nonostante il suo impegno nel voler ripagare tutto, dovette cedere quando Hermione, per conto di entrambi ma non sarebbe stato etico farlo alla luce del sole, decise di regalargli il libro che aveva in mano da più di venti minuti. “I Poteri Magici del Gatto” era interessante perchè aveva sempre desiderato avere un gattino tutto suo che magari sarebbe potuto diventare il suo famiglio. Ma all’orfanotrofio l’unica volta che aveva provato a salvare un gatto da morte certa era stato messo a dormire senza cena per due giorni. Quindi non voleva più un gatto, però i poteri magici dei felini lo affascinavano lo stesso. “Prendiamolo.”
“Ma, Hermione, non ho un gatto...è inutile prenderlo.”
La ragazza gli sorrise per poi prendere il libro dalle sue mani. “Neanche io avevo un gatto alla tua età, però avevo già capito che avrei voluto fosse un felino il mio famiglio.”
“Oh, davvero?” lei annuì.
“Certo, e quindi ho iniziato subito a studiare per sfruttare al meglio la connesisone con il mio futuro felino.”
“E ha funzionato?”
Snape, che aveva sentito tutta la conversazione, si lasciò andare a una breve risata. Vedere il suo professore ridere era stata una vista sconcertante, ma si stava abituando. Era quasi rassicurante sapere che anche il suo eroe potesse ridere.
“Severus non ridere per favore, Grattastinchi era un gran gatto.” Hermione si era girata adirata verso il comapgno, e Corian dovette coprirsi la bocca per non ridere.
“Certo che lo era Hermione, il problema è che stava alla magia come tu stai alla cucina, mia cara.” Corian aveva notato che il professore usava quel vezzeggiativo quando voleva prendere in giro la sua futura moglie. Il che accadeva spesso. Era divertente stare con loro, si sentiva...rilassato. Lei lo colpì blandamente col tomo, ma non riuscì a trattenere la risata.
“Sai benissimo che non vale colpire sulla cucina.” poi si girò verso Corian, con espressione convinta. “Grattastinchi era solo un po’...testardo. Ma era assolutamente magico.”
E con fare deciso si diresse alla cassa a pagare lasciando Snape e Corian da soli. Il professore abbassò lo sguardo sul bambino, a braccia conserte, abbozzando un sorriso scarstico. “Il gatto era effettivamente magico, ma ti auguro di trovare un felino meno testardo di quello che aveva lei.”
Corian si coprì la bocca e rise un divertito. Lo sguardo di snape si ingentilì e gli mise una mano sulla spalla. “Dirigiamoci in cassa, prima che Hermione possa comprare metà libreria.” era la prima votla che qualcuno lo toccava senza cattive intenzioni, e Corian quasi pianse. Scrollò la testa, ricacciando le lacrime. Era al sicuro, col suo eroe, e aveva appena ricevuto un regalo. Era al sicuro. E fu così che si era sentito in quei giorni, mentre riordinava la libreria di Prince Manor, compito che gli era stato assegnato da entrambi e che aveva svolto con gioia, sotto lo sguardo vigile di Hermione e Severus, che studiavano ognuno per conto proprio. Il professore preparava le lezioni e la ragazza rivedeva regolamenti ministeriali per un esame che doveva sostenere a breve, a quanto aveva capito. Sapere che anche gli adulti facevano esami lo rincuorò un po’, mentre con gioia spolverava i libri.
“Corian perchè non ti riposi? Penso che tu abbia abbondantemente ripagato la tua parte.”
Il bambino scosse la testa, orgogliosamente. “Non ho ancora finito Hermione e voglio portare a termine il mio compito.” Snape sorrise sardonico alla sua fidanzata con un’espressione che diceva silenziosamente “Te l’avevo detto che era un Sepreverde fino al midollo!”
Lei gli sorrise a sua volta per poi rivolgersi al ragazzino. “Va bene, ma una pausa cioccolata calda? Per tutti?”
Snape intervenne per sostenerla. Non voleva che Corian passasse così tanto tempo pensando di essere lì per assolvere compiti o ripagare debiti. E aveva intuito di avere una certa influenza sul ragazzino, sebbene non ne capisse il motivo. “La trovo un’ottima idea Hermione. Corian, il tuo impegno è rimirevole, ma una pausa è necessaria. Sei un nostro ospite, non sei qui per lavorare.” alla fine, aveva ceduto e aveva iniziato a chiamare il bambino per nome. Signor Foster sembrava sempre così...distaccato. Il bambino posò il tomo. Non era abituato a quelle preoccupazioni da parte di adulti. Lui lavorava sempre. L’ozio non era permesso all’orfanotrofio. E avevano fatto un patto...però...se l’idea della cioccolata l’aveva tentato, la frase del professore l’aveva convinto del tutto.
A lui piaceva stare lì e godersi la quieta compagnia di quei due maghi che sembravano preoccuparsi per lui. Ancora non capiva il motivo, ma non riusciva a resistere...non aveva mai sperimentato niente di simile, e voleva godersi ogni attimo.
Con agilità scese dalla scala su cui stava lavorando, scala che aveva notato era sta incantata per essere messa in sicurezza, e si avvicinò al tavolo dove Hermione stava sistemando tre tazze di cioccolata e dei biscotti. Si sedette composto e ringraziò la giovane che le avvicinò la tazza. “Attento che scotta.” lo ammonì e lui come sempre rimase colpito dalle piccole premure che gli venivano riservate. All’orfanotrofio nessuno pensava a queste cose. “Professore, vorrei solo ripagare il mio debito…” provò a protestare lui prima di sorseggiare. L’uomo lo guardò e indicò il lavoro già svolto. Più di metà libreria era stata attentamente rimessa a in ordine sistemando scaffali che erano stati in disuso per anni. Non essendo quella la libreria privata di Snape o di Hermione, ma solo quella dell’intero maniero, era stata un po’ trascurata. “Hai praticamente quasi terminato, direi che potrai finire un altro momento, se proprio vorrai ultimare.” il bambino sorrise annunendo. Si era sbavato di cioccolata senza rendrsene conto e Severus dovette trattenere una risata al contrasto di quell’espressione da piccolo adutlo in contrasto con quella macchia sulla guancia. Hermione li guardava estasiata. Severus aveva pensato di fare qualcosa di buono per il mondo magico, ma la realtà è che i due si stavano facendo del bene a vicenda. La vicinanza con quel ragazzino complicato aveva avuto un’influenza più che positiva sull’uomo, altrettanto complicato. E i giorni prima di Natale erano trascorsi così, fra libri, gite con Betty, il professore aveva una macchina babbana!, chiacchierate e relax...cose che Corian non aveva mai provato in vita sua. Come non aveva mai provato quella sensazione di sorpresa davanti al biglietto che le stava porgendo ora Hermione sotto l’albero di Natale.
“Che vuol dire è per me?”
“Che è il tuo regalo di Natale.” lui si girò verso il professore, e poi di nuovo verso di lei, per un paio di volte.
“Non ho mai ricevuto un regalo di Natale!” esclamò quasi impaurito.
“Beh, questo è un buon momento per riceverne uno direi.” Snape si avvicinò a loro, e con grazia si allungò seduto sul tappto, le lunghe gambe stese e il braccio teso a sostenere il suo peso. “Non sei curioso Corian?”
Lui annuì in silenzio, e aprì la piccola cartolina di auguri che teneva fra le mani.
“Con l’augurio che tu possa avere lo stesso meraviglioso rapporto ma con un pizzico di fortuna in più sul carattere... Buon Natale S&H.”
Il bambino alzò lo sguardo, confuso, ma si ritrovò ocn unbatuffolo morbidò fra le mani e quasi fu tentato di urlare. Ma si trattenne, pensando che si fidava di Hermione e Snape e non gli avrebbero fatto dei dispetti. Guardò le sue mani e tutto ciò che riuscì a fare fu sgranare gli occhi e quasi urlare, ma soffocandosi, pe rnon spaventare l’esserino fra le sue mani.
“M-ma, ma...è un gattino!” Corian era sorpeso, felice e totalmente fuori di sè dalla gioia. finalmente sembrava un bmabino mentre solevava ridendo e piangendo il piccolo batuffolo nero. “Oddio ma sei bellissimo!”
Snape e Hermione si scambiarono un sorriso complice. Incredibile ma vero, solo tre mesi prima i loro due gatti, Synfa e Haramis avevano avuto quell’unico, gattino nero. Ora che aveva finito lo svezzamento, giusto in tempo per Natale, sembrava che la sua nascita fosse stata proprio una coincidenza fortunata. L’idea di regalarglielo era nata già dal quel primo giorno a Diagon Alley e ora che vedevano il bambino così felice, rimasero entrambe sorpresi della gioia che gli stava dando vedere quel bambino sempre così compunto ora così felice.
“Grazie, grazie davvero! Giuro che lo amerò e proteggerò per sempre!” provò lo slancio di abbracciare i suoi benefattori , ma si trattenne. Non voleva farsi cacciare. doveva comportarsi bene. Eppure quando sentì la mano di Severus Snape scompigliargli brevemente i capelli e la mano di Hermione arrivare alla sua spalla in un segno di affetto, sentì il cuore scoppiargli di gioia.
“E’ un maschietto, se può aiutarti a scegliere il nome” disse il mago, mentre lui abbracciava il gattino con affetto.
Aveva finalmente un amico!
“Ti chiamerò Kyteler!”
“Ma Alice Kyteler non era la prima strega impiccata in Irlanda?” chiese preoccupata Hermione raggiungendo con la mente Severus.
L’uomo sorrise silenziosamente. “Ebbene.”
“Oh Merlino.”
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Dicembre 2004
Era il giorno prima della partenza per Prince Manor. Ci aveva sperato, anche se ora aveva compiuto dieci anni, ma senza dare troppo credito ai suoi desideri. Eppure anche quell’anno, Severus Snape l’aveva avvicinato dopo le lezioni, estendendo di nuovo l’invito. “Allora signor Foster, vorrebbe venire anche quest’anno a Prince Manor? Ormai è libero di scegliere se rimanere qui, ma so che Hermione l’aspetta.” evitò di aggiungere che avrebbe fatto piacere anche a lui e che sotto sotto aveva paura che rifiutasse il suo invito ora che aveva l’età legale per rimanere a Hogwarts da solo. Ma lo sguardo pieno di fiducia e gioia che intravide in Corian, anticipò la sua risposta. “Certo che vorrei Professore. La ringrazio per l’invito, come sempre.”
Lui scosse la testa, soffocando l’istinto di scompigliargli i capelli come era solito fare a casa. “Non devi ringraziarmi, lo sai Corian.” rispose a bassa voce prima di andarsene, in un turbine di vesti neri.
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“Ma che bel quadretto… davvero Snape, tutto avrei pensato che un giorno avrei trovato tu, una tua ex studentessa e un tuo studente in giro per la campagna inglese come un’allegra famiglia. Lo sanno quanto sei marcio dentro?” la voce di Amycus Carrow li aveva raggiunti velenosamente, mentre i tre erano intenti alla ricerca del posto giusto per fermarsi e fare un picnic. Corian sentì l’impulso di reagire al pericolo con una forza che non aveva mai sentito, ma il mantello di Severus Snape lo avvolse prima che potesse realizzare cosa stava succedendo. Hermione puntò la bacchetta verso il mangiamorte, basita ma combattiva nondimeno. “Che cosa ci fai tu qui?”
“Io? Oh, tranquilli, non voglio certo rovinarvi la vostra piccola gita con l’Oscuriale.”
A Corian mancò un battito. Oscuriale. Conosceva bene quella parola. Quel sussurro all’orfanotrofio vicino al suo letto.
E’ pericoloso tenerlo qui.
E’ troppo instabile.
E’ un bambino che porta solo guai.
Ricordava benissimo cosa era successo anche se per gli utlimi due anni aveva cercato di dimenticarlo. E ora i suoi due eroi l’avrebbero scoperto. Avrebbero scoperto che lui era cattivo. Che non meritava tutto quello che gli avevano dato e detto in quegli anni.
Avrebbero scoperto che aveva ferito una delle donne dell’orfanotrofio ed era stato cacciato per colpa di quella magia nera che lo avvolgeva quando si sentiva minacciato.
“Cosa vuoi Amycus?” i due maghi si puntavano la bacchetta avicenda, in uno stallo magico. Non potevano rischiare di colpire Corian, nè carro sembrava intenzionato a colpire.
“Voglio quello che volevi anche tu. Il controllo sull’Oscuriale.” ammise candido.
“Smettila Carrow” la voce di Hermione era fredda e letale.
“Oh che succede? Il vostro animaletto domestico part time non sa di essere un meraviglioso Oscuriale.?” il bambino si strinse ancora di più alla vita di Severus, ben protetto dal suo mantello. Cosa stava insinuando?
“Corian Foster, non devi aver paura di me, io sono un grande amico di tuo padre.”
“Non ascolatre nulla di ciò che ti dice Corian.2 il sibio di Snape arrivò alle sue orecchie, ma le parole di Carrow avevano fatto breccia.
Si liberò dal mantello di Severus, sbucando fuori. “Come mio padre?”
“Oh si caro Corian. Tuo padre...se vuoi saperne di più, basterà cercarmi. Fidati, sparai come trovarmi. Posso darti molto di più di questi due falsi che ti hanno fatto la carità nascondendo le loro vere intenzioni…”
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“Corian…” Severus allungò la mano sul letto che ospitava il bambino. Era quella la sua stanza, da due anni. Natale, le vacanze estive, e poi ogni altra occasione libera...era diventato un ospite abituale. Corian non aveva mai chiesto niente, non dato per scontato che l’invito sarebbe arrivato. E aveva fatto bene. Non avrebbe mai dovuto fidarsi.
“Sì?”
“Non ti mentirò. E’ vero, all’inizio mi sono avvicinato a te solo con lo scopo di tenerti d’occhio. Perchè mi ricordavi me. Non mi sarei mai aspettato...di affezionarmi a te. Ma tu mi hai idealizzato Corian. Io non sono una brava persona.”
“Ora lo so. E so che tutto questo…” e indicò lui e la sua stanza, “è solo una menzogna.”
Se lo meritava, pensò Severus mentre le parole gli facevano male al cuore. Aveva permesso a un altro essere umano che non fosse Hermione di avvicinarsi a lui, e ora pagava le conseguenze. Che del resto, erano tutte colpa sua.
Non riuscì a controbattere, pensando che tutto ciò che avrebbe detto avrebbe solo peggiorato le cose. “Mi dispiace....” riuscì solo a mormorare prima di andare via, lasciandolo solo. Non aveva la forza di contraddirlo e aveva bisogno dell’unica persona che avrebbe potuto mettere rimedio a quella situazione. Hermione avrebbe saputo cosa dirgli.
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“Sev...Corian, è sparito!”
Hermione raggiunse il compagno con un’urgenza e Severus si sentì un idiota. “No..no…no” cominciò a ripetere mentre la paura lo invase come poche volte prima nella sua vita, incluso quando aveva pensato di aver perso la sua futura moglie. In un attimo fu vestito e seguì la strega che era già per le scale. “Non ho fatto in tempo! E’ scappato!” esclamò Hermione.
“Sono un’idiota...non mi sarei dovuto allontanare neanche un attimo!”
Severus i passò la mano sul viso, in maniera febbrile ma sentì le mani di Hermione raggiungere il suo viso, spostando la sua. “Severus, guardami. Non incolparti. Ora dobbiamo solo concentrarci sul trovarlo. Lo risolveremo, insieme.”
Lui annuì baciandole la punta delle dita e cercò di far prevalere Severus la spia, il mago senza cuore che per vent’anni aveva terrorizzato Hogwarts, ma non ci riusciva più così bene. Prima Hermione e poi Corian gli avevano scombussolato la vita, portando a galla emozioni che aveva represso per anni. Ma doveva essere forte, per loro. Tirò fuori la bacchetta e prese la coperta che Hermione aveva portato con sè. La sua intelligente strega aveva il sangue freddo che lui non riusciva ad avere in quel momento, obnubilato dal terrore di perdere quello che ormai considerava suo figlio.
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Raggiunsero quello che Harry e Draco avevano individuato come il rifgugio di Carrow qualche ora prima. Stavano arrivando anche loro, ma nel mentre erano da soli alla ricerca del bambino.
“Corian dove sei??”
Entrarono nel palazzo abbadnoanto, dove trovarono il bambino pieno di magia nera intorno a lui, che sprizzava in particelle e aloni nere. Carrow guardava la scena soddisfatto poco lontano.
“Corian siamo qui!” urlò Hermione indebolendo quel flusso nefasto.
Il ragazzino li guardò flebilmente. “Andate via…”
“Corian, ascoltami...” Severus provò ad avvicinarsi al bambino che tremava come una foglia.
“Non avete sentito il nostor caro futuro signore Oscuro? Dovete andarvene!
Hermione si avvicinò lo stesso a lui, cercando di non farsi colpire da quel concentrato di magia nera, mentre Snape teneva sotto tiro Carrow. “Corian, vieni con me, andrà tutto bene…”
“No non va tutto bene! Io sono cattivo!”
“Non sei cattivo Corian, non è vero.” Hermione.
“Aveva ragione il professore, io SONO un bambino pericoloso! Ecco perchè vi siete avvicinati a me! L’ha detto lui e c’eravate anche voi! E il professore non ha nemmeno negato.”
Severus si maledì mille volte per non essersi spiegato. Come sempre, la sua bocca velenosa non era in grado di partorire frasi che non fossero cattiverie. “Corian, è vero che ero preocuppato per te, ma noi ti vogliamo bene veramente.” provò a lasciare andare i suoi sentimenti, incurante della presenza di Carrow.
“Non sei percioloso Corian!” rincarò Hermione.
“Allora perchè posso fare questo!?” il bambino rilasciò una quantità di magia nera che avvolse tutto e Severus strinse a sè Hermione, aggrapandosi a un palo nelle vicinanze creado una barriera.
“Perchè tu Corian sei un fantastico Obscuriale e questi due sono solo due patetici romantici. Basta, è ora di chiudere questa storia e dare inizio a una nuova era di oscurità” la voce di Amycus Carrow li raggiunse minacciosi, mentre il Mangiamorte scampato ad Azkaban cominciò ad attaccare.
“Corian, NO!”
Severus fece scudo col suo corpo al bambino, non pensando alle conseguenze., cascando nel piano del sadico fuggitivo che aveva capito che il bambino era un punto debole dei due maghi. Hermione reagì immediatamente all’attacco, iniziando a duellare con Amycus Carrow e non vide che il compagno veniva trafitto da diverse schegge di vetro sulla schiena, effetto collaterale della finestra che era stata fatta esplodere da Carrow con il suo incantesimo. Snape non emise un suono, per non preoccupare Corian che in panico continuava a emettere magia nera. “E’ colpa mia. E’ colpa mia..è tutta colpa mia.”
Severus accarezzò il bambino, con sforzo immane. Sentiva i pezzi di vetro conficcati in profondità e il calore del sangue che usciva. “Corian, non è colpa tua. MI DEVI CREDERE. Non è colpa tua se sei stato maltrattato, non è colpa tua se ti hanno preso di mira, niente di tutto questo è successo per colpa tua. Tu sei un bravo bambino, Corian.” vide le lacrime scendere copiose sulle guance del piccolo, velare gli occhi cerulei.
Vide le onde di magia nera sparire, e dissiparsi.
Non sapeva quanto avrebbe retto ancora. Stava per svenire, probabilmente per la perdita di sangue copiosa, ma doveva salvare il ragazzino a qualsiasi costo.
Lo coprì con la sua mantella, affrettandosi dietro una colonna.
Si appoggiò alla colonna solo con il lato dove sentiva che non c’erano schegge di vetro, mentre Corian tremava inconsultamente. Prese di nuovo il suo volto fra le sue mani pallide, cercando di fargli capire ciò che avbrebbe dovuto dirgli quella sera mentre erano ancora a Prince Manor.
“Corian, noi ti amiamo. Non sei più solo.” e con le ultime forze lo abbracciò, prima di perdere conoscenza.
Hermione che continuava a duellare pregava affinchè il suo Patronus avesse raggiunto Harry o quello di Severus Draco.
“Ancora non ti arrendi? Ah cara Principessa Grifondoro, pensavo di averti fatto fuori a Roma! E invece no, sei sopravvissuta a quell’idiota di Thertine!”
“E mi chiedo come sei uscito da Azkaban!” colpo di bacchetta.
“Non ci sono mai entrato io, piccola stupida!” parata.
“Stupeficium incantaete!” Hermione usò il suo incantesimo con violenza quasi inaudita per lei. Voleva girarsi e assicurarsi che Severus e Corian stessero bene ma non poteva distarsi o sarebbe morta. Il colpo arrivò al mago più grande. “Mi chiedo perchè non ci sia il potente Severus Snape a combattere invece che lasciare te, una misera sanguesporco a combattere con me!”
“Ancora questo insulto? Come sei vecchio Carrow, la guerra è finita, come te!”
L’uomo stava per scagliare la maledizione per eccellenza, ma fu bloccato alle spalle. “Spectumsempra!”
Hermione pensò a Severus ma era Harry, che emerse alle spalle del mago, che aveva fatto partire la maledizione. Accanto a lui, niente popodimeno che Draco Malfoy. “Fa sempre il suo effetto vederla lanciata…” commentò laconico guardando l’uomo contorcersi dal dolore, bacchetta puntata in caso si ribellasse. Subito Potter fu accanto a Hermione, sostendola.
“Stai bene?”
“S-sì, credo. Ma Severus e Corian, dove sono?” la giovane donna si guardava intorno angosciata.
“H-hermione..s-sono qui…”la flebile voce di Corian raggiunse le orecchie dei tre ma solo Hermione si mosse, facendo cenno a Harry e draco di pensare a Carrow.
Corian era pallido, fra le braccia di Severus incosciente e più pallido di lui.
“E’..colpa mia...è tutta colpa mia…” Hermione abbracciò il bambino di slancio mentre con una mano raggiungeva il collo di Severus. Era solo svenuto, ma perchè?
“Corian non è colpa tua...” disse all’orecchio del bambino mentre faceva cenno a Draco di dargli una mano. Il giovane Malofy iniziò a occuparsi del padrino esanime, con il cuore in gola.
“Lui mi ha protetto!”
“Perchè ti vuole bene Corian, come te ne voglio io tesoro. Non sei solo, non sei più solo.”
“Ma perchè mi avete difeso? Io sono un Oscuriale!”
Draco e Harry rimasero scioccati dalla rivelazione del bambino ma continuarono le proprie mansioni. L’Auror aspettava l’arrivo dei suoi colleghi per arrestare Carrow, e gli aveva appena concesso di sanguinare...meno.
“Per noi sei importante Corian. E poi guarda… non stai emettendo più magia nera,vedi?”
“P-erchè, lui mi ha protetto...e...io..ho capito…” il bambino cominciò a paingere sommessamente guardando Snape, sollevato da Draco con un incantesimo.
Ho capito che non solo.
Il giovane aspirante medico aveva fermato il sanguinamento e Hermione e Corian sbiancarono nel vedere la colonna a cui era appoggiato essere ricoperta di sangue. Solo allora la giovane realizzò che ce n’era una striscia sul pavimento. Il senso di impotenza si impadronì di lei mentre vedeva Draco mormrare un primo incantesimo di soccorso.
“Dobbiamo correre al St. Mungo. Le ferite non sono gravi ma ha perso troppo sangue.”
Hermione fu catapultata indietro di anni, ma stirnse Corian a sè e provò a sorridere per non preoccuparlo. “Hai visto? Ora andremo all’ospedale e andrà tutto bene. Tu sei ferito?”
Il bambinò scosse la testa e Hermione sospirò di sollievo. Almeno lui.
“Hermione voi andate, gli altri stanno arrivando!” incitò Harry mentre le lanciava una passaporta d’emergenza che non era altro che la bisaccia dell’Auror. “Questa vi porterà direttamente al pronto soccorso del St. Mungo! Forza!”
Draco e Hermione si guardarono e senza pensarci due volte entrarono nel portale magico.
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“Oh non di nuovo…” questa fu la prima cosa che pensò Severus Snape appena riprese conoscenza e riconobbe le pareti bianche dell’ospedale. Era adagiato su dei cuscini magici ma era lievemente sospeso in modo da non apoggiarsi. “Ah già, la schiena…” ripensò alle schegge di vetro che l’avevano colpito per salvare Corian. Una scena già vista, ma leggermente diversa, lo accolse mentre apriva gli occhi, piano. Su un lato c’era Hermione, che lo guardava sorridendo. “Ben svegliato…” sussurrò mentre gli accarezzava il volto. “Decisamente un risveglio migliore dell’ultima volta…” provò a scherzare lui, ancora tutto indolenzito mentre si lasciava andare a quella carezza. Sull’altro lato c’era Corian, addormentato a braccia conserte sulla sponda. “E lui che ci fa qui?”
“Non c’è stato verso di farlo tornare a casa. Vuole stare vicino a te.”
“Mi ricorda qualcuno…” sorrise lui pensando a Hermione solo qualche anno prima. E ora però era accanto a lui. Lei gli baciò la fronte, piano. “E’ stato inamovibile per tutto il giorno da che siamo arrivati.”
“Quanto è passato?”
“Solo un giorno, stavolta te la sei cavata con poco.” Hermione provava a sdrammatizzare ma si era sentita ribattere il cuore solo quando le avevano assicurato che il suo promesso sposo era non in pericolo di vita. Gli avevano somministrato una grande quantità di pozione Sanguepieno e avevano medicato le ferite che fortunatamente non erano state riportate in punti vitali, sebbene una scheggia aveva quasi raggiunto una vertebra. Severus annuì alla spiegazione della compagna, rilassandosi un po’. “Abbiamo visto di peggio, no?” le disse prendendole la mano e portandosela alle labbra. Non stava poi così male. “Come sta?” chiese indagando sulle condizioni di Corian. Hermione accarezzò la testa del bambino addormentato, ravviandogli una ciocca di capelli neri dietro le orecchie. “Non è stato ferito per fortuna, ma inutile dire che la lista dei suoi traumi si è allungata. Non dice altro che “Perdonami”. Non so più cosa fare.” Severus accarezzò anche lui la testa mora di Corian, sovrapponendo la sua mano a quella di Hermione. “Ci penseremo da ora in poi…”
“La maledizione dell’Oscuro sembra passata. O così hanno decretato Luna e il marito.”
Lui si girò verso la sua giovane strega, che nonostante cercasse di nascondergli la stanchezza dietro a un sorriso, trovava tirata e stanca. “E tu da quanto non dormi, amore mio?” Hermione arrossì stringendosi un po’ a lui. “Lasciamo stare. L’importnate è che tu stia bene e Corian anche. Non vedo l’ora di tornare a casa.”
Lui sospirò, avvertendo il dolore delle ferite che andavano rimarginandosi grazie all’incantesimo di qualche medistrega. “Già, anche io.”
“Sei sveglio!” la voce esile di Corian li raggiunse, e il bambino era già in lacrime. “Severus perdonami io…” ma l’uomo mise un dito sulle labbra del ragazzino costringendolo al silenzio.
“Non voglio più sentirti chiedermi scusa Corian. Me lo prometti?” il bambino annuì compunto.
“E ora vieni qui.” fece cenno Severus, battendo goffamente la mano sul letto, e Corian si arrampicò subito sistemandosi vicino al mago. “Non ti faccio male?” indagò sospettoso. “No.”
Sospirò a lungo. Hermione che gli cingeva le spalle seduta accanto a lui, Corian al sicuro al suo fianco. Stava tutt’altro che male. “Come stai?” chiese al bambino che lo guardava preoccupato.
“No, tu come stai!”
“Ho subito di peggio ragazzino.” Corian guardò le cicatrici sul suo collo e annuì, prima di rispondere.
“Beh...io sto bene. Cioè non mi sono ferito o altro. Grazie a te…”
“Bene, perchè è quello che i genitori fanno Corian. Proteggere i figli.” l’aveva detto. Suonava quasi surreale, ma l’aveva detto.
“M-ma io...non sono tuo figlio.”
Severus guardò Hermione e la ragazza gli sorrise. Voleva quella cosa almeno quanto lui. “Non ancora. Quello che io e Hermione volevamo chiederti, prima che tutto questo succedesse è...vorresti essere nostro figlio?”
Il bambino li guardò a occhi sgranati, prima lui e poi lei.
Hermione sorrise, riavviandogli i capelli come era solita fare. “Che ne dici Corian? Ti piacerebbe avermi come mamma?”
“Non penso che qualcuno potrebbe mai veramente farsi piacere avermi come padre, ma un tentativo lo farei lo stesso…” rincarò Severus per alleggerire la tensione, ma aveva il cuore in gola. Si era dapprima affezionato a quel ragazzino gracile perchè gli ricordava tanto sè stesso ma poi si era fatto fregare del tutto dall’intelligenza, dalla sensibilità e dalla sagacia del piccolo Serpeverde. Sembrava proprio un piccolo incrocio fra lui e Hermione, nonostante non avessero una goccia di sangue in comune.
“M-mi state dicendo che volete adottarmi? Me? Ma io ho causato solo problemi.”
“Non li hai causati tu Cor, ma chi ti ha fatto del male. Tu sei solo un bambino che merita di avere una famiglia. Sei coraggioso, forte e generoso. Se non fossi già in Serpeverde direi che saresti un perfetto Grifondoro.”
“Giù le zampe leonessa. E’ già un perfetto Serpeverde da due anni.”
Corian sorrise vedendoli battibeccare come niente fosse, come se non fossero in una stanza d’ospedale a causa sua.
“Ma quindi diventereste...i miei genitori?”
I due annuirono, in maniera diversa. Hermione sorridendo, Severus guardandolo seriamente. “Se lo vuoi, Corian.” ribadì il mago.
Corian si alzò sulle ginocchia, abbracciando Hermione e Severus, cercando di non toccarlo troppo per non fargli male, e iniziò a piangere, sommessamente.
“Certo che lo voglio…” rispose fra le lacrime.
Ma stavolta erano di gioia.
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“E’ tutto. Sei ufficialmente Corian Snape.”
“Wow.” soffiò Corian. Era vero. Era tutto vero. Era davvero il figlio di Severus Snape. Il suo eroe che era diventato poi molto più di quello. L’aveva visto per com’era: un essere umano. E non c’era niente di più bello che avere Hermione Snape come mamma. La giovane che l’aveva accolto fra le sue braccia fin dal suo primo incubo a Prince Manor era ora una donna, moglie...e sua madre.
“C-come vi...devo chiamare ora?” chiese subito a Hermione che lo teneva per mano. Lei gli sorrise, stringendogli la mano. “Come vuoi Corian. E’ una tua scelta.”
“Madre...Padre?” disse girandosi verso Severus che lo guardava orgoglioso. “Ragazzo, perchè padre? Sembriamo quel tipo di maghi vecchio stile? Io sono vecchio, e ok, ma abbastanza credibile per essere tuo papà.”
Alla parola padre, Severus aveva quasi avuto un conato. Snape senior era uno che amava quella parola. Lo faceva sentire potente. Padre padrone.
“Posso chiamarti...papà??” Corian era quasi diventato di sasso. Severus Snape, gli scompigliò i capelli. “Quello che ti senti Corian, niente ti è imposto, ok?”
Hermione gli rassettò la chioma. “Però ora sei nostro figlio, a tutti gli effetti.”
Corian sentì la felicità scoppiare in lui e abbracciò i suoi genitori. Finalmente aveva una famiglia. E che famiglia! E a lui non interessava che fossero eroi di guerra, a lui importava che fossero Severus Snape, burbero ma che dimostrava affetto in maniere tutte sue e Hermione Granger, con i suoi lunghi abbracci e le parole sempre giuste al momento giusto.
“Vogliamo andare a festeggiare?” Hermione suggerì a suo padre.
“A cosa pensavi Signora Snape?”
“A una pizza...singor Snape.”
“Pizza! Sììììì!”
L’uomo sorrise impercettibilmente. “Andiamo a prendere Betty allora…”
E così uscirono dall’ufficio, Corian in mezzo ai suoi genitori.
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“Domani torneremo a scuola Corian, sei pronto?”
“Certo!”
“Sai vero che a scuola dovrai chiamarmi Professore?”
“Come sempre papà, sono abituato”
Scompigliò i capelli del figlio, il suo solito gesto affettuoso. “Però è la prima volta che mi avrai come insegnante da che sei ufficialmente mio figlio. Non devi rimanerci male se non potrò comportarmi come a casa, siamo d'accordo?”
“Papà, io adoro quando sei Professor Snape al 100%” esclamò il ragazzino prima di addentare il sandwich che aveva davanti.
“L’’unico bambino nella storia di Hogwarts ad aver mai detto una cosa simile. Ti registrerei per farti sentire a Minerva.” Hermione rideva senza remore mentre finiva di cucinare la cena.
“Posso sempre ridirglielo. Ovviamente solo se convocato. Non andrò dalla Preside senza motivo.” Aveva usato la parola Preside e non zia Minerva apposta per fargli capire che sapeva bene che a scuola non sarebbe stato trattato con alcun favore.
“E poi è molto semplice non farti arrabbiare. Basta esere attenti, svegli e non disturbare la lezione.”
Severus indicò alla moglie “Vedi? Io non vorrei essere parziale, ma lui è esattamente come tutti gli studenti dovrebbero essere.”
Hermione baciò la testa di Corian prima di sedersi a tavola e far levitare la cena. “Lo so, sono molto fiera anche io.”
“Sì ma Corian non alza continuamente la mano.”
Hermione alzò gli occhi al cielo mentre il figlio rideva. “Non te lo farà mai dimenticare vero mamma?”
“Mai.” esclamarono all’unisono, l’una esasperata e l’altro divertito.
“Sei contento di tornare a scuola vero?”
Corian annuì convinto mentre azzannava la sua fettina di roastbeef. Non vedeva l’ora di iniziare il terzo anno. Era pronto a voler andare avanti con lo studio dopo l’estate tremenda. Voleva essere normale. E ora era un ragazzino normale con una famiglia normale. Dove normale comprendeva super intelligente e lui voleva mantenere le sue personali aspettative.
“Voglio prendere il massimo dei voti in tutte le materie! L’anno scorso Occlumanzia ho preso solo “notevole.” Ma io odio quella materia.”
“E’ proprio figlio mio!” squittì Hermione.
“Beh come se io fossi un fan. Non dirlo a nessuno però.” ricordò al figlio guardandolo di traverso.
“Certo che no! Comunque, quest’anno mi farò forza e prenderò il massimo. E devo anche fare il saggio extra per zia El...la professoressa Lockhart!”
“Il saggio extra? Ma non è per il quarto anno?” chiese Hermione incuriosita.
“Ehm posso farlo prima e consegnarlo alla fine del terzo anno come progetto di ricerca in modo da assicurarmi il posto alla classe avanzata.”
Severus e Hermione erano gonfi d’orgoglio, per motivi uguali e diversi. Entrambi erano fieri di Corian perchè era intelligente e studioso, come loro, ma vedevano sfumature differenti e ugualmente importanti. Severus notò che finalmente il ragazzino mangiava di gusto, non sembrava più dover chiedere il permesso. Era un po’ cresciuto nell’ultimo mese ed era tutto gambe e braccia. Undici anni ed era già al terzo anno, e voleva prendere il saggio extra di pozioni. Hermione notava quanto volesse eccellere in tutto, per quanto non gli piacesse come Occlumanzia, ed era felice di poter sostenere quella sete di conoscenza che accomunava sia lei che Severus. Era felice di notare che ormai la paura dopo l’attacco di Carrow era passata e finalmente il bambino era tornato a chiacchierare normalmente. Sempre timido e con vocina esile, ma più sicuro di sè.
La cena scorse così, distesa e allegra, fra chiacchiere scherzose.
Erano finalmente una vera famiglia.
Cow-t 9, settimana, 2
Prompt: Fantasy
Numero Parole:
Note: questa storia è un seguito di una long che non ho mai pubblicato, ed è una storia che riguarda la relazione fra Snape ed Hermione già stabile e forte, con lei che ha circa 23 anni e lui 42. Ci sono dei riferimenti a cose passate della long, quindi è normale non capire alcuni passaggi.
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Hogwarts, 2 Settembre 2002
Corian Foster.
Al suono del suo nome all’appello, il ragazzino si alzò. “Presente.” rispose con la sua voce fioca e esile. Guardò con interesse il suo professore, Severus Snape. L’uomo era ignaro della sua attenzione mentre osservava i movimenti eleganti, la voce baritonale che continuava l’appello, la rete di cicatrici che spuntavano da un foulard da collo verde e arrivavano quasi alla guancia, che non si prendeva la briga di nascondere .
Perchè era un eroe.
E Corian voleva essere proprio come lui. Il nuovo Principe Mezzo Sangue.
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“Minerva, cosa sappiamo di Corian Foster?”
La strega strinse le spalle, con aria affranta. “Povero bambino…”
Severus si avvicinò alla Preside. “Immagino ci sia un motivo dietro la tua constatazione.”
La preside annuì prima di spiegarsi. “La lettera è arrivata addirittura prima per lui e nessuno ha saputo dirmi perchè. Ha solo otto anni, di cui 7 vissuti in un orfanotrofio babbano in Irlanda del Nord. Non so molto altro, se non che è arrivato qui con un solo sacchetto malconcio. I libri vengono passati dal Ministero. Per il resto è stato messo nella tua casata Severus, ne saprai più di me sicuramente nei prossimi mesi”
Snape avvertì un brivido lungo la schiena. Non era solito che i Serpeverde ospitassero bambini con passati tragici alle spalle. Come lui. O come...Tom Riddle.
“Minerva ho i miei motivi per credere che quel ragazzino sia potenzialmente...un pericolo.”
La donna lo guardò stralunata? “Cosa? Ma è solo un bambino! Abbandonato e solo, come potreb...ah.” Minerva McGonagall non era stupida e aveva visto troppe cose succedere nate da bambini abusati lasciati soli a se stessi. “Cosa suggerisci?”
“Per ora non lo so. Lo guarderò con attenzione e ti farò sapere”
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Erano ormai passati tre mesi dall’inizio dell’anno accademico e Corian si era effettivamente rivelato uno studente modello, sempre attento durante le lezioni, che non dava mai problemi nè risposte idiote a ogni interrogazione. Era sveglio, eppure rimaneva spesso in disparte sia nella sala comune che in aula. Non aveva amici, notò Severus. Non parlava quasi mai cn nessuno, se non interpellato. Era forse troppo piccolo, ma la realtà la consoceva bene. Il ragazzino non voleva essere notato. Stava impegnandosi per rimanere invisibile, perchè rimanere anonimi dava grandi poteri soprattutto se si nascondeva qualcosa.
Severus però, era una spia da troppo tempo per farsi ingannare dall’attegiamento anonimo e composto di Corian Foster. Per questo non fu sorpreso un giorno di trovarlo nascosto nella sezione proibita della Biblioteca di Hogwarts, con in mano un libro di Arti Oscure.
Anni addietro, l’avrebbe sorpreso e umiliato per poi portarlo da Minerva per una punizione esemplare. Ma erano tempi diversi e aveva imparato che quella non era la strada giusta. Aveva smesso di spaventare senza motivo e sapeva che non sarebbe stata quella la via per distogliere Corian Foster da qualsiasi fosse la sua fissazione per le arti oscure. Fece volutamente rumore e Corian, spaventato, del resto era ancora veramente un bambino, fuggì dopo aver posato il libro. Severus individuò il titolo del libro, e lo sfogliò brevemente, rimanendo poco sorpreso del contenuto oscuro, per poi annotarsi mentalmente di far controllare l’incantesimo protettivo della sezione proibita.
La sua forse era un’idea idiota, ma avrebbe provato ad aiutare il ragazzino nella maniera in cui avrebbe voluto che qualcuno avesse aiutato lui. L’età lo stava veramente rimbambendo.
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Severus Snape tornò a Prince Manor quel venerdì sera con un’espressione che non prometteva nulla di buono. Hermione, tornata prima dal Ministero per avere più tempo da passare col suo futuro marito, gli andò incontro per togliergli la mantella e baciarlo con dolcezza.
“Sembra che tu abbia avuto una settimana difficile.”
“Ebbene.” Severus si lasciò andare sulla testa della sua promessa, aspirando il profumo che gli era mancato. Rimasero una manciata di secondi abbracciati sull’anticamera dell’ingresso, la ragazza perplessa da quell’espressione grave che aveva visto sul volto di Severus.
“Vuoi dirmi che succede mentre mangiamo?” chiese mentre si staccava da lui per poi prenderlo sottobraccio, dirigendosi insieme verso il salone. Lui annuì passandosi un dito sotto il mento. “Non solo voglio, devo.” sospirò un attimo prima di farle cenno galantemente di precederla nel salone. “Negli ultimi mesi, ho osservato attentamente un ragazzino a Hogwarts con...particolari caratteristiche che rimandano a un comportamento anomalo.” esordì mentre prendevano posto a tavola.
Hermione come sempre non faceva domande, aspettando che fosse lui a spiegare l’intero quadro e chiederle un’opinione. Ormai erano talmente rodati da sapere perfettamente i tempi l’uno dell’altra, quindi si sedette a tavola mentre il mago continuava il suo racconto. “Questo alunno prodigio ha solo otto anni ed è stato portato da un orfanotrofio. La sua situazione è molto complessa e sebbene sia uno studente modello...Io e Minerva abbiamo motivo di credere che il ragazzino sia un papabile...nuovo...signore oscuro. O un potenziale Oscuriale.” le raccontò in breve dell’episodio nella biblioteca mentre la ragazza lo guardava intensamente, una lieve ruga di preoccupazione a solcarle la fronte. Odiava mettere in agitazione Hermione, ma allo stesso tempo sapeva che solo lei poteva essere in grado di aiutarlo….sebbene non volesse coinvolgerla e negarle il meritato relax delle feste.
“Ho avuto probabilmente una delle idee più stupide della mia vita, che è tutto dire.” rimase in silenzio passandosi le mani sul viso prima di lasciarsi andare sullo schienale. Guardo la sua bellissima, giovane, amorevole futura moglie e allungò una mano verso di lei, che prontamente allungò le sue dita calde. “Ho pensato che potrei ospirate qui Corian Foster. Ho stupidamente pensato che forse, forse, se qualcuno lo ascoltasse, se qualcuno cercasse di capire cosa prova...magari non rimanendo completamente da solo come…” non ebbe nemmeno bisogno di finire la frase, che Hermione sorrise. Aveva capito. “Non mi sembra assolutamente un’idea stupida, anzi.” scollò i lunghi capelli mossi stringendo la presa. “Mi sembra un’ottima idea tenerlo d’occhio. Se veramente questo bambino è una forma latente di Oscuriale o un potenziale signore oscuro, non mi sembra sia saggio lasciarlo solo nel castello. Inoltre, mi sembra che sia una tristezza infinita che un bambino così piccolo passi le vacanze di Natale solo a Hogwarts.” ovviamente la sua fidanzata aveva già dato l’ok, supportando la sua iniziativa con entusiasmo, come se le avesse chiesto di andare in vacanza a Parigi. Scosse la testa avvicinandosi di nuovo a lei.
“Hermione, non posso chiederti questo. Ricordi i nostri patti? Sei giovane per l’amor di Merlino non posso rinchiuderti le vacanze di Natale con me e un ragazzino a te semi sconosciuto, che probabilmente ha tendenze omicide. Non mi fido a portarlo dai tuoi o da Molly per le feste ed è bene i nostri sospetti rimangano fra noi. Nello stesso tempo non posso chiedere a te di rinunciare alle feste. Troverò un altro modo”
Lei si avvicinò imperterrita. “Faccio delle mie vacanze ciò che voglio Severus e ovviamente voglio stare con te dato che sei la mia famiglia. Se reputi che ospitare questo bambino sia un tentativo per evitare eventuali catastrofi, perchè dovrei impedirlo? Se andrò a trovare i miei per un paio d’ore non penso che mi sbarrerai la passaporta al ritornono?” concluse con un sorriso ironico.
“Sarei quasi tentato, guarda…”
“Peccato che io sia quasi tua moglie...e mi hai sempre detto che questa è casa nostra o sbaglio?” sapeva bene dove stava andando a colpire e infatti vide l’uomo allarmasi, spalancando gli occhi d’onice. “Certo che lo è! Ed è proprio per questo che non voglio importi una mia scelta.”
“Mi hai raccontato tutta la storia e mi hai esposto cosa ti ha spinto a prendere questa decisione. E la condivido. Ergo ora è una nostra scelta, o sbaglio?”
“Esposto è una parola grossa. Ho illustrato brevemente la situazione, e tu hai fatto il resto.”
“Perchè è esattamente così che si fa una relazione. Ci si capisce, ci si supporta e...si combatte, insieme.”
Lui si passò una mano sul viso prima di alzarsi e avvolgerla da dietro lo schienale fra le braccia. “Lo so, strega... ma Corian è davvero...problematico. Probabilmente proverà a dare fuoco alla villa, o chissà che altro. Ma in maniera assolutamente chirurgica, da vero Serpeverde.”
“Beh io e questo ragazzino abbiamo già cose in comune no?” lo baciò dolcemente allungando una mano sulla sua nuca, riferendosi a quando da ragazzina aveva appiccato fuoco alle sue vesti. “Trovo che sia una nobile iniziativa la tua e non ci credo che è solo per salvaguardare il mondo magico.”
Lui scosse la testa. “Lo sai già…”
Hermione lo baciò, orgogliosa. Aspettava quel bambino con grande trepidazione, se era riuscito a far breccia nel cuore del suo mago.
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“Signor Foster. Vorrebbe passare il Natale a Villa Prince con me e la mia futura sposa?”
“C-cosa? Io? Ma io…”
“Non balbetti.”
“M-ma si può fare?”
“Si può fare. Lei sarebbe l’unico a rimanere qui del primo anno. E non ha ancora raggiunto i dieci anni, l’età legale per rimanere soli a Hogwarts.”
“Vorrebbe dire che dovrei tornare all’orfanotrofio? No!” il bambino cominciò a protestare ma subito chiuse la bocca sotto lo sguardo del professore che lo fulminò.
“Le sto appunto dicendo che non deve tornare all’orfanotrofio. Se non lo desidera.” il tono dell’ultima frase addolcito.
Corian guardò Severus con stelle negli occhi, la prima volta che lo vedeva con uno sguardo diverso da quello solitamente assorto o mefistofelico.
“I-o però non ho mai festeggiato il Natale.”
Severus si dovete trattenere dal manifestare ciò che provava veramente. L’età lo stava rimbambendo.
“Non vedo come questo potrebbe costituire un problema.” riuscì a produrre con la sua solita voce monocorde.
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Hermione rimase stupita dalla strana somiglianza quando incontrò la prima volta il piccolo Serpeverde, che si avvicinava alla soglia della loro casa.
“T-tu sei sicuro di non aver avuto figli, vero?” chiese sottovoce.
“Penso che me lo ricorderei se avessi avuto rapporti sessuali nei vent’anni prima di te, che dici?” rimbeccò lui acido, colpito un po’ sul vivo.
“Che ne so, magari eri ubriaco…”
Lui scosse la testa ignornado l’ultima affermazione e andò incontro al piccolo Corian, che si guardava incontro sospettoso.
Era davvero a casa di Severus Snape? Perchè? Lui non era speciale. Non era nessuno e non voleva pietà. Però non aveva resistito. Pensare di essere nella casa del suo eroe non gli pareva vero. Non era invece molto felice della signorina Granger, ma avrebbe dovuto farsela piacere. Aveva sentito dagli studenti più grandi come il loro professore fosse particolarmente protettivo nei suoi confronti. Si era anche battuto per lei, salvandole la vita proprio durante l’estate prima del suo arrivo a Hogwarts e l’evento era ancora sulla bocca di tutti. Quindi avrebbe dovuto giocare d’astuzia e sopportare quella donna Grifondoro. Severus lo accolse con uno sguardo abbastanza distaccato. “Benvenuto a Villa Prince, Mister Foster.”
Hermione lo guardò con calore. “Molto piacere, Corian. Sono Hermione Granger, sentiti pure libero di chiamarmi Hermione.” il ragazzino fu stupito da quell’accoglienza. Pensava che essendo la Principessa Grifondoro la donna sarebbe stata disturbata dalla sua presenza Serpeverde.
Intimidito, annuì. “B-buonasera.”
Hermione aveva il cuore stretto in una morsa. Quel ragazzino gli ricordava troppo il piccolo Severus che aveva visto nelle sue memorie. Era estremamente magro, i vestiti troppo grandi che chissà da chi erano stati passati. I capelli lunghi neri e pure un po’ unticci, la pelle pallida. Mancavano solo il naso adunco e gli occhi neri, laddove c’erano due occhi azzurri cerulei e un nasetto a patata un po’ schiacciato. Ecco, era già stata fregata da quel ragazzino.
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“Corian, che cosa ti piace fare nel tempo libero?” chiese Hermione a cena dopo che il ragazzino si fu sistemato in una delle stanze del maniero.
“Solitamente leggo.” vide la donna illuminarsi e si rilassò, mentre cercava di mangiare.
“E che cosa ti piace leggere?”
“Hermione fallo mangiare in pace…”
“Oh no signore, a me piace parlare di libri!”
“Beh in questa casa si parla sempre di libri Mr. Foster ma se lascio campo libero a Hermione non finirete mai di cenare.”
Hermione scoppiò a ridere, pregustando già un dopo cena tutti e tre insieme in libreria con una cioccolata calda.
E così fu, l’inizio di una tradizione che sarebbe durata molto tempo.
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Natale 2002
“Questo è per te, Corian.” Hermione, seduta per terra davanti l’albero di Natale che avevano allestito insieme, sebbene avessero fatto quasi tutto lei e il bambino sotto lo sguardo divertito di Severus. Nonostante non fosse assolutamente abituato alla presenza di un bambino in un contesto che non fosse scolastico, Snape se la stava cavando egregiamente e Hermione era semplicemente fiera di quanto lavoro avesse fatto su sè stesso. Corian continuava a chiamarlo Professore, ovviamente, ma si era instaurata fra i due un’intesa che non poteva essere ignorata. Fin dal primo giorno in cui l’avevano portato a Diagon Alley, pocyhi giorni dopo il suo arrivo a Prince Manor, intenzionati a rifornire con tatto il ragazzino di averi di prima necessità che non fossero quelli contenuti nel suo misero sacco, avevano capito quanto Corian fosse affine a loro. Il bambino era orgoglioso, e aveva voluto stringere con loro un accorod da vero Serpeverde, che la coppia aveva accettato volentieri, sorridendo: per ogni cosa da loro presa per lui, Corian avrebbe svolto una commissione a scelta per entrambi, o singolarmente. Severus aveva sorriso impercettibilmente al piccolo negoziatore, ammirando la sua dignità. Con fare grave aveva esteso la sua mano dalle lunghe dita al bambino che le prese dopo un momento di stupore. “E’ affare fatto signor Foster. Ci impegneremo a trovare e studiare un piano per queste vacanze che permetterà di ripagare queste cose. Mi sembra un accordo onesto e perfettamente in linea con la nostra casata.” Corian aveva sorriso come se gli avessero appena dato 500 punti, ma il motivo Hermione l’aveva capito fin dai primi momenti. Il piccolo Foster era semplicemente il più grande fan esistente di Severus Snape, dopo lei, probabilmente. Nonostante non parlasse moltissimo di sua iniziativa, diventava subito eccitato se interpellato, soprattutto se era qualcosa a riguardante i libri e le pozioni. E a Diagon Alley era stato attratto dall’enorme libreria, piuttosto che dal negozio di giocattoli.
Con sguardo avido aveva da subito varcato la soglia del negozio con impazienza, seguito dalla coppia che si sentiva stranamente orgogliosa. “So che non dovrei sentirmi così, ma non ti sembra fantastico che sia così interessato ai libri? Mi sembra di rivedermi da bambina.”
Snape scrollò le spalle. “Mentirei se ti dicessi che non provo la stessa soddisfazione.”
Hermione gli strinse la mano lasciandosi suffgire una risatina.
“Professore, Hermione, posso avere il permesso di passeggiare per la libreria?” aveva chiesto educatamente girandosi verso di loro improvvisamente, frenando l’istinto di correre in giro per quella miniera di conoscenza. I due si guardarono pe ru attimo, notando il comportamento di Corian. Era sempre molto educato, e non in un maniera costruita, bensì più impaurita. Hermione non poteva esserne certa, ma aveva intuito che la formazione dell’orfanotrofio non fosse stata delle più amorevoli. A volte non sembrava neanche un bambino, non aveva mai slanci impulsivi nè riusciva a dimostrare entusiasmo se non per poche cose, fra cui appunto la lettura. Sembrava che cercasse di reprimersi, come se fosse stato redarguito fin troppe volte e Hermione voleva cercare di scardinare quel comportamento così imposto. Si avvicinò al bambino, sorridendo e senza toccarlo. “Certo Corian, però accertati sempre di essere a portata di vista mia o del professore, ok?” il bambino la ricompensò con un sorriso sincero che estese al suo insegnante che ricambiò con un cenno affermativo della testa. “Certamente.” rispose lui, e con un piccolo saltello si avventurò nella libreria, felice come non si sentiva da...sempre.
“Hermione, sentirmi chiamare professore da te mi da sempre quel certo senso conato…”
“Oh santo Merlino, non farne un dramma, su…piuttosto cerchiamo quel tomo”
Quella giornata a Diagon Alley entrò nei ricordi di Corian come uno dei giorni più meravigliosi della sua breve vita e nonostante il suo impegno nel voler ripagare tutto, dovette cedere quando Hermione, per conto di entrambi ma non sarebbe stato etico farlo alla luce del sole, decise di regalargli il libro che aveva in mano da più di venti minuti. “I Poteri Magici del Gatto” era interessante perchè aveva sempre desiderato avere un gattino tutto suo che magari sarebbe potuto diventare il suo famiglio. Ma all’orfanotrofio l’unica volta che aveva provato a salvare un gatto da morte certa era stato messo a dormire senza cena per due giorni. Quindi non voleva più un gatto, però i poteri magici dei felini lo affascinavano lo stesso. “Prendiamolo.”
“Ma, Hermione, non ho un gatto...è inutile prenderlo.”
La ragazza gli sorrise per poi prendere il libro dalle sue mani. “Neanche io avevo un gatto alla tua età, però avevo già capito che avrei voluto fosse un felino il mio famiglio.”
“Oh, davvero?” lei annuì.
“Certo, e quindi ho iniziato subito a studiare per sfruttare al meglio la connesisone con il mio futuro felino.”
“E ha funzionato?”
Snape, che aveva sentito tutta la conversazione, si lasciò andare a una breve risata. Vedere il suo professore ridere era stata una vista sconcertante, ma si stava abituando. Era quasi rassicurante sapere che anche il suo eroe potesse ridere.
“Severus non ridere per favore, Grattastinchi era un gran gatto.” Hermione si era girata adirata verso il comapgno, e Corian dovette coprirsi la bocca per non ridere.
“Certo che lo era Hermione, il problema è che stava alla magia come tu stai alla cucina, mia cara.” Corian aveva notato che il professore usava quel vezzeggiativo quando voleva prendere in giro la sua futura moglie. Il che accadeva spesso. Era divertente stare con loro, si sentiva...rilassato. Lei lo colpì blandamente col tomo, ma non riuscì a trattenere la risata.
“Sai benissimo che non vale colpire sulla cucina.” poi si girò verso Corian, con espressione convinta. “Grattastinchi era solo un po’...testardo. Ma era assolutamente magico.”
E con fare deciso si diresse alla cassa a pagare lasciando Snape e Corian da soli. Il professore abbassò lo sguardo sul bambino, a braccia conserte, abbozzando un sorriso scarstico. “Il gatto era effettivamente magico, ma ti auguro di trovare un felino meno testardo di quello che aveva lei.”
Corian si coprì la bocca e rise un divertito. Lo sguardo di snape si ingentilì e gli mise una mano sulla spalla. “Dirigiamoci in cassa, prima che Hermione possa comprare metà libreria.” era la prima votla che qualcuno lo toccava senza cattive intenzioni, e Corian quasi pianse. Scrollò la testa, ricacciando le lacrime. Era al sicuro, col suo eroe, e aveva appena ricevuto un regalo. Era al sicuro. E fu così che si era sentito in quei giorni, mentre riordinava la libreria di Prince Manor, compito che gli era stato assegnato da entrambi e che aveva svolto con gioia, sotto lo sguardo vigile di Hermione e Severus, che studiavano ognuno per conto proprio. Il professore preparava le lezioni e la ragazza rivedeva regolamenti ministeriali per un esame che doveva sostenere a breve, a quanto aveva capito. Sapere che anche gli adulti facevano esami lo rincuorò un po’, mentre con gioia spolverava i libri.
“Corian perchè non ti riposi? Penso che tu abbia abbondantemente ripagato la tua parte.”
Il bambino scosse la testa, orgogliosamente. “Non ho ancora finito Hermione e voglio portare a termine il mio compito.” Snape sorrise sardonico alla sua fidanzata con un’espressione che diceva silenziosamente “Te l’avevo detto che era un Sepreverde fino al midollo!”
Lei gli sorrise a sua volta per poi rivolgersi al ragazzino. “Va bene, ma una pausa cioccolata calda? Per tutti?”
Snape intervenne per sostenerla. Non voleva che Corian passasse così tanto tempo pensando di essere lì per assolvere compiti o ripagare debiti. E aveva intuito di avere una certa influenza sul ragazzino, sebbene non ne capisse il motivo. “La trovo un’ottima idea Hermione. Corian, il tuo impegno è rimirevole, ma una pausa è necessaria. Sei un nostro ospite, non sei qui per lavorare.” alla fine, aveva ceduto e aveva iniziato a chiamare il bambino per nome. Signor Foster sembrava sempre così...distaccato. Il bambino posò il tomo. Non era abituato a quelle preoccupazioni da parte di adulti. Lui lavorava sempre. L’ozio non era permesso all’orfanotrofio. E avevano fatto un patto...però...se l’idea della cioccolata l’aveva tentato, la frase del professore l’aveva convinto del tutto.
A lui piaceva stare lì e godersi la quieta compagnia di quei due maghi che sembravano preoccuparsi per lui. Ancora non capiva il motivo, ma non riusciva a resistere...non aveva mai sperimentato niente di simile, e voleva godersi ogni attimo.
Con agilità scese dalla scala su cui stava lavorando, scala che aveva notato era sta incantata per essere messa in sicurezza, e si avvicinò al tavolo dove Hermione stava sistemando tre tazze di cioccolata e dei biscotti. Si sedette composto e ringraziò la giovane che le avvicinò la tazza. “Attento che scotta.” lo ammonì e lui come sempre rimase colpito dalle piccole premure che gli venivano riservate. All’orfanotrofio nessuno pensava a queste cose. “Professore, vorrei solo ripagare il mio debito…” provò a protestare lui prima di sorseggiare. L’uomo lo guardò e indicò il lavoro già svolto. Più di metà libreria era stata attentamente rimessa a in ordine sistemando scaffali che erano stati in disuso per anni. Non essendo quella la libreria privata di Snape o di Hermione, ma solo quella dell’intero maniero, era stata un po’ trascurata. “Hai praticamente quasi terminato, direi che potrai finire un altro momento, se proprio vorrai ultimare.” il bambino sorrise annunendo. Si era sbavato di cioccolata senza rendrsene conto e Severus dovette trattenere una risata al contrasto di quell’espressione da piccolo adutlo in contrasto con quella macchia sulla guancia. Hermione li guardava estasiata. Severus aveva pensato di fare qualcosa di buono per il mondo magico, ma la realtà è che i due si stavano facendo del bene a vicenda. La vicinanza con quel ragazzino complicato aveva avuto un’influenza più che positiva sull’uomo, altrettanto complicato. E i giorni prima di Natale erano trascorsi così, fra libri, gite con Betty, il professore aveva una macchina babbana!, chiacchierate e relax...cose che Corian non aveva mai provato in vita sua. Come non aveva mai provato quella sensazione di sorpresa davanti al biglietto che le stava porgendo ora Hermione sotto l’albero di Natale.
“Che vuol dire è per me?”
“Che è il tuo regalo di Natale.” lui si girò verso il professore, e poi di nuovo verso di lei, per un paio di volte.
“Non ho mai ricevuto un regalo di Natale!” esclamò quasi impaurito.
“Beh, questo è un buon momento per riceverne uno direi.” Snape si avvicinò a loro, e con grazia si allungò seduto sul tappto, le lunghe gambe stese e il braccio teso a sostenere il suo peso. “Non sei curioso Corian?”
Lui annuì in silenzio, e aprì la piccola cartolina di auguri che teneva fra le mani.
“Con l’augurio che tu possa avere lo stesso meraviglioso rapporto ma con un pizzico di fortuna in più sul carattere... Buon Natale S&H.”
Il bambino alzò lo sguardo, confuso, ma si ritrovò ocn unbatuffolo morbidò fra le mani e quasi fu tentato di urlare. Ma si trattenne, pensando che si fidava di Hermione e Snape e non gli avrebbero fatto dei dispetti. Guardò le sue mani e tutto ciò che riuscì a fare fu sgranare gli occhi e quasi urlare, ma soffocandosi, pe rnon spaventare l’esserino fra le sue mani.
“M-ma, ma...è un gattino!” Corian era sorpeso, felice e totalmente fuori di sè dalla gioia. finalmente sembrava un bmabino mentre solevava ridendo e piangendo il piccolo batuffolo nero. “Oddio ma sei bellissimo!”
Snape e Hermione si scambiarono un sorriso complice. Incredibile ma vero, solo tre mesi prima i loro due gatti, Synfa e Haramis avevano avuto quell’unico, gattino nero. Ora che aveva finito lo svezzamento, giusto in tempo per Natale, sembrava che la sua nascita fosse stata proprio una coincidenza fortunata. L’idea di regalarglielo era nata già dal quel primo giorno a Diagon Alley e ora che vedevano il bambino così felice, rimasero entrambe sorpresi della gioia che gli stava dando vedere quel bambino sempre così compunto ora così felice.
“Grazie, grazie davvero! Giuro che lo amerò e proteggerò per sempre!” provò lo slancio di abbracciare i suoi benefattori , ma si trattenne. Non voleva farsi cacciare. doveva comportarsi bene. Eppure quando sentì la mano di Severus Snape scompigliargli brevemente i capelli e la mano di Hermione arrivare alla sua spalla in un segno di affetto, sentì il cuore scoppiargli di gioia.
“E’ un maschietto, se può aiutarti a scegliere il nome” disse il mago, mentre lui abbracciava il gattino con affetto.
Aveva finalmente un amico!
“Ti chiamerò Kyteler!”
“Ma Alice Kyteler non era la prima strega impiccata in Irlanda?” chiese preoccupata Hermione raggiungendo con la mente Severus.
L’uomo sorrise silenziosamente. “Ebbene.”
“Oh Merlino.”
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Dicembre 2004
Era il giorno prima della partenza per Prince Manor. Ci aveva sperato, anche se ora aveva compiuto dieci anni, ma senza dare troppo credito ai suoi desideri. Eppure anche quell’anno, Severus Snape l’aveva avvicinato dopo le lezioni, estendendo di nuovo l’invito. “Allora signor Foster, vorrebbe venire anche quest’anno a Prince Manor? Ormai è libero di scegliere se rimanere qui, ma so che Hermione l’aspetta.” evitò di aggiungere che avrebbe fatto piacere anche a lui e che sotto sotto aveva paura che rifiutasse il suo invito ora che aveva l’età legale per rimanere a Hogwarts da solo. Ma lo sguardo pieno di fiducia e gioia che intravide in Corian, anticipò la sua risposta. “Certo che vorrei Professore. La ringrazio per l’invito, come sempre.”
Lui scosse la testa, soffocando l’istinto di scompigliargli i capelli come era solito fare a casa. “Non devi ringraziarmi, lo sai Corian.” rispose a bassa voce prima di andarsene, in un turbine di vesti neri.
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“Ma che bel quadretto… davvero Snape, tutto avrei pensato che un giorno avrei trovato tu, una tua ex studentessa e un tuo studente in giro per la campagna inglese come un’allegra famiglia. Lo sanno quanto sei marcio dentro?” la voce di Amycus Carrow li aveva raggiunti velenosamente, mentre i tre erano intenti alla ricerca del posto giusto per fermarsi e fare un picnic. Corian sentì l’impulso di reagire al pericolo con una forza che non aveva mai sentito, ma il mantello di Severus Snape lo avvolse prima che potesse realizzare cosa stava succedendo. Hermione puntò la bacchetta verso il mangiamorte, basita ma combattiva nondimeno. “Che cosa ci fai tu qui?”
“Io? Oh, tranquilli, non voglio certo rovinarvi la vostra piccola gita con l’Oscuriale.”
A Corian mancò un battito. Oscuriale. Conosceva bene quella parola. Quel sussurro all’orfanotrofio vicino al suo letto.
E’ pericoloso tenerlo qui.
E’ troppo instabile.
E’ un bambino che porta solo guai.
Ricordava benissimo cosa era successo anche se per gli utlimi due anni aveva cercato di dimenticarlo. E ora i suoi due eroi l’avrebbero scoperto. Avrebbero scoperto che lui era cattivo. Che non meritava tutto quello che gli avevano dato e detto in quegli anni.
Avrebbero scoperto che aveva ferito una delle donne dell’orfanotrofio ed era stato cacciato per colpa di quella magia nera che lo avvolgeva quando si sentiva minacciato.
“Cosa vuoi Amycus?” i due maghi si puntavano la bacchetta avicenda, in uno stallo magico. Non potevano rischiare di colpire Corian, nè carro sembrava intenzionato a colpire.
“Voglio quello che volevi anche tu. Il controllo sull’Oscuriale.” ammise candido.
“Smettila Carrow” la voce di Hermione era fredda e letale.
“Oh che succede? Il vostro animaletto domestico part time non sa di essere un meraviglioso Oscuriale.?” il bambino si strinse ancora di più alla vita di Severus, ben protetto dal suo mantello. Cosa stava insinuando?
“Corian Foster, non devi aver paura di me, io sono un grande amico di tuo padre.”
“Non ascolatre nulla di ciò che ti dice Corian.2 il sibio di Snape arrivò alle sue orecchie, ma le parole di Carrow avevano fatto breccia.
Si liberò dal mantello di Severus, sbucando fuori. “Come mio padre?”
“Oh si caro Corian. Tuo padre...se vuoi saperne di più, basterà cercarmi. Fidati, sparai come trovarmi. Posso darti molto di più di questi due falsi che ti hanno fatto la carità nascondendo le loro vere intenzioni…”
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“Corian…” Severus allungò la mano sul letto che ospitava il bambino. Era quella la sua stanza, da due anni. Natale, le vacanze estive, e poi ogni altra occasione libera...era diventato un ospite abituale. Corian non aveva mai chiesto niente, non dato per scontato che l’invito sarebbe arrivato. E aveva fatto bene. Non avrebbe mai dovuto fidarsi.
“Sì?”
“Non ti mentirò. E’ vero, all’inizio mi sono avvicinato a te solo con lo scopo di tenerti d’occhio. Perchè mi ricordavi me. Non mi sarei mai aspettato...di affezionarmi a te. Ma tu mi hai idealizzato Corian. Io non sono una brava persona.”
“Ora lo so. E so che tutto questo…” e indicò lui e la sua stanza, “è solo una menzogna.”
Se lo meritava, pensò Severus mentre le parole gli facevano male al cuore. Aveva permesso a un altro essere umano che non fosse Hermione di avvicinarsi a lui, e ora pagava le conseguenze. Che del resto, erano tutte colpa sua.
Non riuscì a controbattere, pensando che tutto ciò che avrebbe detto avrebbe solo peggiorato le cose. “Mi dispiace....” riuscì solo a mormorare prima di andare via, lasciandolo solo. Non aveva la forza di contraddirlo e aveva bisogno dell’unica persona che avrebbe potuto mettere rimedio a quella situazione. Hermione avrebbe saputo cosa dirgli.
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“Sev...Corian, è sparito!”
Hermione raggiunse il compagno con un’urgenza e Severus si sentì un idiota. “No..no…no” cominciò a ripetere mentre la paura lo invase come poche volte prima nella sua vita, incluso quando aveva pensato di aver perso la sua futura moglie. In un attimo fu vestito e seguì la strega che era già per le scale. “Non ho fatto in tempo! E’ scappato!” esclamò Hermione.
“Sono un’idiota...non mi sarei dovuto allontanare neanche un attimo!”
Severus i passò la mano sul viso, in maniera febbrile ma sentì le mani di Hermione raggiungere il suo viso, spostando la sua. “Severus, guardami. Non incolparti. Ora dobbiamo solo concentrarci sul trovarlo. Lo risolveremo, insieme.”
Lui annuì baciandole la punta delle dita e cercò di far prevalere Severus la spia, il mago senza cuore che per vent’anni aveva terrorizzato Hogwarts, ma non ci riusciva più così bene. Prima Hermione e poi Corian gli avevano scombussolato la vita, portando a galla emozioni che aveva represso per anni. Ma doveva essere forte, per loro. Tirò fuori la bacchetta e prese la coperta che Hermione aveva portato con sè. La sua intelligente strega aveva il sangue freddo che lui non riusciva ad avere in quel momento, obnubilato dal terrore di perdere quello che ormai considerava suo figlio.
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Raggiunsero quello che Harry e Draco avevano individuato come il rifgugio di Carrow qualche ora prima. Stavano arrivando anche loro, ma nel mentre erano da soli alla ricerca del bambino.
“Corian dove sei??”
Entrarono nel palazzo abbadnoanto, dove trovarono il bambino pieno di magia nera intorno a lui, che sprizzava in particelle e aloni nere. Carrow guardava la scena soddisfatto poco lontano.
“Corian siamo qui!” urlò Hermione indebolendo quel flusso nefasto.
Il ragazzino li guardò flebilmente. “Andate via…”
“Corian, ascoltami...” Severus provò ad avvicinarsi al bambino che tremava come una foglia.
“Non avete sentito il nostor caro futuro signore Oscuro? Dovete andarvene!
Hermione si avvicinò lo stesso a lui, cercando di non farsi colpire da quel concentrato di magia nera, mentre Snape teneva sotto tiro Carrow. “Corian, vieni con me, andrà tutto bene…”
“No non va tutto bene! Io sono cattivo!”
“Non sei cattivo Corian, non è vero.” Hermione.
“Aveva ragione il professore, io SONO un bambino pericoloso! Ecco perchè vi siete avvicinati a me! L’ha detto lui e c’eravate anche voi! E il professore non ha nemmeno negato.”
Severus si maledì mille volte per non essersi spiegato. Come sempre, la sua bocca velenosa non era in grado di partorire frasi che non fossero cattiverie. “Corian, è vero che ero preocuppato per te, ma noi ti vogliamo bene veramente.” provò a lasciare andare i suoi sentimenti, incurante della presenza di Carrow.
“Non sei percioloso Corian!” rincarò Hermione.
“Allora perchè posso fare questo!?” il bambino rilasciò una quantità di magia nera che avvolse tutto e Severus strinse a sè Hermione, aggrapandosi a un palo nelle vicinanze creado una barriera.
“Perchè tu Corian sei un fantastico Obscuriale e questi due sono solo due patetici romantici. Basta, è ora di chiudere questa storia e dare inizio a una nuova era di oscurità” la voce di Amycus Carrow li raggiunse minacciosi, mentre il Mangiamorte scampato ad Azkaban cominciò ad attaccare.
“Corian, NO!”
Severus fece scudo col suo corpo al bambino, non pensando alle conseguenze., cascando nel piano del sadico fuggitivo che aveva capito che il bambino era un punto debole dei due maghi. Hermione reagì immediatamente all’attacco, iniziando a duellare con Amycus Carrow e non vide che il compagno veniva trafitto da diverse schegge di vetro sulla schiena, effetto collaterale della finestra che era stata fatta esplodere da Carrow con il suo incantesimo. Snape non emise un suono, per non preoccupare Corian che in panico continuava a emettere magia nera. “E’ colpa mia. E’ colpa mia..è tutta colpa mia.”
Severus accarezzò il bambino, con sforzo immane. Sentiva i pezzi di vetro conficcati in profondità e il calore del sangue che usciva. “Corian, non è colpa tua. MI DEVI CREDERE. Non è colpa tua se sei stato maltrattato, non è colpa tua se ti hanno preso di mira, niente di tutto questo è successo per colpa tua. Tu sei un bravo bambino, Corian.” vide le lacrime scendere copiose sulle guance del piccolo, velare gli occhi cerulei.
Vide le onde di magia nera sparire, e dissiparsi.
Non sapeva quanto avrebbe retto ancora. Stava per svenire, probabilmente per la perdita di sangue copiosa, ma doveva salvare il ragazzino a qualsiasi costo.
Lo coprì con la sua mantella, affrettandosi dietro una colonna.
Si appoggiò alla colonna solo con il lato dove sentiva che non c’erano schegge di vetro, mentre Corian tremava inconsultamente. Prese di nuovo il suo volto fra le sue mani pallide, cercando di fargli capire ciò che avbrebbe dovuto dirgli quella sera mentre erano ancora a Prince Manor.
“Corian, noi ti amiamo. Non sei più solo.” e con le ultime forze lo abbracciò, prima di perdere conoscenza.
Hermione che continuava a duellare pregava affinchè il suo Patronus avesse raggiunto Harry o quello di Severus Draco.
“Ancora non ti arrendi? Ah cara Principessa Grifondoro, pensavo di averti fatto fuori a Roma! E invece no, sei sopravvissuta a quell’idiota di Thertine!”
“E mi chiedo come sei uscito da Azkaban!” colpo di bacchetta.
“Non ci sono mai entrato io, piccola stupida!” parata.
“Stupeficium incantaete!” Hermione usò il suo incantesimo con violenza quasi inaudita per lei. Voleva girarsi e assicurarsi che Severus e Corian stessero bene ma non poteva distarsi o sarebbe morta. Il colpo arrivò al mago più grande. “Mi chiedo perchè non ci sia il potente Severus Snape a combattere invece che lasciare te, una misera sanguesporco a combattere con me!”
“Ancora questo insulto? Come sei vecchio Carrow, la guerra è finita, come te!”
L’uomo stava per scagliare la maledizione per eccellenza, ma fu bloccato alle spalle. “Spectumsempra!”
Hermione pensò a Severus ma era Harry, che emerse alle spalle del mago, che aveva fatto partire la maledizione. Accanto a lui, niente popodimeno che Draco Malfoy. “Fa sempre il suo effetto vederla lanciata…” commentò laconico guardando l’uomo contorcersi dal dolore, bacchetta puntata in caso si ribellasse. Subito Potter fu accanto a Hermione, sostendola.
“Stai bene?”
“S-sì, credo. Ma Severus e Corian, dove sono?” la giovane donna si guardava intorno angosciata.
“H-hermione..s-sono qui…”la flebile voce di Corian raggiunse le orecchie dei tre ma solo Hermione si mosse, facendo cenno a Harry e draco di pensare a Carrow.
Corian era pallido, fra le braccia di Severus incosciente e più pallido di lui.
“E’..colpa mia...è tutta colpa mia…” Hermione abbracciò il bambino di slancio mentre con una mano raggiungeva il collo di Severus. Era solo svenuto, ma perchè?
“Corian non è colpa tua...” disse all’orecchio del bambino mentre faceva cenno a Draco di dargli una mano. Il giovane Malofy iniziò a occuparsi del padrino esanime, con il cuore in gola.
“Lui mi ha protetto!”
“Perchè ti vuole bene Corian, come te ne voglio io tesoro. Non sei solo, non sei più solo.”
“Ma perchè mi avete difeso? Io sono un Oscuriale!”
Draco e Harry rimasero scioccati dalla rivelazione del bambino ma continuarono le proprie mansioni. L’Auror aspettava l’arrivo dei suoi colleghi per arrestare Carrow, e gli aveva appena concesso di sanguinare...meno.
“Per noi sei importante Corian. E poi guarda… non stai emettendo più magia nera,vedi?”
“P-erchè, lui mi ha protetto...e...io..ho capito…” il bambino cominciò a paingere sommessamente guardando Snape, sollevato da Draco con un incantesimo.
Ho capito che non solo.
Il giovane aspirante medico aveva fermato il sanguinamento e Hermione e Corian sbiancarono nel vedere la colonna a cui era appoggiato essere ricoperta di sangue. Solo allora la giovane realizzò che ce n’era una striscia sul pavimento. Il senso di impotenza si impadronì di lei mentre vedeva Draco mormrare un primo incantesimo di soccorso.
“Dobbiamo correre al St. Mungo. Le ferite non sono gravi ma ha perso troppo sangue.”
Hermione fu catapultata indietro di anni, ma stirnse Corian a sè e provò a sorridere per non preoccuparlo. “Hai visto? Ora andremo all’ospedale e andrà tutto bene. Tu sei ferito?”
Il bambinò scosse la testa e Hermione sospirò di sollievo. Almeno lui.
“Hermione voi andate, gli altri stanno arrivando!” incitò Harry mentre le lanciava una passaporta d’emergenza che non era altro che la bisaccia dell’Auror. “Questa vi porterà direttamente al pronto soccorso del St. Mungo! Forza!”
Draco e Hermione si guardarono e senza pensarci due volte entrarono nel portale magico.
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“Oh non di nuovo…” questa fu la prima cosa che pensò Severus Snape appena riprese conoscenza e riconobbe le pareti bianche dell’ospedale. Era adagiato su dei cuscini magici ma era lievemente sospeso in modo da non apoggiarsi. “Ah già, la schiena…” ripensò alle schegge di vetro che l’avevano colpito per salvare Corian. Una scena già vista, ma leggermente diversa, lo accolse mentre apriva gli occhi, piano. Su un lato c’era Hermione, che lo guardava sorridendo. “Ben svegliato…” sussurrò mentre gli accarezzava il volto. “Decisamente un risveglio migliore dell’ultima volta…” provò a scherzare lui, ancora tutto indolenzito mentre si lasciava andare a quella carezza. Sull’altro lato c’era Corian, addormentato a braccia conserte sulla sponda. “E lui che ci fa qui?”
“Non c’è stato verso di farlo tornare a casa. Vuole stare vicino a te.”
“Mi ricorda qualcuno…” sorrise lui pensando a Hermione solo qualche anno prima. E ora però era accanto a lui. Lei gli baciò la fronte, piano. “E’ stato inamovibile per tutto il giorno da che siamo arrivati.”
“Quanto è passato?”
“Solo un giorno, stavolta te la sei cavata con poco.” Hermione provava a sdrammatizzare ma si era sentita ribattere il cuore solo quando le avevano assicurato che il suo promesso sposo era non in pericolo di vita. Gli avevano somministrato una grande quantità di pozione Sanguepieno e avevano medicato le ferite che fortunatamente non erano state riportate in punti vitali, sebbene una scheggia aveva quasi raggiunto una vertebra. Severus annuì alla spiegazione della compagna, rilassandosi un po’. “Abbiamo visto di peggio, no?” le disse prendendole la mano e portandosela alle labbra. Non stava poi così male. “Come sta?” chiese indagando sulle condizioni di Corian. Hermione accarezzò la testa del bambino addormentato, ravviandogli una ciocca di capelli neri dietro le orecchie. “Non è stato ferito per fortuna, ma inutile dire che la lista dei suoi traumi si è allungata. Non dice altro che “Perdonami”. Non so più cosa fare.” Severus accarezzò anche lui la testa mora di Corian, sovrapponendo la sua mano a quella di Hermione. “Ci penseremo da ora in poi…”
“La maledizione dell’Oscuro sembra passata. O così hanno decretato Luna e il marito.”
Lui si girò verso la sua giovane strega, che nonostante cercasse di nascondergli la stanchezza dietro a un sorriso, trovava tirata e stanca. “E tu da quanto non dormi, amore mio?” Hermione arrossì stringendosi un po’ a lui. “Lasciamo stare. L’importnate è che tu stia bene e Corian anche. Non vedo l’ora di tornare a casa.”
Lui sospirò, avvertendo il dolore delle ferite che andavano rimarginandosi grazie all’incantesimo di qualche medistrega. “Già, anche io.”
“Sei sveglio!” la voce esile di Corian li raggiunse, e il bambino era già in lacrime. “Severus perdonami io…” ma l’uomo mise un dito sulle labbra del ragazzino costringendolo al silenzio.
“Non voglio più sentirti chiedermi scusa Corian. Me lo prometti?” il bambino annuì compunto.
“E ora vieni qui.” fece cenno Severus, battendo goffamente la mano sul letto, e Corian si arrampicò subito sistemandosi vicino al mago. “Non ti faccio male?” indagò sospettoso. “No.”
Sospirò a lungo. Hermione che gli cingeva le spalle seduta accanto a lui, Corian al sicuro al suo fianco. Stava tutt’altro che male. “Come stai?” chiese al bambino che lo guardava preoccupato.
“No, tu come stai!”
“Ho subito di peggio ragazzino.” Corian guardò le cicatrici sul suo collo e annuì, prima di rispondere.
“Beh...io sto bene. Cioè non mi sono ferito o altro. Grazie a te…”
“Bene, perchè è quello che i genitori fanno Corian. Proteggere i figli.” l’aveva detto. Suonava quasi surreale, ma l’aveva detto.
“M-ma io...non sono tuo figlio.”
Severus guardò Hermione e la ragazza gli sorrise. Voleva quella cosa almeno quanto lui. “Non ancora. Quello che io e Hermione volevamo chiederti, prima che tutto questo succedesse è...vorresti essere nostro figlio?”
Il bambino li guardò a occhi sgranati, prima lui e poi lei.
Hermione sorrise, riavviandogli i capelli come era solita fare. “Che ne dici Corian? Ti piacerebbe avermi come mamma?”
“Non penso che qualcuno potrebbe mai veramente farsi piacere avermi come padre, ma un tentativo lo farei lo stesso…” rincarò Severus per alleggerire la tensione, ma aveva il cuore in gola. Si era dapprima affezionato a quel ragazzino gracile perchè gli ricordava tanto sè stesso ma poi si era fatto fregare del tutto dall’intelligenza, dalla sensibilità e dalla sagacia del piccolo Serpeverde. Sembrava proprio un piccolo incrocio fra lui e Hermione, nonostante non avessero una goccia di sangue in comune.
“M-mi state dicendo che volete adottarmi? Me? Ma io ho causato solo problemi.”
“Non li hai causati tu Cor, ma chi ti ha fatto del male. Tu sei solo un bambino che merita di avere una famiglia. Sei coraggioso, forte e generoso. Se non fossi già in Serpeverde direi che saresti un perfetto Grifondoro.”
“Giù le zampe leonessa. E’ già un perfetto Serpeverde da due anni.”
Corian sorrise vedendoli battibeccare come niente fosse, come se non fossero in una stanza d’ospedale a causa sua.
“Ma quindi diventereste...i miei genitori?”
I due annuirono, in maniera diversa. Hermione sorridendo, Severus guardandolo seriamente. “Se lo vuoi, Corian.” ribadì il mago.
Corian si alzò sulle ginocchia, abbracciando Hermione e Severus, cercando di non toccarlo troppo per non fargli male, e iniziò a piangere, sommessamente.
“Certo che lo voglio…” rispose fra le lacrime.
Ma stavolta erano di gioia.
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“E’ tutto. Sei ufficialmente Corian Snape.”
“Wow.” soffiò Corian. Era vero. Era tutto vero. Era davvero il figlio di Severus Snape. Il suo eroe che era diventato poi molto più di quello. L’aveva visto per com’era: un essere umano. E non c’era niente di più bello che avere Hermione Snape come mamma. La giovane che l’aveva accolto fra le sue braccia fin dal suo primo incubo a Prince Manor era ora una donna, moglie...e sua madre.
“C-come vi...devo chiamare ora?” chiese subito a Hermione che lo teneva per mano. Lei gli sorrise, stringendogli la mano. “Come vuoi Corian. E’ una tua scelta.”
“Madre...Padre?” disse girandosi verso Severus che lo guardava orgoglioso. “Ragazzo, perchè padre? Sembriamo quel tipo di maghi vecchio stile? Io sono vecchio, e ok, ma abbastanza credibile per essere tuo papà.”
Alla parola padre, Severus aveva quasi avuto un conato. Snape senior era uno che amava quella parola. Lo faceva sentire potente. Padre padrone.
“Posso chiamarti...papà??” Corian era quasi diventato di sasso. Severus Snape, gli scompigliò i capelli. “Quello che ti senti Corian, niente ti è imposto, ok?”
Hermione gli rassettò la chioma. “Però ora sei nostro figlio, a tutti gli effetti.”
Corian sentì la felicità scoppiare in lui e abbracciò i suoi genitori. Finalmente aveva una famiglia. E che famiglia! E a lui non interessava che fossero eroi di guerra, a lui importava che fossero Severus Snape, burbero ma che dimostrava affetto in maniere tutte sue e Hermione Granger, con i suoi lunghi abbracci e le parole sempre giuste al momento giusto.
“Vogliamo andare a festeggiare?” Hermione suggerì a suo padre.
“A cosa pensavi Signora Snape?”
“A una pizza...singor Snape.”
“Pizza! Sììììì!”
L’uomo sorrise impercettibilmente. “Andiamo a prendere Betty allora…”
E così uscirono dall’ufficio, Corian in mezzo ai suoi genitori.
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“Domani torneremo a scuola Corian, sei pronto?”
“Certo!”
“Sai vero che a scuola dovrai chiamarmi Professore?”
“Come sempre papà, sono abituato”
Scompigliò i capelli del figlio, il suo solito gesto affettuoso. “Però è la prima volta che mi avrai come insegnante da che sei ufficialmente mio figlio. Non devi rimanerci male se non potrò comportarmi come a casa, siamo d'accordo?”
“Papà, io adoro quando sei Professor Snape al 100%” esclamò il ragazzino prima di addentare il sandwich che aveva davanti.
“L’’unico bambino nella storia di Hogwarts ad aver mai detto una cosa simile. Ti registrerei per farti sentire a Minerva.” Hermione rideva senza remore mentre finiva di cucinare la cena.
“Posso sempre ridirglielo. Ovviamente solo se convocato. Non andrò dalla Preside senza motivo.” Aveva usato la parola Preside e non zia Minerva apposta per fargli capire che sapeva bene che a scuola non sarebbe stato trattato con alcun favore.
“E poi è molto semplice non farti arrabbiare. Basta esere attenti, svegli e non disturbare la lezione.”
Severus indicò alla moglie “Vedi? Io non vorrei essere parziale, ma lui è esattamente come tutti gli studenti dovrebbero essere.”
Hermione baciò la testa di Corian prima di sedersi a tavola e far levitare la cena. “Lo so, sono molto fiera anche io.”
“Sì ma Corian non alza continuamente la mano.”
Hermione alzò gli occhi al cielo mentre il figlio rideva. “Non te lo farà mai dimenticare vero mamma?”
“Mai.” esclamarono all’unisono, l’una esasperata e l’altro divertito.
“Sei contento di tornare a scuola vero?”
Corian annuì convinto mentre azzannava la sua fettina di roastbeef. Non vedeva l’ora di iniziare il terzo anno. Era pronto a voler andare avanti con lo studio dopo l’estate tremenda. Voleva essere normale. E ora era un ragazzino normale con una famiglia normale. Dove normale comprendeva super intelligente e lui voleva mantenere le sue personali aspettative.
“Voglio prendere il massimo dei voti in tutte le materie! L’anno scorso Occlumanzia ho preso solo “notevole.” Ma io odio quella materia.”
“E’ proprio figlio mio!” squittì Hermione.
“Beh come se io fossi un fan. Non dirlo a nessuno però.” ricordò al figlio guardandolo di traverso.
“Certo che no! Comunque, quest’anno mi farò forza e prenderò il massimo. E devo anche fare il saggio extra per zia El...la professoressa Lockhart!”
“Il saggio extra? Ma non è per il quarto anno?” chiese Hermione incuriosita.
“Ehm posso farlo prima e consegnarlo alla fine del terzo anno come progetto di ricerca in modo da assicurarmi il posto alla classe avanzata.”
Severus e Hermione erano gonfi d’orgoglio, per motivi uguali e diversi. Entrambi erano fieri di Corian perchè era intelligente e studioso, come loro, ma vedevano sfumature differenti e ugualmente importanti. Severus notò che finalmente il ragazzino mangiava di gusto, non sembrava più dover chiedere il permesso. Era un po’ cresciuto nell’ultimo mese ed era tutto gambe e braccia. Undici anni ed era già al terzo anno, e voleva prendere il saggio extra di pozioni. Hermione notava quanto volesse eccellere in tutto, per quanto non gli piacesse come Occlumanzia, ed era felice di poter sostenere quella sete di conoscenza che accomunava sia lei che Severus. Era felice di notare che ormai la paura dopo l’attacco di Carrow era passata e finalmente il bambino era tornato a chiacchierare normalmente. Sempre timido e con vocina esile, ma più sicuro di sè.
La cena scorse così, distesa e allegra, fra chiacchiere scherzose.
Erano finalmente una vera famiglia.